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 2008  dicembre 03 Mercoledì calendario

Il nomignolo è l´unica cosa carina. Queste Pantere rosa maneggiano le armi da sempre. Svaligiano il simbolo del lusso estremo, ma le similitudini con Robin Hood non cominciano neppure

Il nomignolo è l´unica cosa carina. Queste Pantere rosa maneggiano le armi da sempre. Svaligiano il simbolo del lusso estremo, ma le similitudini con Robin Hood non cominciano neppure. Fanno paura. «E´ gente dura, feroce, cresciuta con la guerra nei Balcani» spiega il magistrato francese Gilbert Lafaye. Costretti ad abbandonare il fronte, sono diventati mercenari di altro tipo, al servizio di una internazionale delle rapine. Un piccolo esercito che garantisce un costante ricambio di personale e contribuisce a rendere difficile il lavoro degli investigatori. Non si dedicano mai a banche e poste: quella è roba del passato. Le "Pink Panthers" - così li ha soprannominati Scotland Yard - assaltano solo gioiellerie. E rappresentano una globalizzazione che più criminale non si può. Le «pantere rosa» venute dai Balcani infatti pianificano la rapina su scala mondiale. Appaiono a Londra, si rivedono a Cannes, poi viaggiano fino a Tokyo, ricompaiono a Dubai, finiscono nelle Alpi, a Courchevel. Negli ultimi cinque anni, hanno fatto novanta rapine in venti paesi, mettendo insieme un bottino di almeno 100 milioni di euro. Rivoluzionari, a modo loro. «Un fenomeno criminale mai visto prima» ammettono all´Interpol. Il battesimo della banda è durato tre minuti. Nel maggio 2003, un uomo in grisaglia entra in una gioielleria di Mayfair, l´elegante quartiere londinese. I commessi non fanno a tempo a salutarlo che lui punta la sua Magnum 357. Nejbosa Denic, uno dei capi della banda, esce poco dopo con una borsa pieno di pietre preziose, tra cui alcuni rarissimi diamanti gialli. Valore totale: 13 milioni di euro. Qualche giorno dopo, gli investigatori inglesi ritrovano nella casa di un complice uno dei gioielli rubati, un anello con diamante azzurro, nascosto in una crema di bellezza. Come nel celebre film di Blake Edwards. I banditi senza frontiere l´hanno quasi sempre fatta franca, dimostrando una organizzazione perfetta. Il rifornimento di armi arriva dalla ex Jugoslavia, gli ordini da Tirana, Zagabria, Belgrado. Questi banditi del nuovo millennio hanno una straordinaria capacità di mimetizzarsi. Nei filmati delle telecamere a circuito chiuso che l´Interpol diffonde nella vana speranza di fermarli si sente parlare di volta in volta inglese o francese. Sanno misurare i carati, distinguere tra marche di orologi, riconoscere il taglio di pietre preziose. Prima di ogni colpo usano sempre i basisti. Lo stile è riconoscibile, forse volutamente. Ma gli effettivi delle "Pink Panthers" sono stimati in duecento soldati sparsi per il mondo, e soltanto pochi di loro sono stati fermati dalla polizia. Boban Stojkovic e Goran Drazic, entrambi nati in Serbia 35 anni fa, devono rispondere di rapina a mano armata a Biarritz, Cannes e Saint-Tropez. Da lunedì sono a processo nel tribunale francese di Chambery. Il terzo imputato, Dragan Mikic, serbo di 30 anni, è latitante. Tre anni fa, un commando è riuscito a farlo evadere, assaltando a colpi di bazooka il blindato che lo portava al carcere di Villefranche-sur-Saone. Usano stratagemmi da vecchio milieu criminale, mischiandoli ad una inedita sfrontatezza. A Biarritz dipingono una panchina davanti alla gioielleria con vernice fresca: così nessun testimone potrà sedersi. A Cannes nascondono in eleganti sacche da golf i sassi con i quali distruggere la vetrina di Van Cleef & Arpels. A Dubai utilizzano una limousine nera per entrare nel centro commerciale Wafi Mall, con due auto civetta sfondano una vetrina e mettono a segno un altro record: 90 secondi di rapina per un bottino da 11 milioni di dollari. Viaggiano in Suv per le strade di Saint-Tropez, accompagnandosi a vistose donne bionde. Un anno fa si ripresentano a Mayfair con una Bentley, e ne scendono indossando cappelli panama. A Tokyo girano in bicicletta, il volto coperto da mascherine anti-smog, come qualsiasi cittadino nipponico. Non hanno paura di dare l´assalto a boutique in pieno centro, persino in città estremamente sorvegliate come Montecarlo. «Sono talmente preparati che raramente devono utilizzare la forza» spiega Christophe Haget, direttore della polizia giudiziaria del piccolo regno monegasco. E´ qui che si è registrata l´ultima tappa del loro gioco dell´oca. Un mese fa Dusko Poznan è finito in commissariato per un banale incidente d´auto e un poliziotto lo ha riconosciuto. Contro la Pantera rosa serve fortuna, lo diceva anche l´ispettore Clouseau.