Elena Polidori, la Repubblica 3/12/2008, 3 dicembre 2008
Il fantasma della lira ancora nelle tasche dei cittadini. A sette anni dall´arrivo dell´euro, montagne di banconote - le 1
Il fantasma della lira ancora nelle tasche dei cittadini. A sette anni dall´arrivo dell´euro, montagne di banconote - le 1.000 rosa con impresso il volto della Montessori, le 5.000 con Vincenzo Bellini, o le 10.000 con il faccione di Alessandro Volta - non risultano convertite. Sembra proprio che gli italiani facciano fatica a distaccarsi da una moneta che ha scandito la vita del paese dai tempi di Carlo Magno. Come se su quei pezzi di carta, su quegli spiccioli, fossero impressi i ricordi, gli stati d´animo, le speranze, le sicurezze, le paure di generazioni. Fatto sta che a fine ottobre, secondo i dati raccolti dalla «cassa generale» della Banca d´Italia, un ufficio contabile situato nella sede centrale di Via Nazionale, in circolazione c´erano ancora ben 312 milioni di biglietti per un controvalore di 2.668 miliardi di lire, cioè circa 1,3 miliardi di euro. Grosso modo come il costo di tre anni a regime della nuova «social card» voluta dal ministro Tremonti. Poco più di quanto Cai pagherà per Alitalia. Quasi il valore della nuova manovra del governo sugli ammortizzatori sociali. Lire sparite. Ma dove erano, dove sono? E perché gli italiani ancora non le hanno cambiate? Nessuno lo sa con certezza. L´unica possibile spiegazione si ricava dalle testimonianze dei cassieri delle 91 filiali della Banca d´Italia sparse per la Penisola. Aneddoti e storie vissute che spiegano meglio di tante statistiche l´inatteso destino dell´amata liretta che resiste, nonostante tutto. Numismatica, che passione. Proprio i cassieri sono i primi collezionisti. Ma con loro c´è una moltitudine di cittadini. Tutti hanno conservato, per ricordo e per nostalgia, alcuni degli esemplari a ciascuno più cari. Li tengono per i figli, li regalano ai nipotini ben raccolti in appositi album o incorniciati in piccoli quadretti. Serie complete di biglietti sono state acquistate in Banca d´Italia al momento del changeover, a fine dicembre 2001, solo per tramandarle ai posteri. Mercato online. Accanto ai raccoglitori amatoriali ci sono i professionisti. Su Internet già adesso le vecchie 100 mila lire con Alessandro Manzoni, valgono addirittura 1.000 euro. Introvabili le 500 lire d´argento diventate celebri per l´errore della nave che va con la bandierina alla rovescia. C´è gran dibattito web sul possibile valore delle 1000 lire bimetalliche in cui non si distingueva l´Olanda e i confini della Germania erano ancora quelli di prima della caduta del Muro: produzione subito bloccata, come si ricorderà, con scuse di Ciampi a Kohl. Voglia di bancarelle. Anche nei mercatini delle pulci, tra le diverse anticaglie, le vecchie lire sono vendute come una rarità e dunque ad un prezzo superiore al valore facciale. Basta farsi un giro a Porta Portese, a Roma, per averne la prova. Cambi di stagione. Sono tra gli elementi che impediscono la conversione delle lire e dunque la restituzione completa al Tesoro del controvalore da parte della Banca d´Italia, come recita la legge. A Via Nazionale hanno fatto caso che sempre, nei momenti di passaggio dal caldo al freddo, la gente finisce per ritrovare nelle pieghe di un vecchio giaccone o nelle tasche di un pantalone pesante, i preziosi, dimenticati «tagli». Solo nell´ultimo mese, dal 14 ottobre al 15 novembre, sono arrivati nelle casseforti ufficiali 4 mila banconote, per un controvalore di 1 miliardo di lire, assai più alto della media mensile. Sorella morte. Dalle testimonianze degli addetti ai lavori arriva la conferma che spesso gli anziani, in barba a qualsiasi banca, preferiscono tenere i soldi sotto al materasso o dentro un baule. Solo al momento del trapasso, questi biglietti vengono fuori. Di recente, nel Sud, un giovanotto si è presentato con 10 milioni di lire ancora legati con lo spago, eredità di un nonno appena scomparso. Chissà quante altre volte ancora sarà proprio la morte a riportare a galla piccoli-grandi tesoretti. Professione cambisti. La sorte della lira, per forza di cose, s´intreccia anche con la recessione. La crisi economica ha infatti prodotto, fra le tante conseguenze, un nuovo mestiere, appannaggio spesso degli stranieri: il «cambista delle monetine». Consiste nel presentarsi allo sportello, su incarico di un committente italiano, per ricevere euro al posto dei vecchi spiccioli. Chi fa il lavoro, spunta una piccola commissione. Chi possiede il gruzzolo, elimina una incombenza. Ma ancora oggi su circa 16 miliardi di monete di vario taglio emesse dal secondo dopoguerra, sono rientrati poco più di 7 miliardi di pezzi, pari a circa 1.700 miliardi di lire. Effetto lavatrice. Più frequentemente di quel che si possa pensare, in Banca d´Italia si presentano persone con in mano banconote scolorite, appiccicate, sbrindellate, magari con la filigrana penzolante. Sono i biglietti che per errore sono stati lavati e centrifugati, distrutti per sempre. La «quota» di pezzi ormai inservibili rappresenta una discreta fetta delle lire che mai rientreranno in cassa. Souvenir d´Italie. Un´altra porzione di lire, pure destinata a sparire dai conteggi, è rimasta volontariamente nel portafoglio dei turisti per essere conservata tra i ricordi di viaggio. E un fenomeno diffuso e non quantificabile. Esiste da sempre. Lira nel limbo, allora. Antonio Finocchiaro, vicedirettore generale uscente della Banca d´Italia, l´uomo che ha curato il passaggio all´euro, non si stanca di ripetere che i denari «vanno cambiati entro il 2012». Poi, andranno fuori corso. Ma già calcola la quota destinata a restare viva e vegeta: 1.800 miliardi, circa 980 milioni di euro. E´ quel che resta della lira.