Marco Zatterin, La Stampa 3/12/2008, 3 dicembre 2008
MARCO ZATTERIN
CORRISPONDENTE DA BRUXELLES
Con la solita fatica da condominio a Ventisette, i ministri economici dell’Ue hanno fatto proprio «in via di principio» il Piano per la ripresa da 200 miliardi disegnato dalla Commissione, approvandone la cornice e rimandando le decisioni specifiche - tra cui la contestata applicazione di aliquote Iva ridotte e le modalità per lo sblocco dei fondi per le infrastrutture - ai capi di Stato e di governo che si vedranno a Bruxelles fra otto giorni. « una crisi globale - ha commentato Giulio Tremonti -, servono soluzioni coordinate e globale». L’Italia partecipa con la sua azione da 6,2 miliardi con cui pensa di movimentarne 80, e ribadisce di non voler sforare il Patto di Stabilità. «I nostri conti vanno come previsto (l’ultimo dato è il 2,5% del pil, ndr)» assicura l’uomo di via XX settembre che, come molti colleghi, avrebbe voluto vedere la Germania fare di più. Ma Berlino, in questo momento, non pensa proprio a spendere trasformarsi in locomotiva a dodici stelle.
Si discute della crisi e di come uscirne. L’esecutivo di José Manuel Barroso ha chiesto agli Stati membri un impegno pari all’1,25% del pil e ieri una parte di questi ha lavorato per far saltare la cifra, che resta, per ora. Tremonti ha illustrato ai partner la sua filosofia del mondo cambiato dallo choc e di come Roma interpreta il clima recessivo. Nei corridoi si parla di uno scontro verbale all’Eurogruppo col tedesco Steinbrueck, che ammette diplomaticamente che «c’è stato un dialogo». Il ministro italiano sfuma sulla vicenda. Nta solo in Europa «c’è chi vincoli e chi ha opportunità». La Germania ha «il debito basso» e «una solida posizione di bilancio». Potrebbe fare di più, è il sottinteso.
Parlando alla stampa tedesca, Steibrueck ha riferito che Tremonti è tornato a spingere sulla strada degli eurobond per le grandi opere a sostegno della ripresa. «Da un punto di vista italiano è comprensibile - ha detto -, ma per noi è una cattiva idea. Le nostre emissioni di titoli costano oltre 130 punti base in meno, non conviene». Vista la fonte, è quasi una pietra tombale. Delle infrasttruttue si occuperà più da vicino la Bei, di cui è stato deciso un aumento di capitale da 67 miliardi. Tremonti ha gioco facile a sostenere che «la nostra posizione è simmetrica a quella tedesca; e se loro dicono che non faranno più di quello che hanno già fatto con i conti a posto, anche noi non abbiamo scelta». Il ministro, che non esclude il ricorso alla fiducia quando il pacchetto anticrisi sarà alla Camere, assicura che «se c’é una cosa che questa crisi ci insegna é che non esiste confine tra debito pubblico e privato, con quest’ultimo che può essere anche più pericoloso del primo». Ciò che va considerato, sottolinea, «è un debito senza aggettivi», ottica in cui «la posizione dell’Italia è radicalmente diversa dai pregiudizi di sempre».
Per questo Tremonti ci crede. Col collega dell’Industria Claudio Scajola ha incontrato la commissaria alla Politica regionale, Danuta Hubner, ottenendo 700 milioni di anticipo sui fondi 2007-2013. Altro ossigeno verrà dal piano nazionale. Al riguardo Tremonti spiega che è sbagliato dedurre che ci sarà un congelamento totale delle tariffe. La decisione vale automaticamente per i servizi della pubblica amministrazione. «In materia di autostrade, elettricità e gas - sottolinea il Tesoro - non si applica il blocco essendo espressamente confermato il meccanismo di determinazione dei prezzi da parte delle Authority». Ci sarà polemica anche se Scajola ha una buona notizia da dare: la bolletta energetica sarà meno cara da gennaio. il dividendo del petrolio che scende. Anche la crisi ha i suoi lati positivi.
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