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 2008  novembre 29 Sabato calendario

Qual è la verità sulla disoccupazione cinese? La situazione del lavoro in Cina è ”preoccupante”, ha ammesso Yin Weimin, ministro cinese delle risorse umane e della sicurezza sociale

Qual è la verità sulla disoccupazione cinese? La situazione del lavoro in Cina è ”preoccupante”, ha ammesso Yin Weimin, ministro cinese delle risorse umane e della sicurezza sociale. Così preoccupante che il 26 novembre la Banca centrale ha tagliato i tassi di un punto percentuale – la riduzione maggiore degli ultimi 11 anni – per stimolare la crescita economica. Il rallentamento del Pil ha costretto le fabbriche a licenziare, e cresce il timore che i disoccupati a un certo punto inizino a protestare ponendo fine al miracolo economico cinese. Ma per comprendere questo rischio bisogna capire quanto può crescere la disoccupazione cinese. Il problema è che i dati sono inattendibili. Fino agli anni ”90 il governo garantiva la totale occupazione, ma quando Pechino si è trovata costretta a licenziare un terzo di tutti gli statali, tra il 1996 e il 2002, il tasso di disoccupazione ufficiale è cresciuto solo leggermente. Oggi è al 4% nelle zone urbane, contro il 3% del decennio passato. Ma il tasso ufficiale non tiene conto dei lavoratori statali, e quindi resta oggi molto sottostimato, anche perché riguarda solo i lavoratori registrati come ”cittadini urbani”. I 130 milioni di migranti che si sono mossi dalle campagne alla città non rientrano quindi in questo computo. In pratica molti studi, all’inizio del decennio hanno concluso che il vero tasso di disoccupazione era attorno al 10%, forse addirittura al 20%. Altre ricerche sostengono invece che il tasso sia sceso decisamente negli ultimi anni: era attorno all’8,1% nel 2000, è arrivato al 4% nel 2005. Prima che la crisi colpisse Pechino, a settembre, un realistico tasso di disoccupazione era circa del 3-4%. Per l’anno prossimo il Pil cinese dovrebbe salire attorno al 7,5% – la peggiore performance da 20 anni – e il tasso di disoccupazione dovrebbe schizzare verso il 9,5%. E la Cina, favorendo le industrie basate sul capitale più che quelle dei servizi, sta creando meno nuovi lavori di prima: negli anni Ottanta a ogni 1% di crescita del Pil corrispondeva uno sviluppo dello 0,3% dell’occupazione, nel decennio passato invece, in media, ogni punto di Pil corrispondeva a un aumento dell’occupazione dello 0,1%.