Wall Street Journal, 2 dicembre 2008, 2 dicembre 2008
La tempesta finanziaria non ha colpito direttamente le banche di Israele, ma ha comunque generato molti timori sulla situazione dei maggiori tycoon dell’economia israeliana
La tempesta finanziaria non ha colpito direttamente le banche di Israele, ma ha comunque generato molti timori sulla situazione dei maggiori tycoon dell’economia israeliana. Basata sull’esportazione, la crescita del Pil di Israele rallenterà sensibilmente l’anno prossimo, crescendo dell’1,5% dopo tre +5% annui consecutivi. Aziende in tutti i settori, dalla sicurezza privata ai software, hanno annunciato tagli dei posti di lavoro. L’economia israeliana è dominata da un piccolo gruppo di aziende guidate da famiglie che ne hanno preso possesso durante una fase di privatizzazioni iniziata alla fine degli anni Novanta. Queste famiglie controllano le maggiori compagnie di telefonia mobile, di distribuzione alimentare, le pompe di benzina, le banche. I 14 maggiori gruppi famigliari della nazione, a livello di guadagni, controllano aziende che rappresentano un quinto della capitalizzazione della Borsa di Tel Aviv. L’indice del mercato finanziario israeliano – il Ta-25 – da settembre ha perso il 27,6%, il 47,2% da gennaio. Tra i miliardari più colpiti c’è Lev Leviev, magnate dei diamanti che controlla la Africa-Israel Investments: le azioni sono scese dell’88% quest’anno. Yitzhak Tshuva ha invece visto crollare dell’81,6% il valore della sua Delek Group, che controlla una catena di benzinai, un’agenzia di importazione di auto, una compagnia di assicurazioni. In entrambi i casi l’altro indebitamento rischia di portare le aziende alla bancarotta.