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 2008  novembre 29 Sabato calendario

Lunedì scorso ho accompagnato al New York Stock Exchange cinque persone lontanissime dalla crisi finanziaria

Lunedì scorso ho accompagnato al New York Stock Exchange cinque persone lontanissime dalla crisi finanziaria. Erano chiaramente al di sopra della volatilità di Wall Street e delle perdite colossali che ci hanno messo in ginocchio. I cinque si chiamano Sam Ioram, Kuei Lop, Keimua Thompson, Namus Charlie e Chief Mangau, il capo. Vivono a Kastom, un gruppo di piccoli villaggi a ridosso del vulcano Yasur nell’isoletta del Sud Pacifico di Tanna, parte dell’arcipelago di Vanuatu nel Pacifico del Sud, tra le Figi e l’Australia. Tanna è lunga 40 chilometri e lunga 12. I cinque, di pelle scura, parlano un dialetto incomprensibile, vivono in capanne di frasche, indossano solo un perizoma, e non sono contaminati da nulla di quel che consideriamo civile: non hanno elettricità, televisione, automobili, palazzi, strade asfaltate, scuole. E tantomeno la Borsa. I cinque sono venuti in America per vivere con delle famiglie americane, protagonisti di un documentario su quanto diversi e al tempo stesso simili si possa essere. Sono già stati in Montana, in una fattoria. Sono venuti a New York, poi vanno a Peoria in Illinois, Orange County e infine in Georgia a vivere con una famiglia in una base militare. La religione dell’isola è il John Frum Cargo Cult: un soldato americano nella seconda guerra mondiale sbarcò nell’isola con una jeep e con derrate alimentari che regalò ai locali, poi sparì. Gli abitianti di Tanna si convinsero che era il loro Dio e questo Dio, decisero, aveva un fratello umano, il Principe di Edimburgo, consorte della Regina Elisabetta anche lui adorato come divinità. Insomma i cinque sono stati proiettati nella frenesia di Manhattan, hanno assaggiato gli spaghetti e la pizza. E si sono comportati come se nulla fossa. Avevano jeans e camicie. E per andare in Borsa per la prima volta nella loro vita hanno messo delle cravatte e una giacca. Guardavano i monitor sul floor straniti. Seguivano la confusione con apprensione, più per gli altri che per se stessi. Erano persone felici, dolci, curiose e altruiste. L’opposto di quel che sembravano gli operatori di quel lunedì mattina in Borsa ossessionati dal salvataggio Citi. Spiegargli il funzionamento dell’Exchange è stato impossibile. Beati loro. L’unico momento di vera tensione ipnotica c’è stato quando hanno visto una targa con un soldato e una jeep. Il loro Dio. Ma per il Nyse era solo la targa che commemorava la seconda guerra mondiale.