Redattore, 2 dicembre 2008
Claudio Sabelli Fioretti intervista Carlo Taormina per ”Sette” (Dagospia.com 29 Luglio 2002) Il cliente migliore è quello muto? "Io non li faccio mai parlare
Claudio Sabelli Fioretti intervista Carlo Taormina per ”Sette” (Dagospia.com 29 Luglio 2002) Il cliente migliore è quello muto? "Io non li faccio mai parlare. Non faccio come gli avvocati dei pentiti". Tipo Lucibello? "Lucibello era uno dei tanti che esercitavano la pratica dell’affidamento del loro imputato al giudice. Uno sport nazionale". IL FOGLIO Ci manca solo Lucibello. Dopo Borrelli ripescheranno anche l’avvocato amico di Di Pietro e dei clienti di mani pulite. Il paese non cambia: in azione l’illegalità, i falsi moralizzatori, le rese dei conti travestite da giustizia. (Dagospia 24 Maggio 2006) CORRIERE DELLA SERA 13 LUGLIO 1997, ARTICOLO DI PAOLO BIONDANI: I pm bresciani intendono chiarire il mistero dei 15 miliardi versati al costruttore da Pacini. L’avvocato di Tonino: il segreto sul nostro dossier sta creando panico D’Adamo, su Di Pietro interrogatorio fiume L’accusatore sotto torchio per 15 ore. Dinoia presenta un maxi esposto: "L’ex pm? Si gode un ottimo weekend" Nuovo giallo sui "regali" I milioni potrebbero essere piu’ di cento DAL NOSTRO INVIATO BRESCIA - Una giornata di veleni e di voci incontrollabili. Con due soli punti fermi: un interrogatorio durato 15 ore di Antonio D’Adamo, ex amico e ora grande accusatore di Antonio Di Pietro. E un maxiesposto che consacra il primo contrattacco dell’ex pm di fronte alle nuove "invenzioni". L’interrogatorio di D’Adamo, il secondo dopo la svolta anti - Tonino dell’8 luglio, e’ cominciato alle 10 del mattino ed e’ finito all’una di notte, quando il costruttore e’ schizzato via dal retro della caserma "Leonessa" della Guardia di finanza, guidando la sua Mercedes. Nessuna dichiarazione. Secondo le indiscrezioni della vigilia, ai magistrati bresciani interesserebbero soprattutto le rivelazioni sui circa quindici miliardi versati al costruttore da Pacini a partire dal ’93, e cioe’ in piena Mani pulite. Soldi che D’Adamo avrebbe dichiarato di aver chiesto al banchiere italo - elvetico su consiglio non del comune avvocato, Giuseppe Lucibello, ma dello stesso Tonino. Un imbarazzante "mi manda Di Pietro", insomma. Ieri pero’ Pacini ha smentito questa versione, insistendo nella tesi originaria di un innocente affare in Libia progettato d’intesa con il costruttore. E tuttavia ammettendo di aver saputo che D’Adamo era amico di Di Pietro. Tra le ipotesi al vaglio della procura di Brescia ci sarebbe anche quella secondo cui almeno una parte di quel denaro - quattro miliardi e seicento milioni - sarebbe stata "elargita" nel periodo in cui l’ex pm stava progettando un suo movimento politico. L’avvocato Massimo Dinoia accoglie con una sonora risata queste "falsita": "E’ fin troppo evidente che il fatto che non sia stato esplicitato in nessun modo il contenuto dell’esposto di Di Pietro, abbia creato situazioni di vero e proprio panico, che ha dato origine alle voci piu’ fantasiose e calunniose". "E’ un vecchio sistema difensivo, arcinoto, rispolverato per l’occasione". Sulle altre accuse di D’Adamo a Tonino - soldi e regali prima e durante Mani pulite, per favorire gli imputati Maurizio Prada e Sergio Radaelli - non manca l’ennesimo giallo, che riguarda anche la cifra prestata a Di Pietro: 115 milioni, come sembra assodato, o molti di piu’, come qualche giornale ha gia’ sostenuto. Alcune voci parlano di duecento milioni, di due auto e piu’ di un pied - a - terre. L’unica certezza e’ che D’Adamo, nel suo memoriale d’accusa, sembra confermare la prima ipotesi scrivendo di averne versati "piu’ di cento". E che per ora questa resta soltanto la sua versione, tutta da verificare. Per capirne di piu’, bisognera’ leggere l’esposto consegnato ieri alle 11.30 in procura da Dinoia. L’avvocato, sornione, non anticipa nulla, limitandosi a dire, sorridendo, che "Di Pietro sta godendosi un meraviglioso weekend di luglio". Da Roma il deputato Scozzari (Rete), rivendicando una sorprendente paternita’ dell’esposto, avalla l’ipotesi di un feroce contrattacco di Tonino contro i nuovi "calunniatori" e i loro "mandanti". Ormai non piu’ tanto misteriosi: ieri lo stesso Silvio Berlusconi ha rivendicato il merito di aver ispirato la svolta di D’Adamo. Che a tarda sera continuava ad appesantire il nuovo fardello giudiziario dell’ex eroe di Mani pulite. A mettere in dubbio la genuinita’ del dietrofront di D’Adamo, che dopo avere sempre difeso Di Pietro ora l’accusa, e’ l’indubbia presenza di un movente economico: dopo gli anni d’oro, chiusi proprio con l’inchiesta su Tangentopoli, "l’erede di Ligresti" ha la sua potente holding immobiliare in amministrazione controllata. E ha appena visto dichiarare il fallimento proprio di quella societa’ che doveva consentirgli di risollevarsi con il grande affare in Libia, poi sfumato. Senza contare l’alt al progetto Interporto che dopo avere provocato guai a Tonino, ora e’ nel mirino della procura di Milano.