Giorgio Viberti, La Stampa 30/11/2008, 30 novembre 2008
A dieci anni dal trionfo di Varenne nel Derby, la più ambita fra le corse classiche per i cavalli di tre anni, l’impresa è riuscita a sua figlia Lana del Rio
A dieci anni dal trionfo di Varenne nel Derby, la più ambita fra le corse classiche per i cavalli di tre anni, l’impresa è riuscita a sua figlia Lana del Rio. La storia si ripete. Quello del 1998 era stato il primo grande exploit del più forte trottatore del mondo. Oggi Varenne non corre più: venne ritirato dalle piste nel settembre del 2002 dopo aver vinto 61 delle 71 corse disputate e portato nelle casse dei suoi proprietari circa 5,3 milioni di euro: un record. Il Capitano, come lo chiamano i suoi fans, fa lo stallone nel centro di allevamento Il Grifone di Vigone, vicino a Torino, dove molti dei suoi nostalgici tifosi si recano spesso in pellegrinaggio, soprattutto il 19 maggio, giorno del suo compleanno. Varenne non è più il signore incontrastato delle piste, ma rivive nei suoi figli ai quali sta trasmettendo classe e talento: 15 mila euro il tasso di monta in Italia, 18 mila in Svezia dove il Capitano ha appena trascorso l’estate per fecondare le più preziose fattrici scandinave. E altri suoi eredi, grazie all’inseminazione artificiale, sono nati anche in America, Germania, Finlandia, Norvegia e Olanda. Nella prime due annate da papà Varenne ha prodotto 250 figli, il 75 per cento dei quali è già riuscito a scendere in pista e debuttare in corsa, con ottimi risultati: una trentina di gran premi conquistati, otto dei quali di gruppo 1 (cioè i più ricchi del mondo), per vincite complessive superiori a 5 milioni di euro. Una storia romantica e insieme un colossale business, arricchito ieri dal trionfo di Lana del Rio, figlia di Varenne e Urbem d’Asolo. Erano 21 anni che una femmina non conquistava il Nastro Azzurro, evidentemente però il destino era segnato anche se il Derby 2008 pareva dover passare agli annali come l’unico della storia a essere stato «annullato»: si doveva correre infatti lo scorso 12 ottobre, ma venne cancellato per lo sciopero che ha bloccato per un mese l’ippica italiana in grave crisi. Se il Nastro Azzurro si fosse disputato allora, una cinquantina di giorni fa, probabilmente Lana del Rio non avrebbe vinto: aveva la tosse ed era molto affaticata dopo aver dominato i principali gran premi dell’annata. Così invece ha potuto riprendersi, mentre invece si è ammalato Lord Capar, uno dei favoriti del Derby, che ieri non ha potuto prendere il via. Era scritto, insomma, che 10 anni dopo Varenne un suo erede lo avrebbe ricordato dominando nello stesso modo il Nastro Azzurro. La nuova Varenne, dunque, è una Varennina. Bella e armoniosa come il padre, con il mantello baio appena più chiaro, docile e ubbidiente in scuderia. Un gioiellino. Il suo artiere Ricky Gambone dice che quando la staccano dal sediolo prende da sola la via del box, dove ama farsi coccolare. Non morde mai, né scalcia. Ma quando entra in pista, allora diventa una belva da corsa. Lana del Rio è nata a Borgaretto, vicino a Torino, e vive nelle scuderie dell’ippodromo di Vinovo, a una ventina di km da Vigone dove fa lo stallone papà Varenne e sono nati anche il 3° e il 5° classificato del Derby di ieri, rispettivamente Libeccio Grif e Lexus Font: una terra di campioni di trotto. Dei quali Lana del Rio è la regina indiscussa, celebrata persino in un sito internet creato dai suoi tifosi (www.lanadelrio.fan-club.it). Gli uomini di scuderia invece pensano alla sua sicurezza dopo che troppi cavalli, anche di recente, sono stati rapiti. Infatti Lana del Rio vive in un box all’interno di un cortile chiuso da due cancelli e controllato da telecamere. Inoltre l’ippodromo è sorvegliato giorno e notte da un paio di custodi. Impossibile però arginare le domenicali comitive di fans, ai quali Lana si concede mansueta e vanitosa, sensibile ai flash dei fotografi e al ronzio delle cineprese: è figlia di Varenne, il più istrionico trottatore del mondo. Stampa Articolo