Francesco Semprini - Mario Sodano, La Stampa 30/11/2008, 30 novembre 2008
FRANCESCO SEMPRINI
MARCO SODANO
La crisi è la crisi, ma Natale è Natale: come la mamma, gli spaghetti e il calcio, in Italia non si tocca né si discute. Con la manovra Tremonti o senza, il Belpaese impedirà ai crolli di Borsa, al Pil inchiodato o alla produttività che si inabissa di infilarsi sotto l’albero di Natale. Più di metà degli italiani (il 56%) - dice una ricerca di Interactive Market - spenderà per i regali la stessa cifra dell’anno scorso: la media si attesta intorno ai 380 euro e uno su tre impegnerà una cifra superiore ai 400 euro. Tagliare sui pacchi natalizi? Ci pensa solo il 20%, ma anche per loro è impensabile lasciare un parente o un amico a mani vuote il 25 dicembre. Al massimo cercheranno di cavarsela con un pensierino di poco valore, andranno a caccia negli outlet o tra gli sconti della grande distribuzione. Anche per l’albero l’italiano svela la sua indole spendacciona: quest’anno preferiranno l’abete vero - spendendo la bellezza di 140 milioni - a quello di plastica, sei milioni e mezzo di abeti naturali contro cinque artificiali, mantenendo anche qui più o meno il trend dell’anno passato.
Anche in America al Natale e ai regali non si rinuncia, anzi il parossismo è tale che si arriva alla violenza: file interminabili davanti ai negozi, risse, sparatorie e morti. E’ questo il bilancio del «Black Friday» più controverso degli ultimi anni, quello della crisi maggiore dai tempi della Grande Recessione, che ha trasformato gli americani in feroci consumatori senza scrupoli o in criminali improvvisati. Il Venerdì nero è il momento più atteso dell’anno sia per i maxi-sconti, sia perché segna l’inizio della stagione natalizia durante la quale si realizza il 40% del fatturato annuale. Per questo viene chiamato «black», perché è il momento in cui i conti dei negozianti passano dal «rosso» del passivo, al nero dell’attivo di bilancio. I dati preliminari non sembrano così negativi come erano le previsioni. Secondo ShopperTrak Rct, che segue 50 mila operatori, le vendite sono aumentate del 3%: anche se è meno dello scorso anno, non ci sarebbe stato il profondo calo tanto temuto.
Tuttavia si tratta di dati parziali e vanno presi con cautela, perché la crisi e le turbolenze finanziarie hanno reso gli americani più attenti: secondo America’s Research Group, gli «shopper» avevano nelle mani tra il 25 e il 40 per cento di buste in meno rispetto all’anno passato.