Gianni Mura, la Repubblica 30/11/2008, 30 novembre 2008
Platini, lo ammetto, mi era già simpatico prima di diventare presidente dell´Uefa. Sarà per questo o per altro che alcune sue frasi mi suonano come musica? Ecco le frasi: «Lo sport non è un´attività economica come le altre
Platini, lo ammetto, mi era già simpatico prima di diventare presidente dell´Uefa. Sarà per questo o per altro che alcune sue frasi mi suonano come musica? Ecco le frasi: «Lo sport non è un´attività economica come le altre. Lo sport è condivisione, superamento dei propri limiti, scambio e rispetto. Lo sport è emozioni. Il calcio è un gioco, non un prodotto o un mercato. Può essere spettacolo ma non business». Quanto basta per un 8. Si sta parlando del 6+5 tanto caro a Blatter, cioè a un paletto contro l´invasione di calciatori comunitari seguìta alla legge-Bosman. Paletto che prima di Blatter aveva indicato Veltroni e prima di Veltroni io. Com´è piccolo il mondo e com´è strano ritrovarsi dalla parte di Blatter. Ma, al di là di ogni legittima preoccupazione sui vivai, sull´identità nazionale da preservare, c´è dell´altro. Prima cosa: il 6+5 non va contro lo spirito della legge-Bosman. Se una squadra ci tiene, può pure tesserare 18 belgi, ma sapendo che più di 5 in contemporanea non li può far giocare. Siccome si gioca in 11, è chiaro che il posto in squadra garantito non ce l´ha nessuno, ma il posto di lavoro ben pagato sì. Verrebbe a essere limitata la possibilità di giocare, non quella di guadagnare. Seconda cosa: il calciatore è un lavoratore atipico, è giusto che sia tutelato ma forse non è giusto considerarlo sullo stesso piano di un minatore, di una maestra, di un metalmeccanico. Mi correggo, tolgo il forse. [La Gazzetta di ieri riporta brani dell´intervento ad "Anno zero" di Diego Della Valle. «Proviamo (lui e il fratello: ndr) un certo imbarazzo nel vedere gli ingaggi che vengono dati ai giocatori, pensando poi che i nostri tifosi, che ci seguono con entusiasmo, vanno in curva con uno stipendio che al massimo arriva a mille euro. Allora dico che dobbiamo mettere le cose a posto». Ma come? Già ai tempi di Meazza un calciatore era più ricco d´un operaio. E Gianni Rivera, a domanda precisa sui suoi guadagni rapportati a quelli di un minatore, aveva risposto: « vero, ma nessuno paga il biglietto per andare a veder lavorare un minatore». Non è il più o il meno a imbarazzare, ma la proporzione. Quando il Milan vinse la prima Coppa dei Campioni a Wembley, Nereo Rocco guadagnava un milione di lire al mese, più i premi. Era il 1963. Un operaio di buon livello, sulle 70mila lire, rapporto di 1-15. Oggi tra un salario annuo di 18mila euro e i 9 milioni di Mourinho il rapporto è di 1-500. Non siamo più in Sant´Ambrogio col Giusti ("a tirar quattro paghe per il lesso"). Per il lusso sì. Conferma Ines de la Fressange sul Corsera di venerdì. «Oggi ha un senso parlare di lusso. Negli anni Settanta e Ottanta, quando cominciai con la moda, era invece off limits, sbagliato: c´erano le contestazioni, la politica. Ti dovevi giustificare se indossavi una borsa di coccodrillo o una pelliccia. Oggi non più». Ai tempi, Ines era una mannequin (oggi, in italiano, top model). Descrizione del Corsera: «Potrebbe incenerire con uno sguardo, umiliare con un gesto, impietrire con una parola». Detto così, non si è colti da una gran voglia di conoscerla, Madame, però ha ragione. In quegli anni c´erano le contestazioni, in questi anni meno, da quando s´è capito a Genova (e prima a Napoli) come possono andare a finire. In quegli anni, è innegabile, c´era anche la politica. Al Sarkozy (5) di allora non sarebbe venuto in mente di far ritoccare il codice penale da una commissione parlamentare. Il ritocco, se approvato mercoledì, potrà condurre in galera i dodicenni. Altri membri della commissione (avvocati, poliziotti) avevano chiesto di abbassare il limite dell´età carcerabile a 10 anni, ma la proposta non è passata. [La sicurezza, il decoro, la sicurezza soprattutto. Quelli che dormono sulle panchine non rientrano nel quadro. O si studiano panchine antisdraio, da Treviso a Lecco, o si risolve il problema facendo fuori i dormienti. A mazzate, a pietrate, con una tanica di benzina e un fiammifero, ci sono tanti modi. A queste spedizioni si va in gruppo, è più virile. E poi ci si vanta al telefono con la fidanzata, come a Rimini. Un povero in meno (arrostito ben bene, chissà se campa, e se campa campa male) e quattro idioti che se la caveranno con poco. Solito corollario di madri che piangono e svengono (un così bravo ragazzo, mio figlio). Nel quadro c´è sempre un particolare che ritorna: un povero indifeso che viene chiamato da quasi tutti, giornali in primis (voto 2) barbone. Da qui il politically correct non è mai transitato nemmeno di striscio. Il barbone non ha famiglia, non ha soldi (altrimenti non dormirebbe in novembre su una panchina), non ha neanche il diritto di essere definito in un modo meno offensivo. [A proposito di sicurezza e decoro, avviso ai fumatori. A Parma una cicca buttata per terra vale 300 euro (minimo) di multa. Uno che non lo sa o è distratto può lasciarci lo stipendio in un giorno, a Parma. Dove forse farebbero meglio a vigilare sui vigili. Emmanuel, il ragazzo pestato, aveva ragione. Adesso è pure saltata fuori da un pc l´immagine di un vigile che si fa fotografare con fierezza indicando l´occhio gonfio della preda. Avviso ai guidatori: a Parma i vigili coinvolti nel pestaggio, in attesa della sentenza definitiva, sono stati trasferiti ad altro settore: autovelox ed etilometri. La responsabile della vigilanza, quella che aveva dichiarato che Emmanuel s´era fatto male da solo, cadendo, è stata rimossa. In questi giorni si decide se assegnarla all´Ambiente o ai Servizi sociali. Un tocco di genialità, all´ombra del Battistero.]