Massimo Sideri, Corriere della Sera 30/11/2008, 30 novembre 2008
MILANO
Giovedì sei novembre 2008, circa tre settimane fa: la Bce interviene sui tassi con un taglio di 50 punti base, cioè mezzo punto percentuale portandoli al 3,25%. Il giorno dopo, l’Euribor a tre mesi, il tasso al quale ad oggi è ancorata la maggior parte dei mutui variabili, scende. Ma dal 4,59 al 4,47% (12 punti base). Dal prossimo 1 gennaio, le banche dovranno offrire anche mutui per l’acquisto della prima casa con tassi ancorati a quello di riferimento della Bce. E dunque, il meccanismo di trasmissione che ricorda la vischiosità dei prezzi (verso il basso) della benzina rispetto a quelli del petrolio, potrebbe essere un vantaggio concreto per le famiglie, anche se in questo periodo i tassi Euribor, che generalmente sono comunque più alti del nuovo riferimento, stanno vivendo un periodo di tensione legato alla crisi di liquidità.
Ma cosa cambia realmente? Gli effetti concreti dipenderanno comunque dalle scelte delle banche, come ha sottolineato il ministro Giulio Tremonti presentando il piano anti-crisi: l’interesse sarà infatti pari al tasso Bce più uno spread, esattamente come funziona per gli attuali mutui Euribor. Insomma, la differenza tra le due offerte potrebbe essere annullata dalle scelte e dai meccanismi di mercato. Proprio com’è avvenuto per il primo mutuo ancorato alla Bce, quello della Bpm lanciato nelle scorse settimane (esistono delle offerte Euribor migliori). Infine, per i mutui contratti fino al 31 ottobre è stato previsto un tetto del 4% per il 2009. E oltre? Se il tasso dovesse superare il 4% lo Stato si accollerebbe la differenza. Segno che il governo punta a una riduzione stabile dei tassi a causa della recessione.