Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  novembre 24 Lunedì calendario

Anno V - Duecentoquarantasettesima settimanaDal 17 al 24 novembre 2008Rivoli Vito Scafidi, 18 anni, se ne stava tranquillamente in classe a sentire la lezione quando gli è cascato in testa un controsoffitto, gravato da un tubo di ghisa di 60 chili

Anno V - Duecentoquarantasettesima settimana
Dal 17 al 24 novembre 2008

Rivoli Vito Scafidi, 18 anni, se ne stava tranquillamente in classe a sentire la lezione quando gli è cascato in testa un controsoffitto, gravato da un tubo di ghisa di 60 chili. morto sul colpo. Il suo compagno di banco, Andrea Macrì, 17 anni, è stato investito a sua volta e ha avuto la colonna vertebrale lesionata. Potrebbe rimanere paralizzato. Altri otto ragazzi sono rimasti feriti, non gravemente. Questo a Rivoli, provincia di Torino, sabato 22 novembre, liceo scientifico Charles Darwin. Si tratta di una scuola ospitata in un antico seminario riadattato negli anni Settanta. Dunque un edificio vecchio e inadeguato. La preside del liceo, Maria Torelli, dice che era impossibile prevedere quello che è successo. Il soffitto, secondo lei, non mostrava crepe e non mandava scricchiolii. L’ultima ispezione era stata fatta venti giorni fa. Saputo dell’incidente, un gruppo di studenti è andato a interrompere la proiezione di un film al Festival di Torino guidato da Nanni Moretti (che s’è detto d’accordo con i giovani). Il centro-sinistra ha accusato il governo per i tagli alla scuola. Idem Bonanni, segretario della Cisl. La Gelmini, corsa sul posto per consolare i genitori del ragazzo morto, ha detto che ci sono 300 milioni per l’edilizia scolastica (stanziati dal governo precedente). Berlusconi, impegnato nella campagna elettorale d’Abruzzo (si dovrebbe votare domenica prossima, ma non è detto), ha parlato di una tragica fatalità.

Scuole L’incidente di Rivoli ha provocato una pioggia di cifre, fornite da Legambiente, Cittadinanzattiva e da ultimo anche dalla Protezione civile. Da queste cifre si evince che più o meno la metà dei 42 mila edifici scolastici sono a rischio o perché mai sottoposti alle prove di statica o perché privi di impianti elettrici a norma o perché situati in zone ad alto rischio sismico. Il brutto è che neanche questi dati – apparentemente dettagliati – sono sicuri: si tratta di stime, o campionature, perché l’anagrafe del patrimonio scolastico, decisa da una legge del 1996, non è poi mai stata fatta, causa la pigrizia o l’indifferenza o la malizia delle amministrazioni locali che non spedito al ministero i dati in loro possesso. Ammesso che le amministrazioni locali sappiano e, sapendo, intendano far qualcosa. Gli edifici scolastici ricadono sotto la responsabilità delle Province e quelli della Provincia di Torino hanno già allargato le braccia e alzato gli occhi al cielo: «Abbiamo a disposizione 20 milioni e sono pochi». In realtà, l’amministrazione provinciale di Torino (duemila dipendenti) ha speso 35 milioni per dotarsi di una sede ipermoderna in corso Inghilterra a Torino e non ha certo lesinato – per esempio – negli investimenti destinati alla viabilità (da ultimo una rotonda sulla provinciale tra Nole e Ciriè, ecc.). Dopo la scossa di terremoto in Molise che buttò giù la scuola di San Giuliano (31 ottobre 2002: 30 morti, di cui 27 bambini), vennero stanziati 13 miliardi e stilata la lista degli edifici scolastici «con priorità massima». Finora nelle casse della Protezione civile non è arrivato, di quei 13 miliardi, neanche un euro e le procedure sono tali che, anche quando i soldi si rendessero disponibili, bisognerà sputare sangue per aver ragione delle scartoffie e spenderli.

Villari Intanto, un caso del tutto nuovo si è sviluppato intorno alla nomina del senatore Riccardo Villari alla presidenza della commissione parlamentare di Vigilanza sulla Rai. Si ricorderà l’antefatto: è prassi che la presidenza di quella commissione vada all’opposizione e Veltroni aveva concesso a Di Pietro di indicar l’uomo. Di Pietro aveva scelto Leoluca Orlando, ex sindaco di Palermo. Il centro-destra aveva subito dichiarato che si trattava di un candidato improponibile, e invitato il centro-sinistra a indicare qualcun altro. Rifiuto da quell’altra parte (e in particvolare di Di Pietro) e stallo di circa sei mesi. A un certo punto quelli del centro-destra avevano deciso di tagliar corto e di sceglier loro l’uomo del centro-sinistra da eleggere. Con l’appoggio di due franchi tiratori avevano quindi messo in sella questo Riccardo Villari, simpatico napoletano già fidanzato di Barbara D’Urso, medico epatologo, presidente del Napoli club parlamentare, ex mastelliano, un buontempone capatosta che una volta eletto ha deciso di non mollare: subito dopo la sua ascesa al soglio, infatti, il centro-sinistra aveva proposto l’ottantacinquenne Sergio Zavoli, il centro-destra aveva risposto «ottimo» e si trattava dunque a questo punto solo di toglier di mezzo il Villari venuto dal nulla ed eleggere al suo posto il prestigioso giornalista che fu già inventore del Processo alla tappa, socialista di Dio, presidente della Rai e direttore del Mattino a 80 milioni di lire di stipendio al mese. Ma Villari ha fatto sapere di non avere nessuna intenzione di andarsene nonostante a questo punto avesse tutti contro, la destra e la sinistra, Veltroni e Berlusconi, i presidenti delle Camere e il presidente della Repubblica. Il caso è folkloristico, ma fino a un certo punto: tocca un potere vecchio, quello delle segreterie dei partiti che decidono fuori dal Parlamento che cosa si deve fare ed esigono poi che deputati e senatori obbediscano senza discutere; e quello dello stesso Veltroni, che non essendo riuscito a governare una situazione di conflitto non troppo complicata s’è rivelato al mondo in tutta la sua debolezza. Il caso Villari ha infatti rilanciato l’assalto dei dalemiani e la relativa guerra intestina, con gli antiveltroniani che vogliono un congresso subito per impiombare il segretario prima delle europee. L’autorevole esponente democratico Enrico Letta teme che queste convulsioni, se perpetuate, preparino la morte del Pd per dilaniamento. Qualche volta, in effetti, capita di tirare un filo e di veder venir via l’intero maglione.

Thyssen Ha suscitato polemiche la sentenza di rinvio a giudizio per la Thyssen, l’acciaieria torinese nel cui rogo morirono sette operai (dicembre 2007). Cinque dirigenti sono stati accusati del tradizionale «omicidio colposo con colpa cosciente». Uno, l’amministratore delegato Harald Espenhahn, sarà invece processato per «omicidio volontario con dolo eventuale», un tipo d’accusa – per queste fattispecie – del tutto nuovo. Il Corriere della Sera, per la penna di Pierluigi Battista, ha accusato i magistrati di aver forzato la sentenza per guadagnar titoli sui giornali. Sdegnate risposte dalla Procura di Torino.

Pirati Pirati somali hanno sequestrato, già il 15 novembre, la petroliera saudita Sirius Star, 335 metri di lunghezza e un carico di due milioni di barili di greggio per un valore di 100 milioni di dollari. Vogliono, per restituirla, 25 milioni di dollari. Si tratta dell’operazione malavitosa più cospicua della storia. Mentre scriviamo non si sa che intenzioni abbiano gli armatori. Intanto le prime tre compagnie di trasporto hanno deciso di evitare, da oggi in poi, il canale di Suez e di far fare alle loro navi il periplo dell’Africa. Significa un aumento di tutti i costi relativi, durando il viaggio in questo modo una ventina di giorni in più.

Curzi Dopo 14 anni il cancro ha ucciso Sandro Curzi, il marxista borghese che aveva inventato il Tg3 (detto ai suoi tempi Telekabul), stava ancora nel consiglio d’amministrazione della Rai, s’era iscritto al Pci a 14 anni e aveva diretto il quotidiano Liberazione all’epoca di Bertinotti. Era andato alla manifestazione del 25 ottobre in sedia a rotelle e giovedì, per telefono, alternando cornetta e bocchettone dell’ossigeno, aveva approvato con entusiasmo la scelta di Zavoli alla presidenza della commissione parlamentare (vedi sopra). Aveva 78 anni.