Giornali Vari, 10 novembre 2008
Anno V - Duecentoquarantacinquesima settimanaDal 3 al 10 novembre 2008Obama Obama è il nuovo presidente degli Stati Uniti, avendo vinto le elezioni del 4 novembre con una forte maggioranza: 364 delegati contro 163
Anno V - Duecentoquarantacinquesima settimana
Dal 3 al 10 novembre 2008
Obama Obama è il nuovo presidente degli Stati Uniti, avendo vinto le elezioni del 4 novembre con una forte maggioranza: 364 delegati contro 163. Adoperiamo la parola ”delegati” perché l’elezione del presidente è in America di secondo livello: a suffragio universale i cittadini scelgono i cosiddetti delegati, legati a questo o a quel candidato (è quello che è avvenuto la settimana scorsa). I delegati si riuniranno quindi a Washington il 15 dicembre ed eleggeranno effettivamente il presidente. Il quale poi si insedierà solo il 20 gennaio.
Lasso di tempo Proprio questo lasso di tempo di due mesi e mezzo appare, in questo momento storico, assai problematico. Anche se le Borse, dopo un primo scossone, si sono riassestate (parliamo dell’andamento dei corsi fino a lunedì 10 novembre), l’economia è in crisi ovunque, al punto che persino i cinesi si sono decisi a stanziare 600 miliardi di dollari per non far precipitare la loro crescita (scesa a +9 da +12). In particolare gridano di essere sull’orlo del crac General Motors, Chrysler e Ford, le tre case automobilistiche di Detroit, i cui amministratori si sono precipitati alla Casa Bianca per chiedere soccorso. Dovrebbero ricevere una quarantina di miliardi per non risultare insolventi. Obama, subito dopo l’elezione, ha tenuto una conferenza stampa di mezz’ora in cui ha detto di voler fare ogni sforzo per aiutare la ”middle class”, espressione che si traduce impropriamente con ”classe media” e che significa in realtà ”classe lavoratrice”. Quindi: misure per le famiglie che non sono in grado di pagare i mutui, sussidi alle fabbriche in crisi, eccetera. Si parla di un pacchetto da 200-250 miliardi di dollari, per varare il quale Obama vorrebbe che fosse riconvocata la vecchia Camera (assieme all’elezione del Presidente si è rinnovato il Congresso e un terzo del Senato). Ha snocciolato cifre relative alla disoccupazione che forse sono persino inferiori alla realtà: mentre il neo-eletto presidente sosteneva che i disoccupati del 2008 sono in America un milione e duecentomila, il New York Times scriveva che quest’anno sono rimaste senza lavoro un milione e mezzo di persone, mezzo milione solo nel bimestre settembre-ottobre. Obama ha usato un tono rispettosissimo nei confronti di Bush, ma gli esperti di affari americani paventano qualche decisione del presidente ancora in carica che leghi le mani di Barack sia in politica economica che in politica estera.
Vaticano Un elemento da non sottovalutare della nuova situazione è l’assoluta laicità del nuovo inquilino della Casa Bianca, che non ha remore relativamente all’aborto o al trattamento delle staminali. Questo lo ha reso un nemico per il Vaticano, che ha fermamente lottato contro la sua elezione: la conferenza episcopale Usa ha, a stragrande maggioranza, lavorato per McCain giudicando Obama «il portabandiera del relativismo etico e della società secolarizzata». Alla vigilia del voto, il vescovo di Kansas City, monsignor Robert Finn, ha addirittura indirizzato un vibrante messaggio via radio e tv minacciando «l’inferno per chi vota Obama che è un fanatico abortista». Subito dopo la sua elezione, il Papa - senza far nomi - è andato alla Pontificia Accademia per la Vita e ha ribadito che «la semplice idea di considerare l’embrione come materiale terapeutico contraddice le basi culturali, civili ed etiche su cui poggia la dignità della persona». Obama è di fede metodista, e ha scelto come vice John Biden, un cattolico. Ma neanche questo è bastato a tranquillizzare la Santa Sede, dato che Biden è considerato un cattolico da scomunica visto che appoggia la legislazione pro-aborto. Per lui e per Nancy Pelosi, speaker democratica della Camera, è stato persino proposto il divieto di ricevere la comunione. Nonostante questo, tuttavia, il 54% dei cattolici americani ha votato per Barack.
Voto molto interessante che i bianchi abbiano più o meno normalmente diviso il loro voto tra i due contendenti (tra i bianchi ha vinto McCain con una percentuale del 55 a 43) e che i neri abbiano invece sostenuto Obama con una percentuale bulgara: il 95% della comunità ha votato per lui.
Abbronzato Risparmiamo al lettore la sintesi delle migliaia di pagine dedicate all’evento, effettivamente storico, di un nero che entra alla Casa Bianca. In questo coro planetario s’è inserito da par suo il nostro presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che trovandosi a Mosca al momento dell’elezione s’è conpiaciuto pubblicamente per l’entrata in scena di un uomo «giovane, bello e abbronzato». La battuta ha fatto in pochi istanti il giro del mondo, finendo sui blog e sui siti più importanti, gettando sconcerto tra i nostri diplomatici e mettendo in imbarazzo anche lo staff del presidente, che non sapendo come reagire è rimasto zitto per due giorni. Talmente zitto che a un certo punto è sorto il problema della telefonata di ringraziamento che il neo-eletto aveva fatto a Gordon Brown, Sarkozy e Angela Merkel, e non aveva fatto all’amico dell’America per antonomasia. Il quale intanto ricopriva i giornalisti di improperi: qualche vaffa, parecchi ”imbecilli” e una conferenza stampa piantata lì alla prima domanda secondo lui impertinente. Finalmente la telefonata di Obama, che al primo giro aveva saltato anche Zapatero, arrivava e risultava affetuosissima. Nessun accenno alla gaffe e caso apparentemente chiuso.
Carla Apparentemente chiuso, ma riaperto in gran fretta da Carla Bruni-Sarkozy, la quale, intervistata dal Journal de Dimanche, partiva dall’’abbronzato” di Berlusconi per dichiarare di essere felice («qualche volta») di non essere più italiana. Altra gaffe, dato che i parenti degli uomini politici hanno il dovere di non impicciarsi di questioni che non li riguardano, messa però subito a tacere dalle diplomazie di tutti quanti. Berlusconi, almeno finora, non ha risposto a madame.
Alitalia Un nuovo capitolo della commedia Alitalia è costituito dalle cinque sigle sindacali che non hanno firmato le ultime offerte di Cai, accetate invece dai sindacati confederali e dalla Ugl. Piloti e assistenti di volo delle sigle autonome, sostenendo che gli accordi di settembre sono stati traditi, hanno proclamato 14 giorni di sciopero a partire dal 25 novembre e fino a Pasqua. Non è chiaro che possibilità concreta abbia di realizzarsi questa lotta, soprattutto nel 2009. Cai si appresta a integrare la squadra di piloti aderenti alle Confederazioni e certi di essere assunti col sistema di chiamare gli altri piloti uno ad uno e di offrir loro (sempre singolarmente) un contratto. Prima ancora di decidere se aderire o meno allo sciopero, costoro dovrebbero decidere se accettare o no l’assunzione. E, una volta accettata, in nome di che cosa, subito dopo, potranno incrociare le braccia? E, se non l’accettano e si troveranno quindi senza lavoro, in che cosa propriamente consisterà lo sciopero?
Makeba Miriam Makeba, 76 anni, grande cantante folk, è morta domenica sera 9 novembre sul palco di Castel Volturno (Caserta) dove si teneva un concerto di solidarietà per Roberto Saviano. Stanca, di fronte a un pubblico scarso e composto di soli africani, ha cantato tre pezzi stando seduta su una sedia. Poi ha perso i sensi, mentre tutti applaudivano. In ospedale è giunta cadavere.