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 2008  novembre 29 Sabato calendario

Lo studio veterinario del dottor G., specialista, è in una traversa di un grande corso, Barriera Milano

Lo studio veterinario del dottor G., specialista, è in una traversa di un grande corso, Barriera Milano. Due vetrine a livello marciapiede. Una linda sala d’attesa, con i poster, le sedie di plastica e, a fianco, la porta di vetro opaco blu che dà allo studio. L’atmosfera è accogliente, orario dalle 8 alle 20.30. Negli ultimi mesi il dottore è diventato triste. Preoccupato. La crisi si fa sentire anche in questi studi dove, una volta, c’era la coda per la tosse del gatto, troppo insistente, o per le ipocondrie del cagnolino di casa, pronto per essere dirottato a esperti del comportamento. Costosi quanto uno psichiatra. I medici hanno regole precise. Sono vincolati dal segreto. «Da qualche tempo vengono qui tante persone. Portano i loro animali, non sempre vecchi, non sempre malati. E mi dicono: ”Dottore, ci pensi lei... lo sopprima... Noi non possiamo più mantenerlo. Il cibo costa, le sue visite, che sono necessarie, per carità, 35 euro ogni volta, le medicine hanno prezzi altissimi”». Soggetti che non dovrebbero essere affatto abbattuti: «Mi guardano con i loro occhi innocenti, lo so, sono un medico, sembra che sia diventato matto come il dottor Dolittle, sembra capiscano che è stata la loro ultima passeggiata». Il costo di due iniezioni, più il piccolo extra dello «smaltimento», nelle discariche autorizzate. «Io cerco di convincerli a cambiare idea. Qualcuno fa il buonista: «’Io non lo posso tenere. Gli voglio bene ed è per questo che lei lo deve uccidere. Non posso immaginarlo in un canile. Soffrirei troppo, lo avevamo pagato anche caro e poi il cibo. Quello di qualità costa anche 10 euro al giorno, 300 euro al mese. Non ce la facciamo più, è delicato, non tollera altro che il meglio!, mi spiegano. Non sentono ragioni. Vogliono andarsene al più presto, sbrigata l’incombenza, spremuta qualche lacrima ipocrita, con guinzagli e collare da gettare subito. I cani sono lì, al loro fianco. Mi domando cosa possono capire». E i padroni? «Alcuni fanno la sceneggiata sino in fondo. Specie le donne. Vogliono tenere una zampa fra le mani sino all’ultimo, inviano Sms a raffica per comunicare a terzi, amanti compresi, la triste notizia. Sono quelle che mi fanno più schifo. Gli uomini no. Mi passano il guinzaglio, bruschi, pagano e se ne vanno, senza voltarsi mai». Il segreto del dottor G.: «Il mio studio non sarà mai il braccio della morte. I cani e i gatti che non rientrano nei protocolli dell’eutanasia, li salvo. Li affido ai canili o a persone di cuore, vincolandoli al segreto, che abitano lontano da Torino. E’ una scena penosa, al limite dell’illegalità. Dico ai proprietari che ucciderò il loro animale. Che non prenderò alcuna somma di denaro. Se non lo faccio, altri, fuori lo faranno». I «salvati» seguono curiosi la giornata di lavoro di questo Schindler degli animali domestici, prima di partire per un canile o la casa di persone di cuore. Piermario Piga, presidente Anmvi del Piemonte, è solidale con il collega: «Purtroppo, posso confermare che il numero di visite specialistiche per gli animali domestici è in calo. E abbiamo constatato che, mentre il fenomeno dell’abbandono era soprattutto legato alle vacanze, adesso molti cercano di liberarsi dei propri animali perchè non riescono più a mantenerli. E l’aumento di richieste per l’eutanasia, anche in casi dove non va praticata, può essere letto in questa chiave. Ovviamente, i medici procedono solo nel rispetto delle norme deontologiche. Ma è una triste tendenza, da qualche tempo in crescita». Stampa Articolo