Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  novembre 29 Sabato calendario

FABIO POZZO

TORINO
Phylla, cioè foglia. E’ stata presentata a Torino, con la speranza che sorga, presto - s’ipotizza un paio d’anni - il primo albero. Vale a dire, la prima flotta di vetture pubbliche elettriche, super-ecologiche, multiuso e riciclabili.
L’intento c’è: la Regione Piemonte, sponsor politico e finanziario del progetto, pensa ad un centinaio di unità, da inserire con l’aiuto di fondi europei nel proprio parco veicoli. Nel frattempo, la presidente Mercedes Bresso vorrebbe sperimentare alcuni prototipi entro la cinta aeroportuale di Caselle e nei servizi legati alla Sanità.
Phylla è una city car elettrica a quattro ruote motrici, 2 posti + 2, lunga quasi tre metri e larga poco più di uno e mezzo, dal peso di 750 chili. Si alimenta attraverso una semplice presa di corrente da 220 volt, che va a caricare le batterie al litio, ma anche attraverso la luce del sole, grazie a pannelli fotovoltaici sistemati sulla carrozzeria. L’energia così ottenuta dà vita a quattro motori elettrici, che possono spingere Phylla sino a 130 km/h di velocità massima.
Il prototipo è stato sviluppato da un pool di forze che ruota intorno a tre attori: il Centro Ricerche Fiat, capofila per le scelte tecniche e architetturali; l’Environment Park, il parco scientifico-tecnologico torinese, che ha contribuito a definire e selezionare le soluzioni innovative per l’ambiente; il Politecnico di Torino del rettore Francesco Profumo, per la gestione complessiva del progetto e il coordinamento dei partner.
«Phylla è un laboratorio su quattro ruote» ha detto Mercedes Bresso, a due voci coll’assessore regionale all’Innovazione Andrea Bairati. In via, naturalmente, di sviluppo. Le ricadute del progetto sono molteplici: non soltanto sotto il profilo dell’uso di fonti energetiche alternative, «che ci rendono indipendenti dal petrolio» ha detto la presidente della Regione, ma anche dell’utilizzo di energia pulita (Phylla è a zero emissioni in area urbana), dell’abbattimento dei consumi (il costo chilometrico dell’auto-solare è ben inferiore a quello di una city car a benzina) e della sperimentazione di soluzioni che coniugano il design alla multifunzionalità. C’è un unico telaio sul quale si possono montare diverse scocche, a seconda delle esigenze di mobilità: da individuale a condivisa, da utenza speciale (anziani, disabili) a professionale.
Già, ma quale futuro tutto ciò avrà? «La prima fase è presto conclusa. Ora si tratta di costruire alcuni altri prototipi, per testare Phylla. Quindi, di industrializzare la produzione dei componenti (ancora molto costosi, ndr.) e infine di mettere in produzione l’auto» traccia la strada Bresso. Chi potrebbe produrre Phylla? «La Fiat non lo ha in programma», ha precisato l’ad del Centro Ricerche del Lingotto, Nevio Di Giusto. Qualcuno, nelle retrovie, ha speso i nomi di Pininfarina e Bertone. Nel frattempo, si attendono finanziamenti ad hoc: Ue, governo. Bresso, dal canto suo, non esclude il ricorso ad una normativa regionale di sostegno per quella che, ha detto, «è nata come una scommessa».

Stampa Articolo