Emanuela Audisio, la Repubblica 29/11/2008, 29 novembre 2008
Tagliarol, solidarizza con Montano che vuole lasciare l´Italia?«Certo che sì. Anzi la lascio anch´io
Tagliarol, solidarizza con Montano che vuole lasciare l´Italia?«Certo che sì. Anzi la lascio anch´io. Mio padre è cittadino svizzero, ci metto un attimo a trovare più rispetto e assistenza. Com´è che noi atleti non contiamo mai niente? Nessuno prende mai in considerazione la nostra parola. Con tutto il rispetto, sono il campione olimpico della spada». Con tutto il rispetto cos´è: una fuga dei corpi dopo quella dei cervelli? «E´ che l´Italia è un paese vecchio che umilia i giovani. Dove chi vuole lavorare di più e meglio viene messo in disparte, preso in giro per le sue pretese, ridicolizzato nel suo ego. Capisco che fuggano i ricercatori, i fisici nucleari, perché nel paese non ci sono strutture, ma noi sportivi chiediamo poco, solo di poterci allenare con chi ci valorizza. Io ho vinto dopo 48 anni un oro nella spada che mancava dal ´60, grazie al mio maestro Angelo Mazzoni che ora è ct della Svizzera perché la federazione gli ha negato ogni riconoscimento». Mazzoni voleva più soldi? «Pochi in più. Veniva pagato a gettone. Mettiamo che prendesse 5, la Svizzera ha offerto 10, lui alla federazione ne chiedeva 7. Si sarebbe accontentato di un apprezzamento morale, ma gli hanno detto no, in Italia chi vince va punito. Qui non si apprezzano i meriti, ma la vecchia tradizione conservatrice. Va avanti chi non cambia le cose, non chi guarda al futuro. Lo sport dovrebbe essere diverso: agile, moderno, senza burocrazia». Invece? «Invece come dice Aldo Montano non vogliono Christian Bauer, l´ex ct della sciabola azzurra, ora in Cina, perché dà fastidio. Bauer non è diplomatico, fa lavorare e vincere molto, non gli interessano i giochetti federali, ma i risultati. D´accordo, non dà molto ascolto a chi gli vuole imporre decisioni dall´alto. In Italia è stato l´unico a spingere forte su Tarantino, a costringerlo a lavorare tantissimo, perché capiva che quell´atleta, aveva talento, ma anche bisogno di una scossa. Chi fa opposizione a Bauer e a Mazzoni è la vecchia guardia, sono i senatori della scherma azzurra che vorrebbero allenarsi poco e non mettersi in gioco. L´Italia è così, vuole il posto fisso, senza dare prove di meritarlo». Faccia esempi. «Mazzoni mi faceva lavorare 6 ore al giorno, gli altri 3. Pure Bauer non scherza, in quantità e qualità. Mazzoni e il mio preparatore atletico Terry Rossini sono stati capaci di darmi stimoli e motivazioni, di rimediare ai miei errori tecnici e fisici. In più io mi sono divertito come un pazzo. La ripetitività non paga, annoia e basta. Angelo mi ha fornito delle soluzioni negli assalti, senza i quali non avrei vinto a Pechino, la prova è che io prima avevo sempre patito i francesi, e Rossini mi ha dato potenza, senza farmi perdere agilità. La medaglia d´oro la devo anche a loro, con i quali sono andato ad allenarmi di nascosto, tra la pause del lavoro federale. Segno che noi giovani non siamo lazzaroni, vogliamo solo non perdere tempo». Però l´Italia della scherma ha sempre vinto con i giovani. «Sì. Abbiamo portato gloria e ori. Irrobustiamo una tradizione vincente, ma siamo considerati mezzi, non protagonisti. Invece se i ragazzi vanno in pedana è perché vedono me, Aldo, Valentina, Margherita, non per qualche degnissima muffa del passato. Contano i campioni di ieri, e quelli di oggi no? La Francia che come noi ha una grande tradizione nella scherma dà ascolto ai suoi atleti, io sono più rispettato lì che qui. Ho anche cambiato società dalla società del Giardino di Milano a Legnano, perché pur avendo tre ori olimpici su quattro mi è stato detto che intendevano tagliare noi atleti. Eppure noi non costiamo tanto». Per questo ha partecipato a La Talpa? «Per soldi sì. E perché dopo un´olimpiade un campione può anche distrarsi un po´. C´è un tempo per tutto, ma ho già ripreso ad allenarmi. Lo spettacolo a tempo pieno non fa per me. Voglio impegnarmi nello sport, basta subire senza fiatare». E ora guiderà la rivolta degli atleti. «Sì, visto che a minacciare si ottiene attenzione. Appoggio Montano, non è un pazzo egoista. E se lo è lui, lo siamo tutti. L´11 dicembre a Ravenna farò una conferenza-stampa dove chiederò che la federazione ci dia ascolto. E faccia rientrare i nostri bravi tecnici emigrati all´estero. Io sono abbastanza nazionalista. E aggiungo che sono stato l´ultimo a sapere che il mio coach, Angelo Mazzoni, andava via. Tanto non ha fatto pressioni su di me. L´ho dovuto mettere alle strette, lui lo sa che io sono emotivo, che sarei piombato nel buio, e ha fatto tutto per nascondermelo. Però è ora che la mia spada torni in azione. Moschettieri d´Italia unitevi».