Fabrizio Ravelli, la Repubblica 29/11/2008, 29 novembre 2008
dal nostro inviato Alle tre di notte, nella nebbia fredda che avvolge il castello svevo, una pattuglia arranca per le stradine del centro storico
dal nostro inviato Alle tre di notte, nella nebbia fredda che avvolge il castello svevo, una pattuglia arranca per le stradine del centro storico. La guida il sindaco, ravviandosi i capelli. Dietro di lui marciano assessori incappottati, signore ondeggianti sui tacchi, il comandante dei vigili in divisa, amici e sodali sparsi. «Qui, le mettiamo qui le colonne recuperate a Mazara. Domani, subito, al più presto». La pattuglia sogna un letto caldo. Ma il sindaco ha altri progetti: «Tutti a casa di Cecchini, venite a vedere. Cecchini, dove sei?». Qui a Salemi ormai ci hanno fatto il callo, agli orari antelucani del sindaco, e gli vanno dietro con entusiasmo. l´avventura di Sgarbilandia (copyright di Francesco La Licata), la nuova stagione di un paese della Sicilia più profonda, noto ai più solo come patria dei potentissimi esattori Salvo. Tutto dimenticato (o quasi). Il nuovo terremoto, dopo quello del 1968 i cui ruderi ancora si vedono, è la gestione del sindaco Vittorio Sgarbi. Eletto a capo di una sorta di monocolore democristiano (fra Udc, simil-Udc, Dc di Pizza, eccetera) l´Immaginifico Sgarbi lavora freneticamente perché Salemi si affranchi da tutto: da un passato immobile, dall´arretratezza cronica, e anche dall´ombra della mafia. Il carattere pittoresco e mediatico dell´esperimento può ingannare. «Da lontano si vede solo il fumo - dice Peter Glidewell, architetto, mercante d´arte, assessore a Cultura e Agricoltura - Ma c´è anche l´arrosto». Per ora, giornali e tv di mezzo mondo parlano di Salemi, dove si vendono case diroccate a un euro, in cambio della ristrutturazione. Parlano di Sgarbi e dei suoi assessori. Oliviero Toscani alla Creatività. Bernardo Tortorici Montaperto, principe di Raffadali, all´Urbanistica e Patrimonio. Graziano Cecchini, il neo-futurista che colorò di rosso la fontana di Trevi, al Nulla. Lo chef pluristellato Fulvio Pierangelini alle Mani in Pasta. Il gastronomo e giornalista Davide Paolini a Gusto e Disgusto. L´esperimento di Sgarbilandia raccoglie adesioni di Carlin Petrini e Massimo Moratti, riceve visite e contributi di intellettuali e varie star, accetta promesse di sostegno dal presidente della Regione Lombardo. I salemitani sono tutti invaghiti del sindaco, e in particolar modo le signore. E fin qui, saremmo nei confini di un simpatico vaudeville amministrativo. Però si può dire, per esempio, che l´idea di recuperare un centro storico a spese dei privati e nel massimo rispetto della conservazione non si era mai vista. Né si può negare che rimettere in sesto i musei, sostenere l´agricoltura biologica, diffondere prodotti naturali come pane e olio, organizzare mostre, promuovere un provocatorio Museo della Mafia, siano progetti peregrini. Oliviero Toscani, da buon milanese, è parecchio concreto: «Mi sono fatto affidare il castello, e ci ho impiantato dei laboratori per giovani. Ho messo un´inserzione, se ne sono presentati 600 in soli 3 giorni. E questi ragazzi non hanno solo entusiasmo. Hanno il potere di produrre idee e di realizzarle». Lui, che come il sindaco e gli altri assessori non percepisce compensi, paga di tasca sua un giovane assistente. E la chiave più interessante dell´esperimento di Sgarbilandia è proprio quella che Toscani suggerisce: il potere in mano a giovani appassionati, nel vuoto della politica tradizionale. Con il contributo della pattuglia di "matti" più navigati come lui. Tortorici, Glidewell e Cecchini lavorano per estendere a tutto il territorio comunale il vincolo paesaggistico, stanno chiudendo le pratiche (mai fatte in trent´anni) per annettere al Comune gli edifici terremotati. Tolgono dai cassetti un piano regolatore che dormiva da vent´anni. Sgarbi sistema l´illuminazione pubblica, dà una mano al parroco per sistemare chiesa e sacrestia, incoraggia il direttore del museo (interessantissimo). Cecchini il neo-futurista abita in locali concessi dal prete, e nonostante la delega al Nulla lavora immerso nelle pratiche amministrative. C´è poi un curioso segno anti-milanese, a Sgarbilandia. Il sindaco, licenziato dalla Moratti, gira propagandando il suo libro "Clausura a Milano" contro "Suor Letizia": «A Milano c´è la censura, qui no. Salemi è molto più evoluta». Toscani ha esposto i suoi manifesti contro l´anoressia vietati a Milano, e la terribile foto della ragazza scheletrica non sembra turbare i salemitani. «Milano ha perso il fascino e la dimensione della grande città - dice il fotografo - Da quando non accetta più ciò che è diverso, è diventata piccola». «Faremo di Salemi una città illuminata e colta», promette Sgarbi. E ride dell´ultimo divieto milanese, quella foto di donna nella posa del crocefisso, contro la violenza: «E pensare che nell´iconografia cattolica c´è anche Santa Giulia, crocefissa a seno scoperto. La Moratti censura anche le sante». Il personaggio Sgarbi conferisce a tutto l´esperimento un tocco di frenetica follia. Ha un studio, con bagno e camera da letto annessi, che si affaccia su piazza Dittatura. Una lapide ricorda: «Qui si elevò a dittatore di Sicilia l´eroe generale Giuseppe Garibaldi. Questa città votò primiera fra tutte dell´isola l´annessione al regno italico». E, dopo Garibaldi, identico entusiasmo accoglie Sgarbi. Ormai conosce e abbraccia tutti, coinvolge chiunque incontri per strada. Dalle 11 del mattino all´alba del giorno dopo, sfreccia sull´auto pilotata dal comandante dei vigili o dal capogruppo Udc. Telefona in continuazione, detta articoli, distribuisce ordini. Corre su e giù per le stradine del centro, seguito da un codazzo arrancante. Non manca mai il suo Pigmalione, l´uomo che ha inventato la candidatura Sgarbi. Pino Giammarinaro, ex-deputato regionale andreottiano, boss democristiano passato indenne (con qualche patteggiamento e un´assoluzione) attraverso diverse indagini antimafia. Sgarbi dice: «La mafia, grazie all´operato di forze dell´ordine e magistratura, non dà più segni di vita». convinto che Sgarbilandia sia più forte del passato mafioso. In paese, molti ridacchiano: «Hai visto, Giammarinaro adesso parla di cultura».