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 2008  novembre 29 Sabato calendario

Sono l´ultimo stadio truccato da oasi. La bacchetta magica che ti mette in tasca la partita, lo spettacolo, che fa sparire le code, e gli interessi li paghi subito

Sono l´ultimo stadio truccato da oasi. La bacchetta magica che ti mette in tasca la partita, lo spettacolo, che fa sparire le code, e gli interessi li paghi subito. Un po´ cravattari e un po´ cialtroni - di certo non filantropi - croce e ancora di salvezza di noi spettatori: sciagurati, ritardatari, a volte semplicemente polli. Sono - è brutto dirlo, ma è così - un´eccellenza italiana. Quando al concerto di Madonna in Montenegro - mancavano quattro ore allo show - i promoter locali hanno visto che sulla spiaggia di Budva si erano già piantati sciami di bagarini campani e pugliesi con in bocca la fatidica frase «compro-vendo biglietti...», hanno stretto le spalle. La stessa cosa hanno fatto i poliziotti e i giornalisti che, alle Olimpiadi cinesi, i bagarini se li sono trovati direttamente sui vagoni della metropolitana di Beitchueng, in mano una sfilza di biglietti altrimenti introvabili per le gare di atletica, 3600 yuan (350 euro) anziché 800. Tra ragazzi e donne mandarine, - figurarsi - sono spuntati loro, i "bagarini d´Italia". I professionisti dell´incetta e della rivendita last minute erano in trasferta sulla Muraglia. Girovaghi come i circensi e i giostrai. Sempre in tournée al seguito delle squadre di calcio e delle rock star. Pronti a salire in macchina o su un treno per raggiungere stadi e teatri in Italia, in Europa e nel mondo. Le loro alterne fortune si chiamano Madonna, Bruce Springsteen, Rolling Stones, la Scala e il football, le partite di campionato, i derby, le coppe europee, i campionati del mondo, gli europei, le Olimpiadi. Sono un esercito ambulante stimato oggi attorno alle 3 mila persone. Si muovono a fisarmonica: tanti, tantissimi quando c´è la puntata forte. Un numero più ristretto quando l´evento ha minore appeal. Secondo il Viminale - da quando sono stati introdotti i biglietti nominali - i bagarini sono in diminuzione. Un calo tra il 20 e il 30 per cento. Eppure continuano a assediare gli stadi, i teatri, i palazzetti dello sport, persino la metropolitana (la sera, quando chiudono le biglietterie, è successo a Milano). Non se ne sono mai andati, anzi. Molti si sono buttati (anche) su Internet. Sono diventati "scotennatori" on line. Ingrossano le loro casse su e-bay e altri siti di aste o di acquisti "low cost". Si spartiscono una torta da 40 milioni ogni anno. Volendo semplificare, - e immaginando un salario base per tutti - ogni bagarino si mette in tasca non meno di 13 mila euro a stagione (1000 euro al mese). Rigorosamente esentasse. « un fenomeno liquido e in continua evoluzione - ragiona Maurizio Marinelli, direttore del Centro studi sulla sicurezza pubblica - ma molto poco monitorato. La truffa allo spettatore è l´aspetto più evidente. A questo si aggiunge il danno a chi organizza l´evento. Ma la cosa più preoccupante sono i legami con le organizzazioni malavitose». Il bagarino è, per antonomasia, "da generazioni". Famiglie che si tramandano la non proprio nobile arte dell´arrangiarsi: comprano i biglietti in blocco molto prima dell´evento e li rivendono facendo la cresta. Altri si improvvisano. Tanto di lavoro ce n´è. Basta essere consapevoli che tornare a casa con le pive nel sacco - e cioè coi biglietti invenduti - fa parte del gioco. In principio furono i napoletani. Sono ancora loro, oggi, che rivendicano il copyright e siedono stabilmente in cima alla piramide del bagarinaggio nostrano. Tasche capienti, parlantina furbetta, modi ruvidi. C´era e c´è chi viene "unto" e mandato in missione - a fare i biglietti - per conto delle onorate famiglie dei Quartieri Spagnoli (Faiano, Russo, Teste Matte, che sono il nome di un gruppo ultrà), della Sanità (Misso, Tolomelli), di Fuorigrotta (Baratto, Cavalcanti), di Soccavo (Grimaldi) e dei tanti paesoni della cintura vesuviana. Al San Paolo vendono con un ricarico del 300 per cento una tribuna Posillipo (200 anziché 80). Agli acquirenti dei tagliandi viene persino data la possibilità di poter cambiare il nominativo dell´intestatario del biglietto attraverso una semplice procedura on-line sul sito internet www.sscnapoli.it (sito ufficiale della Società Sportiva Calcio Napoli) alla voce «cambio utilizzatore», con tanti saluti al decreto Amato. Anche lo stadio Olimpico di Roma è in mano ai napoletani. Se provi a fare concorrenza ti cacciano. Se vai a Torino per Vasco li ritrovi lì, pronti a offrirti un "prato" a 150 euro. Nella filiera una fetta importante è stata appaltata ai siciliani. Che però sono meno itineranti. Lavorano molto - e indisturbati - "in casa". A Palermo sono le cosche di Resuttana e di San Lorenzo a gestire la mafia dei biglietti. Si accaparrano blocchi di ticket (molti con la scritta "omaggio") e li rivendono con la benedizione dei boss. Che sono ingordi e amano il calcio. Il clan Lo Piccolo nel tentativo di infiltrare il Palermo scuciva alla società 100 biglietti di tribuna ogni domenica che poi venivano distribuiti alle varie famiglie mafiose. Si sono ingegnati, in Sicilia. A Catania, dove il giro - secondo la polizia - è controllato dalle famiglie Piacenti e Cursoti, l´ultima trovata è entrare allo stadio con un abbonamento che non hai mai comprato. Funziona così: il bagarino, titolare dell´abbonamento, contratta il prezzo della partita di giornata col tifoso. Raggiunto l´accordo, il tifoso entra nello stadio dall´ingresso stabilito, dove una "maschera", d´accordo col bagarino, lo accompagna. Una volta entrato, il tifoso riconsegna l´abbonamento alla maschera che lo riporta al bagarino. Affare fatto, tutti contenti. Il sistema del bagarinaggio, alla base, è lo stesso di venti anni fa. Ci sono vere e proprie "squadre" che, all´inizio dell´anno, costituiscono delle società. Mettono i soldi in comune. Come se dovessero giocare un sistemone al totocalcio. Alla fine della stagione si dividono l´incasso. Scelgono i venditori, in molti casi sono loro stessi. Fuori da San Siro, negli anni ?70, erano una specie di arredo insieme ai porchettari e ai caldarrostai. Allora si ragionava e si comprava in lire. E si facevano solo affari d´oro. Partite, concerti. Non c´erano né biglietti nominali né tornelli, Internet era una parola sconosciuta e se uno voleva vedersi lo show ma era "tutto esaurito", non c´erano storie: o andavi dal bagarino o stavi fresco. «Nel 1995 a Napoli, era Maradona, erano così tanti che ci volevano i manganelli della polizia per fendere la folla - racconta un funzionario del Viminale - Una cosa incredibile. Oggi per fortuna li abbiamo un po´ fermati, ma sono un osso duro». Erano una casta i bagarini. Abili e impuniti. Poi con l´era della globalizzazione, della Rete, delle biglietterie telematiche, con la modernizzazione e con il giro di vite sui ticket - specie per le partite di calcio -. La vita si è complicata ma neanche troppo. Hanno dovuto reinventarsi, rimettersi in gioco. Sono stati fermi un po´, e sono ripartiti. Non più una casta ma un´onda. Non più solo organizzati per clan e "famiglie" ma più autarchici, solisti. Giovani, sempre più giovani. E ingegnosi. Studenti, operai, impiegati al primo lavoro che per arrotondare si sono buttati nel business. Che adesso viaggia anche e soprattutto on line. Con il computer si lavora in anticipo (sull´evento) e dunque senz´acqua alla gola, insomma non (solo) in zona Cesarini e cioè davanti allo stadio o al teatro. «Mi faccio tutte le partite pesanti, una quindicina all´anno tra campionato e coppe - racconta Carlo, 28enne milanese, entrato nel giro da cinque anni, di mestiere venditore in una catena multilivello, 1300 euro al mese che diventano più del doppio con le domeniche e i mercoledì a San Siro - Vendo biglietti sia on line che allo stadio. Il rischio dell´invenduto c´è, perché da quando hanno introdotto i biglietti nominali la gente crede che i nostri siano falsi. Ma non è così. Sono buoni. Me li compro in anticipo, nelle rivendite ufficiali, li faccio prendere anche alla mia fidanzata e a mio fratello. E li piazzo». I bagarini si sono orizzontalizzati. Un tempo la struttura era più piramidale. Erano solo i clan campani e siciliani a mandare in giro i loro borsaneristi. Oggi le porte si sono schiuse a nuove leve e a nuove tecniche. Accanto al metodo classico delle squadre "in tour", dilaga quello virtuale. Ci sono siti dove vengono messi all´asta i biglietti per le partite o i concerti "dell´anno". La tecnica dell´incanto è un trucco. Basta farsi un giro su e-bay e affini e si troveranno offerte tipo «vendo cappellino originale di Vasco e a chi lo compra regalo biglietto per il concerto», oppure «vendo foto di Ibra e a chi la compra regalo biglietto per il derby». Magicamente, il prezzo del cappellino e della foto lievitano a 200-300 euro. Se in Cina il bagarinaggio si fa direttamente alla cassa centrale dello stadio o del teatro, senza pudore, con tanto di recapito a casa o in ufficio (è la stessa biglietteria ufficiale che, dopo avere dichiarato "esauriti" i biglietti, offre a chi telefona la "soluzione b", e cioè una bella agenzia clandestina che vende scorte di biglietti, ovviamente al doppio), in Italia si è un tantino meno sfacciati ma assai intraprendenti. Anche perché la legge non è esattamente ferrea. Sebbene sia al limite della legalità, la truffa è, di fatto, quantomeno tollerata. "All´italiana". «Mentre in passato alcune sentenze, siamo a fine anni ?80, prevedevano il reato di illecita intermediazione girovaga per chi rivendeva a prezzo maggiorato - spiega l´avvocato Carlo Zucca - , oggi l´orientamento della Cassazione è cambiato. Con due recenti sentenze, del 2006 e del 2008, gli "ermellini" hanno stabilito che chi acquista e poi rivende a proprio rischio non compie nessuna intermediazione, neppure atipica. E che se la provenienza dei biglietti non è illecita, non si configura nessun reato». E dunque: se i venditori sono in regola, acquistare tagliandi da loro è una pratica assolutamente consentita. Risultato: avanti tutta. I bagarini si danno da fare in terra come in cielo. Ryanair ha denunciato alla Commissione europea i rincari stratosferici effettuati dalle agenzie "raschia-schermi" che vendono i prezzi aerei della compagnia low-cost a prezzi gonfiati. Sui siti Bravofly.com, Edreams. com, Volagratis.com e Wegelo.com i ticket venivano spacciati al 200-300% del loro prezzo effettivo. Dietro ai portali, anche ingegnosi piazzisti italiani. Così l´ultimo stadio ha messo le ali.