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 2008  dicembre 08 Lunedì calendario

Il presidente eletto Barack Obama ha promesso di salvare o creare 2,5 milioni di posti di lavoro in 2 anni

Il presidente eletto Barack Obama ha promesso di salvare o creare 2,5 milioni di posti di lavoro in 2 anni. Stime sul costo di questo suo programma parlano di 500 miliardi di dollari. Ma sorge una questione importante: quanto di questo colossale piano si disperderà all’estero, creando lavoro in Cina, Germania o Messico invece che negli Usa? Perché gli Stati Uniti negli ultimi 25 anni sono diventati ”l’ultima spiaggia del consumo” per l’economia mondiale. Le importazioni sono cresciute dal 9% al 19% del Pil, e il valore dei prodotti importati ora equivale al 40% delle esportazioni del Paese. Trovare prodotti come vestiti o elettronica non stranieri, in Usa, ormai è quasi impossibile. Così il piano di stimolo fiscale rischia di essere disperso nell’economia globale, riducendo l’impatto sui posti di lavoro statunitensi. Per evitarlo il pacchetto dovrebbe prevedere una serie di regole che assicurino che la ricaduta dell’investimento pubblico sia una crescita dei posti di lavoro in America. Condizioni che renderanno più costosa la misura e faranno pensare a una retromarcia pesante degli Usa dal libero scambio mondiale. Il dibattito in corso sul principio del ”buy american” è una questione fondamentale: la crisi finanziaria è stata causata, in gran parte, dal fatto che gli statunitensi prendevano in prestito migliaia di miliardi di dollari dal resto del mondo per comprare macchine, vestiti e carburanti importati, mentre i posti di lavoro finivano all’estero. Finché questa situazione non cambia, una causa fondamentale della crisi resta. Il fatto è che Obama non riuscirà a riportare negli Stati Uniti quel lavoro manifatturiero che il Paese si è lasciato scappare (in 10 anni il numero di operai degli Usa è crollato da 17 milioni a 13 milioni). L’idea di dare più soldi ai consumatori tramite gli ammortizzatori sociali conferma infatti la visione degli ”statunitensi consumatori”, e non ”lavoratori”. Anche il progetto di investire in infrastrutture, sanità ed energia verde punta a mettere soldi in settori in cui i posti di lavoro tendono a spostarsi rapidamente all’estero, se non controllati dalla legge.