Economist, 22 novembre 2008, 22 novembre 2008
Non esiste un buon momento per mettersi a fare le risse all’interno di un consiglio d’amministrazione
Non esiste un buon momento per mettersi a fare le risse all’interno di un consiglio d’amministrazione. Ma l’eclettico Sir Stelios Haji-Ioannou ha deciso di dichiarare guerra ai vertici dell’easyJet con effetti potenzialmente distruttivi. L’industria del volo è in crisi per l’estrema volatilità del petrolio e la contrazione della domanda. Trenta compagnie hanno già chiuso quest’anno, e per l’anno prossimo si prevedono altrettante bancarotte. EasyJet, nata 13 anni fa, potrebbe stare tranquilla: ha un bilancio solido, un flotta moderna e costi operativi estremamente bassi, è posizionata molto meglio delle sue rivali e può agevolmente attraversare la tempesta della crisi. L’ultima cosa di cui ha bisogno è una distruttiva lotta interna sulle strategie. Precisamente quello che sembra intenzionato a cavalcare il cipriota Sir Stelios. Stelios controlla il 38% di easyJet e ha sferrato il suo attacco il 13 novembre, dichiarando che l’azienda dovrebbe abbandonare il piano di espandere la flotta durante la recessione. Quindi ha chiesto che il vettore decida di pagare i dividendi dal 2011, abbandonando l’abitudine di reinvestire gli utili nella crescita interna. Infine ha insistito per inserire due propri rappresentanti nel cda, e ha minacciato il presidente Colin Chandler di prendere il suo posto. La protesta di Stelios ha fatto un passo avanti la settimana scorsa: alla vigilia dell’approvazione del bilancio di easyJet ha fatto sapere che lui non lo avrebbe votato, contestando il valore dell’operazione Gb Airways, una acquisizione di un vettore minore completata dal suo gruppo quest’anno. Stelios ha spiegato che vuole un approccio più cauto, perché i prossimi tempi saranno molto difficili. Altri dicono che il suo vero interesse sia l’ottenimento del dividendo (che il cda non vuole distribuire), che gli servirebbe per pagare altre operazioni personali. Altri ancora ipotizzano che voglia fare crollare il valore delle azioni per prendere il controllo della maggioranza assoluta del gruppo.