Stefano Sansonetti, ItaliaOggi 28/11/2008, pagina 6, 28 novembre 2008
ItaliaOggi, venerdì 28 novembre 2008 Chi ci fa un affare non da poco è MasterCard. Perché dietro l’operazione della carta sociale, lanciata dal ministro dell’economia, Giulio Tremonti, per dare un po’ d’ossigeno ai pensionati più poveri, si delinea il colpo messo a segno dal colosso delle carte di credito
ItaliaOggi, venerdì 28 novembre 2008 Chi ci fa un affare non da poco è MasterCard. Perché dietro l’operazione della carta sociale, lanciata dal ministro dell’economia, Giulio Tremonti, per dare un po’ d’ossigeno ai pensionati più poveri, si delinea il colpo messo a segno dal colosso delle carte di credito. Il tutto a spese della grande distribuzione, che alla fine della fiera sarà costretta a pagare un conto non indifferente. Il percorso è semplice. Secondo quanto ha calcolato Federdistribuzione, l’associazione di settore, per ogni acquisto che verrà effettuato attraverso la carta sociale, dovrà essere pagata una commissione a MasterCard, regista dell’operazione. Questo «obolo», secondo una stima dell’associazione, ha un peso medio dell’1,2%, calcolato sulla base dei valori delle commissioni interbancarie. Ora, la social card, nata da un’idea del direttore generale del Tesoro, Vittorio Grilli, porta in dote 40 euro al mese, che moltiplicati per 12 mesi fanno 480 euro all’anno. I contribuenti poveri interessati, secondo quanto ha fatto sapere lo stesso ministero dell’economia, sono 1 milione e 300 mila. Se si moltiplica 480 per questa cifra, si ottiene una spesa annua potenziale, finanziata dalla carta, di 624 milioni di euro. La commissione dell’1,2%, applicata a questo stock di risorse, fa 7 milioni e mezzo di euro, che appunto rappresentano il lauto gettone incassato da MasterCard. L’altra faccia della medaglia, quella negativa, è che a dover pagare questi 7,5 milioni sarà il settore della grande distribuzione, ovvero tutti quegli esercizi convenzionati che hanno aderito ben volentieri all’iniziativa del ministro, offrendo anche uno sconto del 5% sui 40 euro mensili di acquisti tramite social card. Ma per la distribuzione, ed è questo il punto, caricarsi addosso anche l’1,2% di commissione, con cui andare a riempire le casse di MasterCard, a questo punto diventa un po’ troppo. Al punto che Federdistribuzione ha chiesto a Tremonti di sobbarcarsi questo peso, ricevendo come risposta un drastico niet. Per carità, non che esercizi e commercianti vari contestino i margini di guadagno della società delle carte di credito. Certo è che dopo aver aderito con convinzione all’iniziativa tremontiana, e dopo aver messo sul piatto anche uno sconto del 5%, il settore si attendeva un po’ più di attenzione. Cosa che al momento non si vede nemmeno all’orizzonte. Della stessa opinione, naturalmente, sono anche tutte quelle Coop che si sono lanciate nell’avventura della social card. A non andare giù, poi, è il mancato coinvolgimento nell’operazione degli altri settori della filiera. Per esempio, ha detto nei giorni scorsi Federdistribuzione, non è stata per niente digerita l’esclusione dell’industria, «sempre e inspiegabilmente estranea a questo tipo di operazioni». Sta di fatto che il meccanismo è ormai ai nastri di partenza. A regime il costo della social card sarà di 450 milioni di euro all’anno, ma le risorse trovate finora sono anche maggiori. Si tratta di qualcosa di più di un miliardo di euro, alimentato da versamenti volontari di Eni (200 milioni) ed Enel (50 milioni), dai proventi della Robin tax (circa 170 milioni) e da provvedimenti vari (oltre 600 milioni). La platea, di 1,3 milioni di cittadini delle fasce più deboli, è rappresentata dai pensionati oltre i 65 anni con un reddito annuo fino a 6 mila euro, dai pensionati oltre i 70 anni con redditi fino a 8 mila euro e dalle famiglie con bambini sotto i tre anni con redditi fino a 6 mila euro (determinati sulla base degli indicatori Isee). Stefano Sansonetti