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 2008  novembre 28 Venerdì calendario

Alla fine se ne è andato quatto quatto. Dopo il pranzo galeotto con Berlusconi, complice la segretaria di Cesa amica di quella del Cavaliere, che avrebbe dovuto restare segreto, Francesco Pionati era sparito per un paio settimane

Alla fine se ne è andato quatto quatto. Dopo il pranzo galeotto con Berlusconi, complice la segretaria di Cesa amica di quella del Cavaliere, che avrebbe dovuto restare segreto, Francesco Pionati era sparito per un paio settimane. Ormai destituito da portavoce dell’Udc (così come la segretaria, prontamente licenziata), si era poi ripresentato a Montecitorio come se nulla fosse per fare il suo dovere di deputato. Finché ieri a via Due Macelli i funzionari del partito hanno saputo della sua fuoriuscita dai cronisti che chiedevano un commento. E ad alcuni è subito venuto a mente quando a lasciare era stato Marco Follini e Pionati parlò di «bieco trasformismo» e, non pago, incaricò il segretario provinciale della sua natale Avellino di far spedire a tutti gli iscritti a Roma una cartolina indirizzata al transfuga: «Vergogna! Restituisci il voto con gli interessi». Adesso è Michele Vietti a chiedergli di dimettersi, «diversamente saremmo in presenza di una scelta trasformista che, siamo certi, non gli appartiene». Proprio Vietti, fin dal principio geloso di quell’ultimo arrivato, più visibile in tv dello stesso segretario Cesa. Va beh che era portavoce, ma Pionati nelle comparsate ha un’abilità speciale maturata da pastonista principe. In fondo è quasi la stessa cosa. Arriva in sala stampa a Montecitorio all’ultimo momento, con l’accento irpino approccia i colleghi che conosce da una vita con un «fratello mio!» che gli è valso un soprannome e il titolo di ispiratore dell’omonimo fan club. Un tempo riusciva così a pescare in quattro e quattr’otto dai «fratelli» dei vari tg i «sonori» dei politici da inserire nel suo pastone. Accanto agli «stand up» dai toni simili alle esternazioni da portavoce Udc che i colleghi (ai quali ogni estate offre una bella festa nel suo attico) amabilmente gli concedevano. Non l’ha inventata lui, quella minestra televisiva nostrana dove galleggiano facce e parole di politici cucite insieme dal «pastonista». Ruolo che Pionati ha però impersonato per un anni, prima in tandem con Marco Frittella (uno per il centrodestra, l’altro per il centrosinistra), dal 2002 da solo, protagonista unico del «panino» inventato con Mimun a capo del Tg1, che lo ha anche fatto vicedirettore. Famoso l’incipit «Polo compatto, Ulivo diviso», poi diventato «Polo compatto, Ulivo lacerato». E sì che in origine Pionati è medico. Ma a 24 anni è assunto in Rai con una borsa di studio, dopo un anno è al Tg1, dopo altri 4 è giornalista parlamentare. Non gli nuoce la parentela dc: figlio del sindaco di Avellino negli anni del terremoto, Nicola Mancino è suo vicino di casa, Ciriaco De Mita è suo padrino, testimone di nozze. E passa per essere il suo sponsor, anche se il nostro da anni cerca di prenderne distanza. Tanto di amici ne ha a iosa in entrambi i poli, specie tra gli ex Dc del centro. Così per fare il gran salto si rivolge a Casini, che lo prende con sé («Siamogli riconoscenti») mentre il Cavaliere nicchia («Ci serve di più lì»). «Al momento il nostro obiettivo è costruire un movimento aperto che raccolga chi nell’Udc non vuole andare a sinistra» dice ora, annunciando la sua Alleanza di centro. Nuovo movimento che si aggiunge ai Popolari e liberali di Giovanardi, ai Cristiano popolari di Baccini (ex Udc già passati al Pdl) nonché alla Nuova Dc di Rotondi. Quattro sigle che Berlusconi vorrebbe unificare ma per ora restano tali. Anche perché il progetto vero di Pionati è candidarsi a sindaco di Avellino «fuori dalla logica dei partiti» come raccontò qualche mese fa. Sarebbe un modo per togliere terreno a un candidato di De Mita, lasciato nell’Udc. Maria Grazia Bruzzone