Tahar Ben Jelloun, la Repubblica 28/11/2008, 28 novembre 2008
TAHAR BEN JELLOUN PER LA REPUBBLICA DI VENERDì 28 NOVEMBRE 2008
La sfida del Qatar nasce il Louvre dell´arte islamica
L´Arabia Saudita ha La Mecca, il Qatar ha il più bel museo d´arte islamica del mondo. Bello in quanto monumento, capolavoro architettonico, è l´ultima opera del famoso architetto cinese Ming Pei quello della piramide del Louvre. Lo considerava un lavoro difficile perché bisognava puntare su una modernità coerente restando nell´essenza e nello spirito dell´architettura islamica. Doveva giocare con la luce del deserto, che in certi momenti l´architettura trasforma in ombra. Diceva: «Con il sole, non c´è bisogno d´altro: basta scoprire tutte le sfaccettature che quella luce offre». Si ispirò a certe moschee che uniscono modestia, semplicità e austerità, come quella del Cairo. Diceva che la modernità non doveva ignorare il passato e che quel progetto gli aveva fornito l´occasione per immergersi nello studio dell´Islam; riconosceva che, prima, ne sapeva ben poco.
un museo bello e importante per i tre piani in cui sono esposti pezzi rari e magnifici del patrimonio musulmano provenienti da diverse epoche e da tre continenti: l´Asia, il medio e l´estremo Oriente, l´Africa del Nord. Qui si possono vedere le prime pagine del Corano, scritte verso la fine del VII secolo. Tra i pezzi pregiati dell´esposizione anche un telo di seta e oro che serviva come decorazione da parete per tende alla fine del XIII secolo, proveniente dall´Asia centrale. Le miniature persiane del XVI secolo e un buon numero di tappeti persiani altrettanto affascinanti, anch´essi risalenti a quel XVI secolo così fecondo per la creazione artistica. Bisogna dire che nel museo è particolarmente ricca la presenza dell´Iran. Ci si rende conto di quanto la cultura persiana abbia dominato il mondo musulmano, cosa che peraltro rende incomprensibile l´attuale evoluzione politica di quel grande paese.
Anche la Turchia è presente con le sue ceramiche del XVI secolo e le tappezzerie del XVII, le ceramiche di Iznik e i gioielli ottomani di smeraldo. L´India brilla con un pezzo magico: una collana del 1607. Davanti a questo capolavoro della gioielleria ci si perde a fantasticare su quell´epoca in cui questa religione e i suoi popoli sapevano privilegiare la bellezza e l´arte in generale rispetto alla politica. E poi c´è il tappeto più grande che si possa immaginare, lungo 15,96 metri per 3,25 di larghezza, tessuto in India nel XVII secolo: una meraviglia che commuove fino alle lacrime. Le lampade da moschea mamelucche e i vasi di cristallo egiziani del XIII secolo, per non parlare dei velluti e broccati di Bursa tessuti a mano del XVII secolo, che poi Venezia ha adottato e riprodotto.
Altri pezzi provenienti dall´Egitto, dalla Siria, dall´Iraq e dall´Andalusia araba completano questo panorama impressionante, che oggi risuona non come un ritorno verso un passato glorioso ma come la presenza e il contributo di una cultura al patrimonio della civiltà universale. Bisogna che i giovani dei paesi musulmani in fermento vengano a visitare questo museo. Naturalmente non ci verranno da soli, ma perché non organizzare dei viaggi per questa gioventù che non sa neppure che i propri antenati hanno dato tanto al mondo? Attraverso la cultura si può lottare contro l´ignoranza e le sue conseguenze, come il fanatismo.
Il senso politico di questo museo è chiaro: si inserisce nel progetto di porre la cultura al centro dello sviluppo. Non è andata così in diversi paesi arabi i cui mezzi finanziari sarebbero potuti servire a illustrare e valorizzare il patrimonio di questa civiltà. Il Qatar ha puntato molto presto sull´educazione e sulla cultura, come dimostra questo museo ardentemente voluto dall´Emiro del Qatar Sheikh Hamad bin Khalifa al-Thani e da sua moglie, presenti all´inaugurazione del 22 novembre insieme alla figlia nominata presidentessa del museo.
A Doha si costruisce giorno e notte. Grattacieli di una modernità impressionante si slanciano sul lungomare. Un´architettura audace, innovativa, bella, che rende quel tratto di deserto un luogo di creazione e immaginazione. Mentre Dubai sviluppa il turismo e il lusso, Doha, senza trascurare il mondo degli affari, investe nel sapere e nell´arte, distinguendosi dagli altri Stati del Golfo (il museo del Kuwait, distrutto dall´invasione irachena nel 1990, non è ancora restaurato). Questo museo unico al mondo (tolto quello di Londra e un padiglione del Louvre che contengono opere di arte islamica) attirerà molti visitatori. Insomma, non si andrà in Qatar solo per affari ma anche per scoprire questo monumento e le magnifiche opere esposte nell´allestimento curato dal grande scenografo Jean-Michel Wilmotte. Ci si andrà anche per ammirare il capolavoro di Ming Pei, che è già un gran successo e un´opera d´arte di per sé. Il Qatar dà il buon esempio al resto del mondo arabo ricco mostrando che senza cultura lo sviluppo economico manca di spessore. L´emirato di Abu Dhabi lo ha capito e ha deciso di costruire una replica del Louvre e una nuova sede del Guggenheim sulla sabbia.
(traduzione di Elda Volterrani)