Stefano Arcobelli, La Gazzetta dello Sport 28/11/2008, 28 novembre 2008
Trattenete il respiro: quante volte si dice... L’ultimo record in apnea (statica) fa discutere anche il giorno dopo: Gianluca Genoni mercoledì nella piscina mantovana di Goito ha fissato il nuovo primato in 18’03"69
Trattenete il respiro: quante volte si dice... L’ultimo record in apnea (statica) fa discutere anche il giorno dopo: Gianluca Genoni mercoledì nella piscina mantovana di Goito ha fissato il nuovo primato in 18’03"69. Lo stesso sub varesino non s’aspettava tanto interesse mediatico, lui che di record nei fondali marini ne ha migliorati in serie: «Davvero molte persone mi hanno chiesto come ho fatto ». E, soprattutto, perché. Ricerca L’impresa sportiva è la parte visibile di una ricerca scientifica della Dan Europe effettuata su una quarantina di persone: «Cercavamo proprio questi risultati – spiega il coordinatore Massimo Tieri – e cioè che con un fisico particolare e allenato, il corpo umano può raggiungere questi limiti». Prossimo obiettivo: i 20 minuti senza respirare. In che modo? Il corpo umano regolarmente dispone di un 21% di ossigeno: aggiungerne un 80% è come riempire un serbatoio di benzina che passa dal 21% al "pieno": «Se a fare questa scorta di ossigeno è un campione dalle capacità polmonari di Genoni (che dispone di non meno di 9 litri rispetto ai 5-6 di una persona comune, ndr) il riscontro c’è, ed è un risultato notevole. Cercavamo un riscontro, una correlazione tra apnea ed edema polmonare. Fondamentale, però, è che a sottoporsi a queste prove siano atleti preparati, sotto controllo, con un certo percorso. Evitare l’emulazione ». Il medico della nazionale di nuoto, Lorenzo Marugo, conferma: «Sì, attenti, sarebbe un gioco pericoloso». Il record si costruisce così: «Primo, bisogna immagazzinare più ossigeno possibile attraverso il volume polmonare e l’iperventilazione. Secondo: bisogna far consumare ossigeno meno possibile soprattutto dai muscoli, e con un totale rilassamento muscolare. Terzo: bisogna essere allenati anche mentalmente. Quarto: solo così si riducono le pulsazioni cardiache a 30 al minuto in modo da entrare in una situazione di semi-trance». Limiti Non c’è il rischio che si oltrepassi il confine? «Infatti bisogna mantenere la percezione del proprio stato fisico, in breve non bisogna scollegarsi del tutto a ridurre alle funzioni essenziali gli imput, e tenersi pronti a emergere quando l’ossigeno sta per finire». Qualcuno in piscina si diverte a stare troppo tempo sott’acqua: «Non sono infrequenti i casi di sincope, di perdita della conoscenza e di morte, dunque bisogna stare molto attenti». La differenza tra i 5’ possibili di normale resistenza di un normale nuotatore risalta a confronto con i 18’ di Genoni anche se, come ammette Marugo, «già 18’ sembra una durata al di là dei limiti umani». Il test nato come studio scientifico e diventato record del mondo, fa infine dire a Genoni, con 6 anni di esperienze e record, che comunque «in mare è tutt’altra emozione col silenzio del mare e la risalita verso la luce. Ho avuto paura? Un po’ è necessaria per mantenere la tensione, anche per chi ha toccato i 150 metri di profondità».