Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  novembre 28 Venerdì calendario

MILANO

«Il mio compenso? Non lo conosco: ho accettato l’incarico al buio» aveva risposto il commissario Augusto Fantozzi a Rai Tre, ospite dieci giorni fa da Fabio Fazio a «Che tempo che fa». E ieri lo ha ripetuto dopo la richiesta dell’opposizione di chiarire se sia vera o meno l’indiscrezione sui 15 milioni: «Le cifre non sono basate su dati di fatto». Parole «puntuali e precise » ha confermato Palazzo Chigi in una nota che ha anche aggiunto che il «compenso sarà definito con provvedimento della presidenza del Consiglio a fine procedura».
Insomma, nemmeno il commissario sa quanto verrà pagato. Una situazione «fantozziana» aveva ironizzato Fazio con lo stesso Fantozzi. Solo più avanti sarà possibile fare il calcolo sulla base della legge 270 del ’99, meglio nota come Prodi Bis, basandosi sugli attivi recuperati (cioè più si recupera, più si guadagna) e sulla gestione del passivo. E si potrà allora scoprire se i 15 milioni circolati sono senza senso anche come ordine di grandezza. Ora, al limite, potrebbe esserci una forchetta di massima basata sulle stime del recupero.
Ma, Alitalia a parte, il compenso dei commissari delle aziende in amministrazione straordinaria è sempre stato oggetto di polemiche e interrogazioni parlamentari. E anche di qualche paradosso. Già nel 2006 sulla notizia che lo «stipendio» di Enrico Bondi per il salvataggio della Parmalat era stato quantificato in 32 milioni di euro arrivò la precisazione di Antonio Marzano, l’ex ministro padre della legge 347 del 2003. In realtà, aveva sottolineato Marzano, il calcolo (giusto) del compenso, che deve essere inteso comprensivo di tutta l’attività dall’inizio alla fine e anche di eventuali consulenze e staff di cui il commissario si vuole dotare, è definito dalla Prodi- bis. Il decreto Marzano, usato con una ulteriore modifica anche nel caso Alitalia, aveva però introdotto il «supercommissario », cioè una figura unica che certo contribuisce allo stupore di fronte alla cifra del compenso unico. Basta infatti risalire a ritroso il percorso dei crac per trovare nel novembre del 2002, cioè 13 mesi prima del fallimento dell’azienda di Calisto Tanzi, una squadra di ben tre commissari per la Cirio: Mario Resca, Attilio Zimatore e Luigi Farenga. Che peraltro, a parte un piccolo acconto dato nel 2003, non hanno ancora visto i soldi del proprio compenso (per questo motivo non ancora noto). E questo nonostante la vendita degli asset sia conclusa da tempo. Situazione in cui si troverebbero anche altri liquidatori. Un problema di finanze pubbliche? No, perché i compensi non vengono dallo Stato ma sono pagati dalle stesse aziende, cioè dai creditori. In questo senso, per l’Alitalia, una parte ricadrebbe sul Tesoro.