VArie, 27 novembre 2008
FARE 27/11/2008 (8:20) - PERSONAGGIO
Storia di A., suicida a 14 anni
Una vita spezzata
+ "Giovani incapaci di chiedere aiuto"
Timida e forte, usciva poco e a Facebook preferiva i Tokyo Hotel e i dolci. A Torino un dramma senza perchè
GIULIA VOLA
TORINO
l’unica certezza della vita. L’incognita è quando. Non lo è stato per A. che a 14 anni ha deciso il giorno, l’ora, il modo e le parole con cui morire. «Vi chiedo scusa, vi voglio bene. Un abbraccio alle mie sorelline». E poi un salto nel vuoto dopo una tappa in un’esistenza silenziosa, al riparo dalle frivolezze ma non dalle tragedie. Perché la morte, a casa di A., centro di Torino, è entrata come una folata di gelo più di una volta, l’ultima poco tempo fa quando lo zio aveva deciso di farla finita. Nello stesso modo.
Lei non era su Facebook, né su mySpace. Ogni tanto chattava con i suoi amici, scriveva email e sms. Ma niente di più: nell’etere non è rimasta incastrata nessuna foto di lei al mare o dell’ultimo disco comprato. Preferiva raccontare agli amici quanto le piacessero i Tokyo Hotel e quanto trovasse carino Bill Kaulitz, il leader del gruppo musicale. Non andava ai concerti, passava il pomeriggio in casa, usciva poco la sera e non amava nessuno sport. Preferiva chiedere alla vicina di casa un libro o come le stava un vestito piuttosto che imitare una modella.
Vestiva di nero, ma non era dark. Adorava le collane di perline e lo smalto sulle unghie. Aveva appena tagliato i capelli, da grande avrebbe voluto farlo di mestiere. Le piacevano i dolci e «i suoi genitori le facevano trovare un cioccolatino tutti i giorni. A lei come alle due sorelline». La sua era una famiglia unita: «Da quando mio marito mi ha lasciata - racconta la vicina - ogni tanto A. mi portava un piatto di pasta».
Era timida e riservata, era «piccolina come me e bellissima» racconta il suo amore delle medie. Quello che all’inizio non è corrisposto, poi chissà. Davanti alle rose e ai gigli, al peluche di gatto silvestro e all’angioletto appoggiati alla porta di casa, lui tira fuori il cellulare, apre i messaggi e inizia a raccontare: «Non era facile capirla. Su di lei circolavano voci cattive. Ha dovuto anche cambiare numero di cellulare. Poco alla volta mi sono reso conto che provavo qualcosa per lei. La sera prima le ho chiesto se potevamo vederci alle giostre. Ary mi ha mandato un messaggino "poi ne parliamo" diceva e poi "Ti voglio bene"».
Del fidanzatino diciassettenne che l’avrebbe lasciata dopo una storia di due mesi nessuno sa nulla: «Non lo conoscevo - racconta l’amore delle medie - ma non avrebbe mai fatto una cosa così per una storia andata male, era forte». La sua «migliore amica delle medie» confida che «aveva già pensato al suicidio. Due anni fa me ne aveva parlato ma poi aveva cambiato idea grazie a noi». Arrivano altri amici, incollano al portone un cartellone azzurro: «Sarai per sempre nei nostri cuori». Da un balcone esce la voce di De Andrè: «Signori benpensanti spero non vi dispiaccia se in cielo, in mezzo ai santi, Dio fra le sue braccia soffocherà il singhiozzo di quelle labbra smorte che all’odio e all’ignoranza preferirono la morte».