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 2008  novembre 27 Giovedì calendario

Thailandia, i militari in campo «Basta caos, elezioni subito» Il premier Somchai replica: «Il mio governo è legittimo» Il generale Anupong: «Non serve un altro colpo di Stato»

Thailandia, i militari in campo «Basta caos, elezioni subito» Il premier Somchai replica: «Il mio governo è legittimo» Il generale Anupong: «Non serve un altro colpo di Stato». Migliaia di turisti bloccati nella I turisti se ne vanno, i manifestanti no, il governo neppure. In Thailandia la terza giornata dell’«assalto finale» orchestrato dall’opposizione serve a ingarbugliare ancora di più la situazione. I manifestanti in giallo, che in nome del re pretendono le dimissioni del primo ministro, continuano a occupare l’aeroporto internazionale Suvarnabhumi: in mattinata si aggiravano fra i 3-4 mila turisti bloccati offrendo qualche tramezzino, ma l’«ideologo» dell’Alleanza popolare per la democrazia (Pad), Suriyasai Katasila, dichiarava che «ce ne andremo solo quando se ne sarà andato anche il premier Somchai Wongsawat». I viaggiatori, però, durante la giornata sono stati evacuati, in direzione di scali funzionanti. Intorno, un paesaggio desolato e la beffa dei volantini distribuiti dai ribelli: «L’Alleanza popolare si scusa per il disagio arrecato...». Hanno parlato i militari, nel caos. Sono stati rassicuranti ma perentori. La parte rassicurante: «Non serve un altro colpo di Stato, ci stiamo limitando a dare un suggerimento all’esecutivo», ha dichiarato Anupong Paochinda, numero uno delle forze armate, uomo che conosce le cose di cui parla, visto che l’ultimo (incruento) golpe di una lunga serie (spesso cruenta) risale a due anni fa. La parte perentoria: «Per trovare una soluzione alla crisi, il governo deve sciogliere il parlamento e indire nuove elezioni». Il primo ministro, dal canto suo, ha detto che non la pensa così. Somchai è rientrato dal vertice dei Paesi del Pacifico che si è tenuto in Perù atterrando a Chiang Mai (nel nord del Paese) e ha replicato al generale Anupong: non ci saranno dimissioni né elezioni. Il capo della protesta, Sondhi Limthongul, ha insistito: prima lui lascia l’incarico, poi possiamo trattare. Niente, Somchai sfida piazza e militari: «Questo è un governo legittimo. E comunque la mia posizione non conta. Ciò che conta sono i valori democratici». Verso sera la polizia ha annunciato che negli scontri tra fazioni – da una parte il Pad, dall’altra i sostenitori del governo e dell’ex premier contumace Thaksin Shinawatra – è morta una persona. In mattinata, dopo gli spari di ieri, erano esplose alcune bombe tra i manifestanti, non troppo potenti ma sufficienti per aggiungere nuovi feriti a quelli di ieri. E ferita è anche l’economia thailandese: il turismo, con il suo milione di addetti e il 6% del pil del Paese, si avvia a dimezzare il giro d’affari previsto. Hanno pesato gli aeroporti bloccati già in estate a Phuket, ha dato il suo contributo la guerricciola sfiorata per il controllo del tempio khmer di Preah Vihear, sul confine cambogiano. Per i vertici dell’autorità competente, se si va avanti così l’alta stagione frutterà circa 3 miliardi e mezzo di dollari, la metà delle previsioni. Come i manifestanti e il primo ministro, anche i conti della Thailandia rischiano di non andare da nessuna parte.