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 2008  novembre 27 Giovedì calendario

Costo del denaro, scatta l’offensiva Europa-Cina MILANO – Per la Cina è il quarto tagli dei tassi d’interesse nel giro di poco più di due mesi

Costo del denaro, scatta l’offensiva Europa-Cina MILANO – Per la Cina è il quarto tagli dei tassi d’interesse nel giro di poco più di due mesi. Per l’Europa sarà invece il terzo intervento, dopo quello concordato con la Fed e la Bank of England dell’ 8 ottobre e quello «autonomo» d’inizio novembre. All’indomani del maxi piano da 800 miliardi di dollari lanciato dalla Federal Reserve per ridare fiato al credito verso i consumatori americani, ieri sia Pechino sia Francoforte sono tornate all’offensiva contro la crisi economica. «Siamo pronti a ridurre il costo del denaro», ha confermato il presidente della Bce, Jean Claude Trichet. L’Eurotower lo farà durante la riunione del board della prossima settimana. Le attese sono di una riduzione dello 0,50%, ma alcuni analisti si spingono a prevedere 75 punti base in meno, tanto da portare i tassi di riferimento dall’attuale 3,25% a 2,50%. Ma ancora più consistente è l’intervento deciso ieri dalla People Bank of China (la Banca del popolo, cioè l’istituto centrale cinese), che ha ridotto i tassi di 108 punti base, portando il costo dei crediti a un anno al 5,58% e quello dei certificati di deposito annui al 2,52%. E’ la discesa più consistente da oltre un decennio (accompagnata da un allentamento delle riserve obbligatorie che le banche devono tenere in rapporto ai prestiti erogati), segno evidente della preoccupazione di Pechino per il forte rallentamento della crescita economica, stimata per quest’anno dall’Ocse non superiore al 7,5%, il ritmo più basso dal 1990. Proprio per rilanciare i consumi Pechino ha messo in campo lo scorso 9 novembre un piano di stimolo da 4 mila miliardi di yuan, poco meno di 600 miliardi di euro. E dall’America, sempre ieri sono giunti nuovi segnali sul peggioramento della situazione sia per i consumatori che per le aziende. Il Dipartimento del Commercio ha misurato a ottobre un crollo del 6,2% negli ordinativi di beni durevoli, il maggior calo dall’ottobre 2006. Altrettanto negativo è lo scenario delle spese dei consumatori (che rappresentano il 70% del prodotto interno lordo): il mese scorso la discesa è stata dell’1%, a fronte di un aumento del reddito procapite dello 0,3% e di un incremento dei risparmi pari al 2,4% del reddito. E’ insomma evidente come gli americani, spaventati dalle prospettive, stiamo mettendo da parte i loro soldi anziché fare acquisti. Ma dagli Usa è arrivata ieri anche l’indicazione dell’uomo a cui Barack Obama affiderà la guida dell’Economic Recovery Advisory Board, il panel che dovrà affronterà l’emergenza economica e, dunque, coordinare il maxi piano di rilancio che la nuova amministrazione sta mettendo a punto. La scelta del presidente entrante è caduta di Paul Volcker, il banchiere che ha combattuto in prima linea la grande inflazione degli anni ’70, guidando la Federal Reserve sia sotto la presidenza democratica di Jimmy Carter sia con quella repubblicana di Ronald Reagan. «E’ uno che picchia - lo ha descritto ieri Obama in conferenza stampa - e sembra che abbia idee molto decise ». Di certo, vista la sua riconosciuta autorevolezza, si tratta di una nomina che Wall Street ha salutato con favore. Tanto che l’indice Dow Jones ha chiuso in rialzo del 2,9%, lo S&p’s 500 del 3,5% e il Nasdaq 4,5%. Giancarlo Radice