Scheda del redattore e articolo di Elsa Vinci, la Repubblica 27/11/2008, 27 novembre 2008
Il 22 maggio 2008 Stefano Lucidi, romano di 34 anni, passò con il rosso all’incrocio di via Nomentana con viale Regina Margherita, a 90 km orari
Il 22 maggio 2008 Stefano Lucidi, romano di 34 anni, passò con il rosso all’incrocio di via Nomentana con viale Regina Margherita, a 90 km orari. Investì e uccise due giovani fidanzati di 22 anni, Alessio Giuliani e Flaminia Giordani. Era alla guida della Bmw del padre senza patente e sotto effetto di sostanze stupefacenti. Al suo fianco Valentina Giordano, figlia dell’ex calciatore della Lazio Bruno Giordano e di Sabrina Minardi. Dopo l’impatto, Lucidi scappò senza soccorrere i due ragazzi. La mattina dopo, convinto dal padre, si costituì. Il processo si è svolto con rito abbreviato. Il pm Lasperanza aveva cheisto 14 anni di reclusione. Il 27 novembre il gup Marina Finiti ha condannato Lucidi a 10 anni per omicidio volontario. ELSA VINCI PER LA REPUBBLICA ROMA - Lui passa col rosso e uccide una ragazza. Per la prima volta la condanna non è per omicidio colposo, cioè per incidente, ma per omicidio volontario. Luca Palamara, presidente dell´Associazione nazionale magistrati e pubblico ministero a Roma, c´è qualcosa che sta cambiando? «Non entro nel merito delle singole vicende giudiziarie, tuttavia posso sottolineare che l´elemento discriminatorio tra il colposo e il volontario è appunto la presenza della volontà. Il compito del giudice è ricostruire i fatti ed applicare ad essi la regola di diritto. Nel caso Lucidi, il gip ha riconosciuto il dolo eventuale, che è una precisa figura giuridica». Il dolo eventuale è l´accettazione di un rischio. « l´accettazione del rischio che un evento possa verificarsi. Cioè l´autore di un fatto decide di agire a costo di provocare un evento anche drammatico. Traduzione: se mi affaccio da una finestra e lancio una bottiglia perché di sotto c´è gente che fa chiasso, accetto il rischio che posso far male a qualcuno. E se quella bottiglia la lancio lo stesso sapendo che posso ferire o uccidere, c´è dolo. Diverso è il caso del lanciatore di coltelli». Anche lui si assume un rischio. «Sì, ma non vuole fare male a nessuno. Tira la lama sicuro di non colpire la persona che sta al centro del muro. Questo è l´elemento discriminante. Il lanciatore di coltelli compie un gesto che può essere pericoloso ma confida nella sua abilità, il suo scopo è dimostrare di essere tanto bravo da scagliare un pugnale e non ferire, non sfiorare neppure la persona di fronte». Se accade? «Quella del lanciatore di coltelli che sbaglia è una "colpa cosciente", che è un´altra categoria giuridica. Ma facciamo ancora un esempio di colpa cosciente: io abile guidatore faccio un sorpasso ad alta velocità, so che sto facendo qualcosa di rischioso ma confido nella mia capacità e dunque mi rappresento la possibilità che l´evento lesivo non accada, ne sono sicuro perché faccio di tutto per evitarlo. L´accertamento della volontà è uno dei lavori del giudice». Per il rogo della ThyssenKrup, l´amministratore delegato sarà processato per omicidio volontario. Di solito le morti sul lavoro sono affrontate come incidenti. Non vede affiorare una nuova sensibilità nell´interpretazione giuridica? «Anche in questo caso non entro nel merito del processo. Tuttavia la giurisprudenza italiana è stata sempre caratterizzata da interpretazioni evolutive ed è stata un volano di modernità, basti pensare alla tutela della persona nel diritto civile e alla tutela del lavoro. Ma in tutti i processi ciò che conta davvero è la reale ricostruzione dei fatti e che il giudice sia libero di interpretare le norme in modo da definire un perimetro penale. Io non credo che i mutamenti e le sensibilità sociali possano interferire nell´interpretazione delle norme di diritto. Nel momento i cui sono emersi i fatti, quelli valgono».