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 2008  novembre 27 Giovedì calendario

MATTIA CHIUSANO PER LA REPUBBLICA DI GIOVEDì 27 NOVEMBRE


Ai cantieri navali Montano a Livorno stanno revisionando una nave turca che trasporta grano, ed una traghetto Piombino-Portoferraio. In questo continuo attraccare di imbarcazioni, un giorno è sceso l´armatore di un paese lontano, che ha fatto amicizia con Aldo Montano, figlio del titolare, ha sentito la sua storia di ex campione olimpico deluso, al quale hanno tolto più che un maestro, un mago della sciabola. A questo punto è nata l´idea: un nuovo passaporto, un nuovo team con l´allenatore preferito, la sfida di Londra 2012. Contro tutti, gli avversari di sempre, ma anche gli sciabolatori azzurri, compagni fino a Pechino.
Aldo Montano, è un addio all´Italia?
«All´Italia no, alla federazione sì, se non si riesce a fare la pace, a preparare un programma serio».
Ha pensato al ritiro nei tre mesi dopo Pechino?
«La mia carriera non si interrompe. Segue un´altra strada, fortunatamente io trovo sempre una scappatoia».
Una scappatoia?
«Diciamo che c´è un discorso aperto con federazioni di altri paesi. Ma in particolare con una nazione la trattativa è molto avanzata».
Ci sveli per chi gareggerà a Londra 2012 allora.
«Per ora è meglio di no, ma posso dire che è una nazione fuori dall´Europa, anzi, fuori dal mondo... Una nazione che non mi creerebbe ostacoli nella pratica per un nuovo passaporto».
Un pronostico?
«Al 5 % resto in nazionale, al 30 % mi ritiro: il resto, è per una nuova squadra a Londra».
La causa del dissidio, sempre la solita.
«Il miglior allenatore sulla faccia della terra, che mi ha fatto vincere l´Olimpiade di Atene».
Christian Bauer, che ha rotto con la federscherma due anni prima di Pechino.
«Ha dimostrato con me, ma con tale Zhong, di poter fare vincere le Olimpiadi a chiunque. Dagli atleti tira fuori doti sovrannaturali».
E lei lo rivuole indietro, no?
«Logico. L´ho chiesto anche a Petrucci. Tutti al mondo se lo contendono, lui verrebbe da noi ma qui non lo vogliono, e lui lo sa. Eppure ci farebbe tanto comodo, uno come lui».
Un tipo alla Capello?
«Forse qualcosa di più».
Ma Bauer costa.
«I soldi ce li metterei io...».
Allora con la scherma si fanno i soldi.
«Assolutamente no, di scherma non si campa, ma io ho l´età e la forza per fare bene un´altra Olimpiade, ed ho fretta».
Ma in Italia qual è la situazione?
«Quando vedi tanto dilettantismo, atleti mandati allo sbaraglio, che si gestiscono a piacimento, si allenano se ne hanno voglia. Progetti alla carlona, alla fatebenefratelli».
Non esagera?
«Ho visto collegiali in cui si gioca a carte e a calcetto».
Lei nel frattempo s´è rifugiato nel cantiere navale di famiglia.
«Non abbiamo solo la tradizione della scherma, c´è anche quella della manutenzione e riparazione delle navi. Il nostro cantiere compie quest´anno un secolo».
Si diverte?
«Ogni nuova esperienza è eccitante».
Di cosa si occupa in particolare?
«Non sono ancora molto produttivo, ma sono umile. Giro per capire cosa fanno le varie squadre di lavoro: saldatori, tubisti, motoristi, carpentieri. Se penso a quella nave giapponese».
Ci racconti.
«A Livorno è arrivata una libecciata che l´ha sollevata, sbattendola sulle bitte del porto: quattro-cinque buchi, con perdite economiche per l´armatore. Ci abbiamo lavorato giorno e notte, consegnandola con un giorno di anticipo. Una soddisfazione».
Differenze col mondo dello sport?
«La vita portuale a Livorno non è paragonabile a quella alll´Acquacetosa. Qui ci vogliono le palle, davvero, altro che due sollevamenti del bilanciere ed un po´ di pedana».
Come la vedono gli operai?
«Sono ancora il figlio del padrone. Se ero poco credibile prima, lo sarò ancora a lungo. Mio il mio futuro è nel cantiere: spero di non tradire le aspettative di nessuno, di dirigerlo come chi mi ha preceduto. I miei avi Tommaso, che lo aprì quando c´erano le navi a vapore, Mario, morto nei bombardamenti di Livorno, mio nonno Aldo che ha avviato la tradizione dei Montano schermidori, fino a mio padre Mario Aldo detto "Mauzzino". E pensare che non ho nemmeno la barca...».
Sta pensando anche lei a diventare padre?
«Certo, e vorrei un figlio maschio, perché continuerebbe la tradizione di famiglia e non alimenterebbe la gelosia che un padre prova per la figlia».
Dopo la «Fattoria» le hanno proposto altri partecipazioni ai reality?
«Una parte in una fiction: "Carabinieri". Ma ho rifiutato».
Con la tv ha chiuso?
«Mai chiuso: lascio tutte le porte aperte per il mio futuro, ora che ho quasi trent´anni. L´Isola dei famosi? Una prova durissima, che ti tira fuori l´anima».