Francesco Specchia, Libero 26/11/2008, pagina 27, 26 novembre 2008
Libero, mercoledì 26 novembre L’emozione dell’erezione, l’esorcismo della defaillance. Con la vendita di 60 milioni di pillole sfumate in un capriccioso blu oltremare il Viagra, oggi, s’avvia a compiere i suoi dieci anni di vita italiana
Libero, mercoledì 26 novembre L’emozione dell’erezione, l’esorcismo della defaillance. Con la vendita di 60 milioni di pillole sfumate in un capriccioso blu oltremare il Viagra, oggi, s’avvia a compiere i suoi dieci anni di vita italiana. Ritenuto da alcuni semplice ”aiutino” sessuale e da altri miracolo laico, il farmaco era stato scoperto quasi per caso, nel 1986, negli asettici laboratori farmaceutici Pfizer in Inghilterra. Doveva servire ad impedire la chiusura delle arterie coronariche; e, invece, due anni dopo, ci aprì un mondo di turgide speranze. Perché, lo si ammetta. Non ci sono Cialis (la pillolina rosa che pure lo sorpassò nelle vendite nel gennaio del 2007) o Levitra che tengano (e, in effetti ”tengono” un po’ di più: 36 ore): rimane sempre il Viagra il più presenzialista nelle società sull’orlo della crisi economica e di nervi. La petit mort Il Viagra traccia nuove categorie antropologiche. Stando a recenti sondaggi il fruitore/tipo del sogno di Priapo -erezioni per un minimo di 8 ore - è un adulto quarantenne, sposato ma propenso all’adulterio, laureato o diplomato, pigro e consumatore in segreto come si faceva con l’oppio e col laudano (solo il 2% ne ammette l’uso). E, sempre secondo il sondaggio, è considerato ormai ”una via per ritrovare l’armonia del menàge”. Il Viagra è, dunque, salvifico: la panacea delle coppie mature e non, le quali inghiottendo la pillolina, scuotono il logoro rapporto in un tripudio di sorrisi, e di corpi tesi nello spasimo della petite mort, l’orgasmo, le ”fatiche di Venere” cantate da D’Annunzio e Apollinaire. Il Viagra, a livello eversivo, è stato meglio del ”68. Ha fatto accendere la rivoluzione sulla strada della scienza e, come nulla fosse, l’ha portata in camera da letto. E ha letterariamente sostituto le ostriche, i gamberetti, il peperoncino, il sedano di Verona, il ”Diasatiron” di polline e testicoli di volpe, e addirittura, l’anguria ”citrullina” quattro fette e il testosterone domina il Fato; insomma, tutto l’armamentario afrodisiaco da piccoli impotenti dei romanzi di Vitaliano Brancati. E dire che Freud (cileccava a quarant’anni, scrive il biografo Ernest Jones) dava poche speranze all’impotenza. Ciononostante il Viagra è stato oggetto di sotterranee cacce alle streghe. Nel 2004, da Chicago, scoppiò l’allarme: il suo uso eccessivo poteva portare a ”neuropatia ottica ischemica”. Potevi, in soldoni, diventare cieco come ammonivano i parroci agli adolescenti esploratori del primo sesso. Il titolo della Pfizer s’abbassò del 3%, ma resse; anzi, eresse. In Francia fu ”efficace contro il mal di montagna” grazie al professor Jean Paul Richalet che ne testò il citrato di sildenafil, il principio attivo, su dodici alpini abbandonati a 4000 metri sul Monte Bianco; i coraggiosi volontari non avevano più emicrania e inappetenza, anzi gli appetiti erano tornati, in forme svariate e innominabili. A New York la Wringley lo trasformò in una gomma da masticare dall’efficacia quasi immediata che eliminava i disturbi gastrici e aumentava le prestazioni entro mezz’ora dalla battaglia. In Italia fu privilegiato lo scopo ricreativo del mezzo. A Milano, nel 2006, l’ex assessore ai servizi sociali Tiziana Maiolo lanciò lo slogan ”Viagra agli anziani a metà prezzo!”, un gesto apprezzabile, tra Tex Willer che offriva da bere ai viandanti nei saloon di frontiera e la regina Maria Antonietta che distribuiva al popolo brioche. Sdoganato in tv A Roma e Verona (e non a Napoli) alcune farmacie ne commercializzarono la versione tarocca chiamata via via Kamagra, Zenegra, Vigrex: il Viagra si clonò al pari del Rolex, delle borse di Prada e dei cd di Gigi D’Alessio. Il Viagra è pure, oggi, un oggettino moderno. Nell’era di Facebook e dei social network si può ordinare via web a 0,85 euro; ed è usato perfino dai ventenni in cerca di onnipotenti performance. Sembra poco, ma eliminare l’impotenza è stato scardinare il penultimo, italico, tabù (l’ultimo sono i soldi). «Da noi in Italia non ne vogliono proprio sentir parlare. L’uomo è sicuramente colpevole da un po’ di secoli: per lo meno da quando attorno al neonato maschio è tutto un coro di ”Ma che bel pisellino!”», diceva Maurizio Costanzo due anni fa alla presentazione del ”Bello addormentato” la sua commedia sul Viagra finanziata dalla Pfizer in un ”Erection day” che entrò nel folklore. Il Viagra fu sdoganato anche dalla televisione. L’anno scorso, in una puntata di Beautiful, gli spettatori scoprirono che il patriarca Eric ne usava per avere rapporti con una giovane rifatta, dimenticandosi di nascondere le prove; la moglie Stephanie trovando le pillole diede a quella scappatella -si tenga conto che Beautiful è un’imperlata di scappatelle- la dimensione della tragedia greca. Anche allora le vendite del farmaco s’impennarono, giustappunto. I 70enni col Viagra ci vanno di lusso. L’unico settantenne ad averci rimesso, è stato Mr. Josè Viagra di Los Angeles; da quando il suo nome è oggetto di milioni di email pubblicitarie indesiderate e spam che inondano le caselle di tutto il mondo, la sue missive sono elettronicamente cancellate e gettate direttamente nei cestini dei pc. Però, con l’assunzione del Viagra gli uomini avevano esorcizzato il complesso di Javhè, il Verbo che nelle antiche scritture attestava che ”il maschio che giace deve essere come l’Onagro (l’asino selvaggio: presente le misure? ndr)”; e, insomma, avevano superato le paure del millennio smettendo di rovesciarle nel talamo. La donna -mantide e manager -vivaddio- poteva essere sedata. C’eravamo, insomma, rimessi in pari. Questo, almeno, fino all’aprile di quest’anno, quando si strombazzò l’annuncio della scoperta della ”pillola di Biancaneve”, che appiccherebbe il nuovo fuoco alla libido femminile. Sicchè, Viagra o non Viagra, nasce il sospetto che l’orgoglio virile ora torni nel mirino. Siamo daccapo... Francesco Specchia