Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  novembre 25 Martedì calendario

Cortese Dr. Giorgio Dell’Arti, leggo sulla Gazzetta dello Sport del 24/11 u.s. il suo articolo sulle scuole italiane

Cortese Dr. Giorgio Dell’Arti, leggo sulla Gazzetta dello Sport del 24/11 u.s. il suo articolo sulle scuole italiane. Prima di procedere oltre ci tengo ad informarla che parlo in qualità di "persona informata sui fatti", infatti collaboro con una delle maggiori società d’assicurazione italiane che si occupa di assicurazione scolastica. La nostra società, infatti, assicura, in modo integrativo, più di un terzo di tutte le scuole pubbliche in Italia. Fatta questa doverosa premessa vorrei entrare, almeno in parte, nel dettaglio di quanto lei scrive. 1. L’INAIL, lo scorso 11 settembre, ha pubblicato sul proprio sito (<http://www.inail.it/Portale/appmanager/portale/desktop?_nfpb=true&_pageLabel=PAGE_SALASTAMPA&nextPage=News_prima_pagina/info-1185796861.jsp>http://www.inail.it/Portale/appmanager/portale/desktop?_nfpb=true&_pageLabel=PAGE_SALASTAMPA&nextPage=News_prima_pagina/info-1185796861.jsp) la statistica degli infortuni, che nel 2007 hanno interessato gli studenti delle scuole pubbliche e private italiane. Pur nella sua imponenza il dato è pesantemente sottostimato, infatti l’INAIL non registra tutti gli infortuni che accadono in ambito scolastico, ma solo quelli che accadono nei locali che l’INAIL individua e codifica come potenzialmente pericolosi. Mi spiego meglio: l’INAIL codifica studenti e docenti come soggetti "particolari" e non considera la scuola come un ambiente di lavoro pericoloso. Di fatto non tutela tutti gli studenti e i docenti in ogni attività ma solo nelle attività "potenzialmente pericolose" (INAIL - Circolare n. 28 del 23 aprile 2003). Sintetizzando le attività pericolose sono: - uso di macchine elettriche (videoterminali, computer, fotocopiatrici, videoregistratori, mangianastri, proiettori ecc.), ovvero se l’alunno o il docente frequenta un ambiente organizzato ove sono presenti le suddette macchine; - se il sinistro avvine nel corso delle seguenti attività: · esperienze tecnico-scientifiche · esercitazioni pratiche · esercitazioni di lavoro In altre parole se un ragazzo subisce una distorsione alla caviglia in palestra, da cui scaturisce una prognosi di 4 giorni, il sinistro è riconosciuto dall’INAIL. Se un ragazzo invece, cade dalle scale e si frattura un braccio e porta il gesso per 30gg, no. Com’è facilmente comprensibile i numeri riferiti dall’INAIL sono pesantemente sottostimati. Dati alla mano possiamo pensare che gli infortuni che coinvolgono studenti ed operatori scolastici siano ben oltre il doppio rispetto a quelli registrati dall’INAIL. Questo dato statisticamente più corretto deriva dall’analisi statistica che aziendalmente otteniamo verificando il numero reale degli infortuni che le scuole quotidianamente ci denunciano e dove non esistino limitazioni di spazio o di attività 2. Lei in modo, forse, provocatorio si domanda come mai non abbiamo un morto al giorno. Purtroppo in questo caso devo correggere la sua provocazione: ogni anno muoiono tra i sette e i dieci studenti in attività direttamente o indirettamente connesse con la scuola. La maggior parte di questi eventi avviene "in itinere", andando o rientrando dalla scuola. Spessissimo sono coinvolti cicli e motocicli, ma non mancano le tragedie durante gli stages di formazione, i viaggi d’istruzione o anche durante le attività scolastiche. Un altro dato molto spesso sottovalutato, seppur molto drammatico, sono le invalidità permanenti. In questo caso effettuare un calcolo anche approssimativo è davvero difficile in quanto i punti di invalidità variano da sinistro a sinistro. Possiamo tuttavia stimarne quelle di media gravità (>10 punti) in almeno un paio di migliaia. 3. Gli edifici scolastici non sono competanza esclusiva delle Province. Le strutture scolastiche sono competenza dei Comuni per quanto riguarda solitamente le scuole primarie, le scuole secondarie invece sono di norma competenza delle Province o delle Regioni. La differenza è sottile ancorchè importante. I comuni, di norma con un patrimonio scolastico più povero, godono di economie migliori rispetto alle Province che sono tenute a gestire più strutture più articolate e dove si svolgono attività potenzialmente più pericolose (es. Istituti Tecnici) con meno fondi. 4. E’ vero, i tagli della "riforma" Gelmini non toccheranno gli edifici scolastici, tuttavia i tagli agli enti locali apportati negli ultimi dieci anni da tutti i governi (centrodx e centrosx) rendono inattuabili anche l’applicazione della normativa minima relativa alla sicurezza. Le denunce di Cittadinanzattiva e di Legambiente, in questo senso, non sono di quest’anno ma si ripetono con cadenza fissa da almeno una decina d’anni. Con la speranza d’esserle stato d’aiuto, resto a sua disposizione per eventuali chiarimenti e la saluto cordialmente Valentino Donà