Massimo Gramellini, la Stampa 26/11/2008, 26 novembre 2008
Nel 2008 i comunisti sparirono dal Parlamento, ma conquistarono l’Isola dei Famosi. Sempre di battaglie per la sopravvivenza si tratta
Nel 2008 i comunisti sparirono dal Parlamento, ma conquistarono l’Isola dei Famosi. Sempre di battaglie per la sopravvivenza si tratta. La parola Isola, che nell’immaginario rosso evocava un libro di Amendola e la Cuba di Fidel, d’ora in poi si assocerà a una spiaggia dell’Honduras illuminata dal sole delle telecamere. Lì la trans companera Vladimir Luxuria ha realizzato il comunismo in un solo reality, dopo aver messo in fuga il marito fedifrago di Ivana Trump, simbolo del capitalismo parassitario. (Per chi non lo sapesse - io, per esempio, fino a poco fa - Luxuria svelò la tresca di quel tipo con una concorrente, ergendosi di fatto a custode dell’istituto matrimoniale). commovente l’entusiasmo con cui la sinistra di sinistra ha accolto la vittoria della sua ex parlamentare in un gioco televisivo. Si sprecano i richiami alla portata storica dell’evento. Il paragone più modesto l’ha fatto Liberazione: «Vladimir come Obama». E Obama come Denny Mendes, la miss Italia nera che ha reso possibile tutto il resto. Luxuria copre il vuoto di fatuità lasciato da Bertinotti, pur essendo meno superficiale del narciso in cachemire. Ma sono i compagni di partito a renderle un pessimo servizio, attribuendo al suo successo dei significati progressisti che non ha. Se è da snob demonizzare i reality, i quali ottemperano alla funzione essenziale di offrire una doccia tiepida al cervello spossato da una giornata di lavoro, è da gente fuori dal mondo scambiare il televoto per un messaggio sociale. Non lo avrebbe fatto neanche Amendola. Neanche Fidel. Esagero: neanche Simona Ventura. MASSIMO GRAMELLINI PER LA STAMPA DI MERCOLEDì 26 NOVEMBRE 2008