Alberto Mattioli, la Stampa 26/11/2008, 26 novembre 2008
Oggi morirà Batman. Oppure, e forse è perfino peggio, chiuderà la maschera in un cassetto, la Batmobile in garage e, dopo 70 anni di onorata carriera anticrimine, si trasformerà in un pensionato tutto bat-giardinetti
Oggi morirà Batman. Oppure, e forse è perfino peggio, chiuderà la maschera in un cassetto, la Batmobile in garage e, dopo 70 anni di onorata carriera anticrimine, si trasformerà in un pensionato tutto bat-giardinetti. Di certo, avverte sadicamente lo sceneggiatore Grant Morrison preannunciando sfracelli («Gli ho riservato un destino peggiore della morte». Forse la partecipazione all’«Isola dei famosi»?), Batman uscirà di scena. E Gotham City non sarà più la stessa. Naturalmente, nel caso che morte sia, si sprecano le illazioni su chi sarà a far fuori il supereroe. C’è chi parla di un misterioso personaggio creato ad hoc, Black Glove. E c’è addirittura chi assicura che il killer sarà Robin, l’amico-discepolo, compagno di mille avventure. E qui saremmo davvero in pieno psicodramma a strisce. Perché l’amicizia fra Batman e Robin è talmente stretta da aver fatto ipotizzare perfino una relazione omosex. Chissà. Sta di fatto che, gay o non gay, i due sono sempre stati più inseparabili di Oreste e Pilade, Achille e Patroclo, Ciccio e Franco, Bondi e Cicchitto. Ma forse sarebbe solo un rito di passaggio: dopo un’adolescenza prolungatissima, Robin diventa finalmente grande e prende il posto dell’amico-modello-mentore, uccidendolo. Freud forse capirebbe, ma certo lo choc sarebbe tremendo: come se Qui, Quo e Qua spiumassero Paperino. E poi l’amico che pugnala alle spalle l’amico è orribile: roba che a Gotham City non si era mai vista. Al massimo, a Montecitorio. ALBERTO MATTIOLI PER LA STAMPA DI MERCOLEDì 26 NOVEMBRE 2008