Fabio Pozzo, La Stampa 26/11/2008, 26 novembre 2008
Il mondo del giocattolo spera nel Natale. Se andrà bene, riuscirà almeno a replicare il fatturato 2007
Il mondo del giocattolo spera nel Natale. Se andrà bene, riuscirà almeno a replicare il fatturato 2007. Diversamente, avrà vinto la crisi e sarà una débâcle. «I negozi e la grande distribuzione sono già stati riforniti dai produttori. Il problema è capire se questi ultimi venderanno», dice Roberto Bonazzi, il presidente di Assogiocattoli, il sodalizio cui fa capo l’industria italiana di settore (250 aziende e quasi 10 mila addetti con l’indotto). Che aggiunge: «Questi giorni sono decisivi: dal 10 novembre al 15 dicembre, per tradizione, i dettaglianti integrano gli ordini. Per ora, siamo ancora nell’attesa che lo facciano». Rallentamento in atto Bonazzi non lo nasconde. Il rallentamento c’è, eccome. «I consumatori sono più attenti». E lo sono, come loro, i negozianti. «Comprano meno e fanno più selezione», conferma Stefano Clementoni, consigliere dell’omonima azienda (100 milioni di fatturato) e responsabile della filiale di Hong Kong. Che resta ottimista. «Noi speriamo di fare meglio del 2007», dice. Anche per lui, è il Natale il vero giro di boa. «Il 70% della nostra produzione è concentrato su questa ricorrenza. A Natale un giocattolo non si nega mai». Sarà per questo, forse, che il settore - nonostante i venti di guerra finanziari - è ancora una delle realtà positive del made in Italy. La produzione (giochi, decorazioni natalizie, prodotti per l’infanzia) tricolore, che vanta una grande tradizione, vale 2,2 miliardi di euro. Un miliardo di euro i giocattoli veri e propri. Sulla bilancia ci sono le importazioni, per un miliardo 526 milioni e l’export, che nel 2007 ha sfiorato gli 800 milioni di euro. «Vendiamo bene nell’Ue, sta crescendo molto la Russia, ci battiamo negli Stati Uniti». Qui, la Peg Perego, ad esempio, ha aperto uno stabilimento e ha la seconda quota nel mercato dei baby toys dopo la Mattel (statunitense, il numero uno del mondo, che ha di recente annunciato il licenziamento del 3% del personale causa contrazione dei consumi; al secondo posto Hasbro, altra azienda Usa). Distretti cinesi Il discorso dei confini porta lontano. In Cina, dove si producono il 70-80% dei giocattoli venduti nel mondo, l’85% in Europa. La Giochi Preziosi, tanto per fare un nome di un colosso italiano, ha delocalizzato. Lo stesso Clementoni si rifornisce in quel di Hong Kong e nel distretto di Canton da almeno 18 anni. «E’ inevitabile. Soprattutto per le parti elettroniche. Laddove il costo dei componenti di un prodotto è legato alla manodopera, è gioco forza cercare di abbatterlo andando a produrre o a fornirsi dove il lavoro si paga meno». Il 50% delle importazioni italiane - tra l’altro - viene dall’Impero di Mezzo. Questioni di sicurezza e qualità? «Sta a noi, che ci mettiamo il nome, controllare la lavorazione in loco ed esigere che mantenga i requisiti di qualità». Senza contare che, anche la Cina, salvo i prodotti di basso prezzo (che c’invadono), sta aumentando notevolmente i suoi standard produttivi (leggi i modellini d’auto della Maisto). «Abbiamo trovato copie migliori degli originali», scherza - ma fino ad un certo punto - Bonazzi. «Il governo cinese sta facendo un grande sforzo per aumentare il livello di qualità della sua produzione», aggiunge Clementoni. Il che, per altro, apre un altro discorso, vale a dire quello della convenienza cinese: i margini non sono più quelli di una volta e i produttori occidentali stanno cercando altri lidi, come il Vietnam. La guerra delle promozioni Macroeconomia a parte, torniamo al Natale 2008. «Ci sarà un po’ di guerra, soprattutto da parte della grande distribuzione, che punterà sulle promozioni per attirare i clienti». E sugli scaffali? «Non si vedono giocattoli best-seller - dice Bonazzi -. E questo sotto un certo profilo è un bene, perché se manca un articolo che cannibalizza le vendite, tutto il mercato se ne avvantaggia». Continueranno ad andare forte, comunque, quei giocattoli che si ispirano ai cartoni animati, che coprono «una fetta del 30-40% delle vendite» e resisteranno i miti di sempre, dalla Barbie ai Lego. Tra le novità, per Bonazzi si sta consolidando il gioco che richiama il mondo adulto, come la mini-cucina Scavolini o la moto Ducati. «Marchi ben conosciuti dai genitori». E dopo Natale? «Quello del giocattolo è un mercato che non avrà sviluppi stratosferici. Ha raggiunto la sua dimensione ed è tallonato da settori che stanno sempre di più coinvolgendo i bambini, come l’elettronica, l’articolo sportivo, la musica». E il made in Italy? «Si consolida, rinnovandosi». Stampa Articolo