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 2008  novembre 26 Mercoledì calendario

ELENA DUSI PER LA REPUBBLICA DI MERCOLEDì 26 NOVEMBRE 2008


ROMA - Le sue frontiere hanno iniziato a restringersi a partire dagli Usa. «Questo è il primo rapporto sul cancro che documenta un declino nell´incidenza sia negli uomini che nelle donne» annunciano gli epidemiologi americani. La mappa della malattia in una nazione capofila della medicina come gli Usa arriva puntuale il 3 dicembre sul Journal of the National Cancer Institute (Jnci). E, a differenza del passato, si apre con un segno meno: per la prima volta i tumori colpiscono con meno frequenza.
Un decennio fa, nel 1998, il rapporto Jnci salutava il calo della mortalità per cancro. Era la prima volta dagli anni ?30. La malattia continuava a colpire sempre più persone, ma il miglioramento di diagnosi e terapie faceva aumentare le guarigioni ancor più rapidamente. Dieci anni dopo, è la stessa fame insaziabile del cancro che sembra essersi sgonfiata. A calare oggi, oltre alla mortalità, è il numero di chi si ammala. «In Italia l´incidenza è in diminuzione al nord, mentre sta ancora aumentando al sud. L´inversione di tendenza degli Stati Uniti comunque non ci stupisce. Ci aspettiamo che presto accada anche da noi» dice Franco Berrino, epidemiologo dell´Istituto Tumori di Milano. E Paola Muti, che negli Usa ha lavorato per 12 anni e oggi dirige l´Istituto Regina Elena a Roma, conferma: «Nel caso del cancro al polmone è facile attribuire il calo a consapevolezza e prevenzione. Ma per tumori come quello alla mammella, abbiamo la sensazione che il cancro abbia colpito ovunque potesse colpire. Non crediamo si possa estendere oltre».
Tra il 2001 e il 2005, gli anni coperti dal censimento del Jnci, i malati negli Usa sono diminuiti dello 0,8%. A guidare la marcia indietro dei tumori sono il polmone in primis, la mammella e il colon-retto. E se il rapporto dei medici statunitensi accusa il fumo di provocare un terzo delle morti per cancro (non solo all´apparato respiratorio), gli autori del Jnci indicano come esempio virtuoso gli stati settentrionali degli Usa, che adottano una tassazione aggressiva sul tabacco, mentre nel sud e nel midwest a imposte più basse corrispondono malattie più numerose. Il record di salute va ai mormoni, la cui fede prescrive di non fumare.
L´Italia rispetto agli Usa si è convinta a smettere di fumare solo a metà. «Negli uomini i tumori al polmone stanno scendendo - spiega la Muti - mentre tra le donne fumo e malattia marciano ancora a buon ritmo». Per quanto riguarda la mammella, i numeri americani potrebbero essere distorti dall´uso massiccio della terapia ormonale sostitutiva che si faceva in passato negli Usa. Una volta resisi conto di un probabile legame con il tumore del seno, molti medici hanno smesso di prescriverla facendo riabbassare i dati sull´incidenza. «Pensavamo che i tumori fossero un problema delle civiltà ricche e urbanizzate» conclude Muti. «I dati americani e la discrepanza italiana fra nord e sud ci dicono invece che dove la qualità della vita è migliore, anche la presenza del cancro è destinata ad arretrare».

UMBERTO VERONESI PER LA REPUBBLICA DI MERCOLEDì 26 NOVEMBRE 2008

LA DIMINUZIONE dell´incidenza dei tumori negli Stati Uniti, legata al minor numero di casi di tumore al polmone, segna il successo dell´impegno e della serietà con cui gli americani hanno affrontato la lotta al fumo, agendo sulla consapevolezza individuale e il consenso sociale. Dovrebbe essere quindi un riferimento per tutto il mondo. Il tumore del polmone ha avuto negli anni ’50 una forte diffusione perché la sigaretta era una forma di fuga dallo stress post-bellico e il principale rito in cui si riconoscevano gli ex soldati. Negli anni ?80 il governo acquista la consapevolezza che questa abitudine è causa di sofferenza e morte anche per le nuove generazioni e avvia una campagna informativa-educativa senza precedenti, sfociata nelle grandi cause legali contro i giganti produttori di fumo. Oggi negli Stati Uniti fumare è un comportamento mal sopportato socialmente. Il risultato di questa enorme azione culturale è: meno casi e meno morti di cancro al polmone, meno sofferenza e meno costi sanitari e sociali.
Lo stesso risultato è stato in parte ottenuto anche in Europa, grazie soprattutto alla legislazione di paesi "illuminati" come il nostro. L´Italia è stata tra i primi in Europa ad adottare la legge che proibisce il fumo nei luoghi pubblici, a seguito della mia proposta del 2000, quando ero ministro della Sanità. E´ un esempio di normativa che ha inciso profondamente nella cultura del paese perché ha avuto risultati quantitativi (sono diminuiti i pacchetti di sigarette vendute) e anche psico-sociali perché oggi il fumatore si sente a disagio. Il nostro esempio è stato seguito da Spagna, Francia e recentemente anche dalla Germania. Certo resta ancora molto da fare. Primo, dobbiamo salvare le donne dal fumo. Purtroppo, infatti, mentre i maschi hanno iniziato a disdegnare la sigaretta, il mondo femminile l´ha assunta come modello di emancipazione ed ora vediamo gli effetti di questa scelta fuorviante perché la mortalità per tumore al polmone nella donna è vorticosamente aumentata e se continua il trend attuale, in futuro le morti da fumo supereranno quelle per tumore del seno. Occorrono quindi nuove campagne educative e nuovi interventi legislativi. Io sto pensando di fare appello in primo luogo alla madre che c´è in ogni donna, proponendo un disegno di legge che tuteli i più piccoli dal fumo passivo e dai modelli comportamentali negativi, vietando ai genitori di fumare in presenza dei loro figli.