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 2008  novembre 26 Mercoledì calendario

MADRID

un curioso tragitto quello che bisogna percorrere per raggiungere la sede della Conferenza episcopale, in un quartiere residenziale a nord di Madrid: da via Madre di Dio fino al viale Comandante Franco, e poi dalla discesa del Sacro Cuore sino al viale Caduti della División Azul, omaggio alle truppe inviate dal Caudillo a combattere in Russia al fianco di Hitler. Sì, il cardinale Rouco Varela invita a «dimenticare», a rimuovere il passato, ma lo stradario è lì, malizioso, a mescolare religione e repressione, Cristo e la Vergine con i fantasmi del passato torbido della Spagna.
Eccoli i settantasette vescovi riuniti da lunedì mattina per elaborare le linee di una nuova, dura sfida al governo Zapatero e per bacchettare una società che sono arrivati a definire «cristofobica». L´ultimo "schiaffo" è di queste ore, e viene dal ministro dell´Istruzione Mercedes Cabrera, favorevole al ritiro dei crocifissi dalle scuole perché «qualunque simbolo che possa aggredire chiunque dev´essere tolto di mezzo».
Arrivano alla spicciolata i prelati, di primo mattino, bocche cucite nel rispetto di una consegna non scritta ma condivisa, quasi, da tutti. L´ha detto lo stesso Rouco, presidente e leader dell´ala dura della gerarchia, quando un giornalista televisivo gli ha allungato il microfono per chiedergli un´opinione proprio sulla "guerra del crocifisso": «Venite a Messa e sentirete tutto quello che c´è da sentire».
I prelati superano il cancello automatico marrone vigilato dalle telecamere e si rintanano nella palazzina grigia, la Casa de la Iglesia, per una nuova sessione a porte rigorosamente chiuse. Così fino a venerdì prossimo, quando la strategia d´azione sarà pronta per essere annunciata e presentata come il frutto di un consenso plebiscitario.
L´unico a esprimere qualche perplessità per questa «aura di segretezza e di mistero», è l´arcivescovo emerito di Mérida - Badajoz, Antonio Montero Moreno, convinto che «avvicinare al grande pubblico un´immagine veritiera dei pastori della Chiesa» contribuirebbe a «dissipare ignoranze e chiarire malintesi». Il fatto è che, al tempo stesso, un dibattito aperto metterebbe in luce le divisioni di una gerarchia ecclesiastica che è tutt´altro che monolitica. Tra i prelati che partecipano all´assemblea c´è, ad esempio, il vescovo di Bilbao Ricardo Blázquez, fino a pochi mesi fa presidente della Conferenza Episcopale. Defenestrato perché troppo aperto al dialogo con il governo Zapatero.
Nel novembre scorso, Blázquez arrivò a «chiedere perdono» per «azioni concrete» compiute da membri della Chiesa durante la II Repubblica e la Guerra Civile. Sembrava una svolta clamorosa, ma lo zittirono immediatamente - ci pensò il cardinale di Siviglia Carlos Amigo - dicendo che esprimeva solo «una posizione personale». Otto mesi fa, Blázquez assicurò che la Chiesa «non vuole imporre la fede cristiana né la morale cattolica: la offre con franchezza e coraggio a tutti». Fu il suo ultimo discorso come presidente: 24 ore dopo i vescovi preferirono tornare all´antico, eleggendo alla guida della gerarchia il cardinale Rouco Varela, che già aveva occupato la carica quando la Spagna era governata dalla destra di Aznar.
Ora, mentre proclamano a voce alta la loro contrarietà per la «decadenza» di una «società malata», nel segreto delle loro riunioni i vescovi sono anche costretti a fare i conti con una crisi interna sempre più allarmante. Ogni anno la Chiesa cattolica perde in Spagna almeno ventimila fedeli, che scelgono altre religioni, mentre cade in picchiata il numero di praticanti (dal 53 per cento del 1980 si è passati al 31 per cento del 2002). Allarmata per la crescente insensibilità dei giovani al messaggio ecclesiastico, la gerarchia si affida, paradossalmente, proprio all´ala più conservatrice: al «tridente», come è stato definito, composto dallo stesso Rouco, dal cardinale di Valencia Agustín García-Gasco (nominato, a 77 anni, guardiano dell´ortodossia della Chiesa spagnola) e al vescovo di Toledo Antonio Cañizares, il «piccolo Ratzinger», come è conosciuto non solo per la vecchia amicizia ma anche per la perfetta affinità ideologica che lo unisce a Benedetto XVI.