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 2008  novembre 26 Mercoledì calendario

MILANO

Ancora non incassa neanche un soldo, ma è già valutata 500 milioni di dollari. Si chiama Twitter (che si può tradurre «cinguettìo », nel senso di chattare, ma anche «stato d’ansia») la società Internet più corteggiata del momento. Tanto da essere entrata nel mirino di uno dei big del web 2.0, Facebook, che nelle scorse settimane ha avviato trattative per acquistarla, convinta che sia destinata a una crescita paragonabile a quella di sorelle maggiori come MySpace o la stessa Facebook.
Fondata nel marzo 2006 da tre trentenni californiani (Jack Dorsey, Evan Williams e Biz Stone), Twitter è considerata una delle più promettenti start up della Silicon Valley californiana, leader di quella nuova generazione di piccole aziende che stanno ampliando i confini del social networking inventando sistemi inediti di far comunicare e interagire le persone fra loro. Si definisce una micro- blogging company: ogni utente registrato può mandare un breve messaggio (massimo 140 caratteri) per annunciare quello che sta facendo o che ha intenzione di fare, e dalla «centrale» il contenuto di quel «microblog» viene diffuso (via sms, email o qualsiasi altro sistema di comunicazione elettronica disponibile) a tutti gli utenti che hanno voglia di seguirlo e di mettersi comunque in contatto con lui. Il risultato è che in appena due anni e mezzo di vita, Twitter si ritrova oltre 5 milioni di utenti registrati, con ritmi di crescita di migliaia al giorno.
Così, inevitabilmente, le aziende di web 2.0 già affermate hanno cominciato a puntarle gli occhi addosso. La prima a muoversi è stata appunto Facebook, la società di social networking fondata a guidata da Mark Zuckerberg di cui l’anno scorso Microsoft ha acquistato il 5% del capitale. Nei giorni scorsi un blog (guarda caso) di AllThingD ha rivelato l’inizio di trattative per l’acquisizione e l’indiscrezione è stata confermata ieri da fonti vicine al negoziato riportate dal Financial Times e da alcuni siti d’informazione «tecnologica ». A fare impressione è soprattutto il valore attribuito a Twitter. Ma in realtà quella proposta da Facebook è un’operazione tutta di carta. Nel senso che la società di Palo Alto pagherebbe con azioni proprie che, in base a quanto versato da Microsoft per quel 5% della stessa Facebook, si «traducono» appunto in 500 milioni di dollari. Cifre virtuali, dunque, visto che oggi, tantopiù nel pieno di una crisi finanziaria che ha già provocato il crollo di tutti i valori quotati sul mercato, andrebbe notevolmente ridimensionata. Da Twitter per ora non è giunta nessuna conferma. Biz Stone si è limitato a sottolineare che lui e gli altri due co-fondatori intendono mantenere Twitter una società indipendente. Secondo fonti vicine al negoziato, comunque, non si tratterebbe di un «no» preventivo alle avances di Facebook, quanto semmai l’indicazione che le due parti si starebbero orientando verso un’operazione simile a quella che ha portato YouTube nell’orbita di Google.
Giancarlo Radice