Gabriella Jacomella, Corriere della Sera 26/11/2008, 26 novembre 2008
DAL NOSTRO INVIATO
LUGANO (Svizzera) – Per ora, le uniche vetrine che attirano lo sguardo dei passanti sono quelle di sempre: pasticcerie invase da Babbi Natale di cioccolato, boutique sfavillanti, gioiellerie da Mille e una notte. Da lunedì prossimo, però, il panorama del centro di Lugano potrebbe cambiare in modo radicale. «Non subito, ovvio; prima, eventualmente, bisognerà attendere che la modifica costituzionale sia tradotta in legge», specifica Sergio Savoia, presidente dei Verdi ticinesi.
Eventualmente. Nel caso in cui, domenica, si verifichi quello che per il deputato Savoia (pro) è un’ipotesi «improbabile », e per il consigliere di Stato e «ministro di Giustizia» cantonale Luigi Pedrazzini (contro) è «un risultato ancora in bilico». Perché la Svizzera, domenica, vota. Su 5 quesiti referendari, tra cui una proposta di iniziativa popolare intitolata «Per una politica della canapa che sia ragionevole e che protegga efficacemente i giovani». Nel concreto, una modifica della Costituzione con la depenalizzazione di acquisto e coltivazione (per uso personale), consumo e detenzione di marijuana. Un referendum che, spiega Savoia – i Verdi, insieme a Socialisti, Partito Liberale-Radicale e alcuni esponenti del Ppd (i popolari democratici di Pedrazzini), sono schierati a favore; nettamente contrari Udc e Partito evangelico – «se approvato, taglierebbe le gambe al mercato nero, dato che la vendita della cannabis sarebbe gestita dallo Stato. Come già avviene per altre "droghe legali": tabacco, alcol...».
Insomma, «canapa-shop» accanto alle boutique. E, nel caso di Lugano, a una manciata di chilometri dal confine. Un caso che ricorda la recente polemica nei Paesi Bassi, dove alcuni comuni di frontiera hanno deliberato la chiusura dei coffee shop,
esasperati dal flusso di «fumatori » da Belgio, Francia e Germania. In Svizzera, il 28% della popolazione tra i 15 e i 39 anni ha fatto uso di canapa almeno una volta. «Su 7 milioni di abitanti abbiamo 600.000 consumatori – commenta Savoia ”; il livello di accettazione sociale è altissimo». Eppure, l’esito della consultazione è tutt’altro che scontato. «L’iniziativa popolare richiede una doppia maggioranza, non solo il 51% dei voti ma anche una maggioranza tra i cantoni». Sulla mappa dei sì e dei no, Savoia e Pedrazzini concordano: a favore grandi città e Svizzera tedesca, contrari aree rurali e cantoni più «tradizionalisti », tra cui il Ticino. «Qui – ammette il deputato verde – gioca molto la paura di un flusso di "turisti" transfrontalieri».
Perché c’è un precedente che, su questa sponda del lago di Lugano, inquieta non poco: i famigerati «canapai». Una liberalizzazione
de facto della vendita di prodotti a base di canapa indiana. Un commercio che, tra 2000 e 2003, «attirò una pressione fortissima da Lombardia e Piemonte, con situazioni problematiche per l’ordine pubblico», ricorda Savoia. «La produzione e la vendita aumentarono in maniera esponenziale, il mercato italiano spingeva – commenta Pedrazzini ”. Temo che se la proposta passerà, saremo un’"isola" di depenalizzazione al centro di un’Europa più rigida. E come responsabile della sicurezza, questo "ritorno al passato" mi preoccupa».
pur vero che, come ha scritto il Corriere del Ticino, un sì «non equivarrà al rilascio di un assegno in bianco; lo Stato sarà chiamato a porre una serie di condizioni a livello legislativo ». Il comitato «Per la protezione della gioventù contro la narcocriminalità», promotore del referendum (oltre 105mila firme presentate), ha già stilato una serie di proposte. Età minima per l’uso: 18 anni. Tra le ipotesi, un «marchio di qualità» con valore limite di Thc («dal 15-20% vorremmo riportarlo al 3%», spiega Savoia); e per l’acquirente, spunta un obbligo di domicilio in Svizzera. I «pendolari della canna» sono avvertiti: il voto potrebbe non bastare.
LA STAMPA 1/12/2008
MARCO ZATTERIN
No alla libertà di spinello, sì all’eroina di Stato. Con un voto netto e compatto in tutti i 26 cantoni della Confederazione i cittadini svizzeri chiamati ieri a esprimersi su una serie di quesiti referendari hanno bocciato (63,2% sì, 36,8 no) la proposta di depenalizzare il consumo personale di cannabis e, al tempo stesso, hanno approvato (68% sì, 32% no) la politica del governo sugli stupefacenti che prevede la distribuzione sotto controllo medico di eroina ai tossicodipendenti cronici. Eroina distribuita dallo Stato: un modello svizzero unico al mondo.
Escono sconfitti dal referendum da un lato i non proibizionisti - comitati di cittadini sostenuti dai socialisti e dai verdi - che avevano raccolto 106 mila firme perché gli adepti alla cannabis, la droga più diffusa in Svizzera (più di 250 mila consumatori abituali) non dovessero più rischiare le pene previste dalle legge sugli stupefacenti del 1951. Sul fronte opposto sono stati sonoramente sconfitti i proibizionisti, in particolare i moderati dell’Unione democratica, contrari a dare una base legale e, quindi, a estendere in tutti i cantoni i trattamenti a base d’eroina sotto controllo medico testati dal 1999 a Zurigo, Losanna e Berna. «Con questo voto il popolo svizzero ha dato prova di estrema maturità. Nessuna sperimentazione sulla cannabis dal dubbio risultato», dichiara Antonio Perugini, procuratore pubblico del Canton Ticino, il magistrato che nel 2003 ha diretto la clamorosa inchiesta «Indoor» che ha portato all’arresto di quasi 100 «canapai» e stroncato così il turismo frontaliero delle «canne».
Bollato dai Verdi come un «talebano» antidroga, Perugini in realtà sostiene la linea adottata dal governo federale dopo i disastrosi Anni 80 con centinaia di tossici che si bucavano a Platspitz a Zurigo e al Kocherpark di Berna e una media di 400 morti per overdose l’anno. Nel 1991 nasce la nuova politica antidroga basata su quattro pilastri: prevenzione, terapia, riduzione del danno, repressione. Nel 1994 con un’ordinanza il governo autorizza la sommistrazione d’eroina sotto controllo medico a 200 tossicodipendenti che hanno fallito altri programmi di recupero. Nascono così gli ambulatori medici con le «Fixerstubli», le sale del buco controllato. Due volte al giorno, tutti i giorni della settimana, gli eroinomani (finora sono stati 3 mila, 1300 quest’anno) ammessi al programma prendono un biglietto, si mettono in fila, e si fanno d’eroina. Risutato secondo gli esperti del Dipartimento degli Interni: dimezzati morti di overdose, meno rischi di malattie. Tutto, insomma più igienico e discreto; quanto ai costi a pagare i trattamenti a base di polvere bianca sono le assicurazioni sulle malattie.
«E’ una scelta pragmatica che ieri gli svizzeri hanno premiato», sostiene Perugini. «Le regole precise per accedere al programma che è riservato ai cittadini domiciliati in Svizzera sono molto restrittive. Occorre una certificazione medica sull’impossibilità di attuare qualsiasi altra terapia e il vaglio della commissione cantonale e, poi, di quella federale». Programma circoscritto quindi alla nicchia più disperata dei tossicodipendenti; ma, procuratore, non è comunque una resa alla droga? «Anzi. Con questo grande consenso popolare la lotta alla droga sarà più efficace a partire dalla prevenzione, dei 4 pilastri è quello che deve essere più sostenuto». Una filosofia di controllo e medicalizzazione del dramma droga (26 mila i tossicodipendenti svizzeri assumono metadone, conteggiati sotto il pilastro «terapia») osteggiata dai proibizionisti in nome della dignità delle persone e anche perchè la legge aprirebbe la porta all’uso terapeutico di altre sostanze stupefacenti.
Oggi l’eroina domani la coca? Racconta Simona Sartori, la psicologa dell’Associazione ticinese amici di San Patrignano (nella comunità romagnola in questo momento ci sono 30 ragazzi arrivati da Lugano): «Siamo invasi dalla coca e dall’ectasy. Non solo. Tanti ragazzi stanno ricominciando con l’eroina; la fumano pensando che non faccia male. In questo scenario ancora una volta la Svizzera sceglie una strada folle. Avremo una generazione di zombie! Tra qualche anno la gente si pentirà della scelta che ha fatto».
1/12/2008
ROMA - Eroina sì, sotto controllo medico. Ma cannabis libera no. Gli svizzeri sono stati ieri chiamati alle urne per esprimersi con un referendum sulla depenalizzazione della cannabis, ma il 63 per cento si è detto contrario. Il testo chiedeva di depenalizzare il consumo e la coltivazione di canapa per uso personale, per lottare contro la criminalità legata al traffico, conferendo alla Confederazione il compito di regolarne produzione, importazione, esportazione e commercio e di proteggere i giovani. Ma, complici alcuni studi sui rischi della cannabis per la salute psichica dei giovani, gli svizzeri non se la sono sentita di "aprire" allo spinello.
Un chiarissimo sì è stato invece detto alla politica di distribuzione di eroina sotto controllo medico per i "forti" tossicomani. Il 68 per cento della popolazione ha confermato la politica pragmatica sulla droga promossa dal governo da oltre un decennio e basata su numerose misure di prevenzione, riduzione dei danni, repressione e terapie, programmi di prescrizione di eroina inclusi: l´apposita legge federale sugli stupefacenti e sulle sostanze psicotrope è stata approvata a larga maggioranza in tutti i cantoni.
Per gli osservatori, gli svizzeri hanno dato prova di pragmatismo approvando una legge sugli stupefacenti già collaudata e respingendo quel salto nel vuoto costituito dalla depenalizzazione degli spinelli. Una scelta probabilmente figlia dell´esperienza nazionale e dei traumatici ricordi delle "scene aperte" della droga di Zurigo, così come erano chiamati i luoghi di ritrovo degli eroinomani. nel 1992 che il governo autorizzò per la prima volta la distribuzione di eroina. Oggi in tutto il paese circa 1.300 persone sono coinvolte nel programma di prescrizione di eroina destinato a tossicomani affetti da una fortissima dipendenza (a fronte di 26mila persone in terapia). Ricerche hanno dimostrato che la terapia basata sulla prescrizione di eroina riduce nettamente la mortalità dei pazienti e consente di migliorare la loro vita sociale, dimezzando al tempo stesso la criminalità legata al consumo di droga.
Ieri gli svizzeri hanno anche votato, con il 51,9 per cento di voti a favore, per l´imprescrittibilità dei reati sessuali e di pornografia commessi su minori, malgrado il parere contrario del governo e di molti esperti.