Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  novembre 26 Mercoledì calendario

CAGLIARI

«Impallinato» dalla sua maggioranza, che gli ha votato contro a scrutinio palese, Renato Soru si è dimesso. «Vado via per ridare la parola ai sardi, ma questo – ha annunciato, deciso a dar battaglia – non sarà l’ultimo giorno della mia esperienza politica». Se non farà marcia indietro, in Sardegna si andrà al voto entro febbraio, in anticipo di 4 mesi rispetto alla scadenza naturale della legislatura.
La crisi era nell’aria da mesi, alimentata soprattutto da forti tensioni nel Pd, spaccato a metà così come il gruppo al Consiglio regionale. La situazione è precipitata durante la discussione sulla legge urbanistica, uno dei cavalli di battaglia del Governatore, che voleva completare prima della fine della legislatura il «pacchetto» di provvedimenti di tutela del territorio avviati con le discusse misure «salvacoste» – che imponevano l’alt a ogni costruzione a meno di 2 chilometri dal mare – il piano paesaggistico regionale e le altrettanto contestate «tasse sul lusso».
A Soru è stato rimproverato soprattutto l’aver voluto accentrare sulla figura del presidente e sulla Giunta ogni potere decisionale, emarginando l’assemblea regionale. Le scorse settimane la legge urbanistica è andata avanti faticosamente, fra tentativi di mediazione, rinvii e vertici fra i partiti della maggioranza di centrosinistra.
La crisi è esplosa ieri sera, ma era nell’aria da alcune ore. Soru aveva avvertito: «Disconoscere la politica urbanistica della Giunta è un fatto grave». Ma un emendamento presentato dal governo regionale è stato clamorosamente bocciato con votazione palese: soltanto 21 a favore e 55 contro, quasi metà esponenti del centrosinistra. Soru si è ritirato per una breve riflessione con i collaboratori e poi, fra gli applausi del centrodestra, ha annunciato le dimissioni.
«C’è stato un forte dissenso sull’urbanistica – ha spiegato – ma più ancora una mancanza di fiducia fra presidente e maggioranza ».
Renato Soru, fondatore e ancor oggi maggior azionista di Tiscali, aveva deciso di entrare in politica alla fine del 2003. «In 5 anni cambierò la faccia della Sardegna » promise annunciando la candidatura alla presidenza della Regione. Riuscì a battere Mauro Pili, candidato della coalizione di centrodestra. Neanche un anno dopo i primi contrasti con gli alleati, i rapporti sempre più freddi con socialisti e una parte degli allora Democratici di sinistra.
Contrasti sempre più aspri dopo la nascita del Partito democratico: Soru, candidato alla segreteria regionale, è stato sconfitto per pochi voti dal senatore Antonello Cabras, ma qualche mese dopo è riuscito a prendere il controllo del partito, a mandare Cabras in minoranza e, in accordo con il capogruppo alla Camera Antonello Soro e col placet di Veltroni, a sostituirlo con Francesca Barracciu, fra contestazioni finite anche in tribunale, quasi metà del partito sull’Aventino e la conferma di Soru di volersi ricandidare alla presidenza della Regione.
Chi conosce Soru è convinto che difficilmente farà passi indietro: è probabile che voglia tentare di andare alle elezioni subito, anche perché il centrodestra, dopo il no di Beppe Pisanu, è in alto mare nella scelta del candidato.
Alberto Pinna