La tv non conta. Infatti... di Marco Travaglio, l’Unità, 25/11/2008, pag. 3, 25 novembre 2008
L’altra sera, presentando a ”Parla con me” il suo libro su Berlusconi, il vicedirettore di ”Repubblica” Massimo Giannini spiegava che il Cavaliere non vince grazie alle tv
L’altra sera, presentando a ”Parla con me” il suo libro su Berlusconi, il vicedirettore di ”Repubblica” Massimo Giannini spiegava che il Cavaliere non vince grazie alle tv. Vince perché l’Italia è di destra. una teoria molto in voga negli ambienti ”terzisti” e ”riformisti”, cara ai Pigi Battista e ai Francesco Merlo. Sarebbe interessante conoscere il loro illuminato parere sul punto in questi giorni, mentre la politica è paralizzata da un paio di settimane dalla corsa a una poltrona inutile, quella del presidente della Vigilanza Rai (carica che spetta all’opposizione, dunque a un uomo sempre in minoranza); e mentre non passa giorno senza che Al Tappone se la prenda con ”le televisioni” (che peraltro controlla per i cinque sesti), colpevoli di «parlare sempre di crisi», «diffondere ansia e allarmismo», «prendermi per il culo», visto che «i conduttori si mettono d’accordo per insultarmi e attaccarmi». Chi pensa che la tv sia decisiva per orientare i consensi (almeno la quota che, in un paese spaccato a metà, fa pendere la bilancia da una parte o dall’altra), per dire la verità o raccontare frottole, per rilanciare o sbugiardare le balle del potere, trova in quel che sta accadendo intorno alla Rai, in vista dell’ennesima lottizzazione, una decisiva conferma alle proprie convinzioni. I Giannini, iMerlo e i Battista potrebbero spiegarci come mai, se davvero la tv non sposta voti e non influenza le elezioni, tutti i partiti parlano solo di Vigilanza e di tv, e seguitano a bivaccarvi in pianta stabile dalle previsioni del tempo al segnale orario. Dev’essere perché la tv non conta, ma i politici non lo sanno.