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 2008  novembre 27 Giovedì calendario

GIACOMO AMADORI PER PANORAMA DEL 27/11/2008. «

lady Bmw che si deve vergognare»

INTERVISTA Sesso, bugie, nobildonne e videotape: parla Gabriela Sgarbi, moglie, e sospetta complice, dell’uomo che avrebbe sedotto e ricattato una delle donne più ricche d’Europa. Al marito dice: «Faremo i conti». E alla signora Klatten...
Nella terra di Ennio Flaiano, la storia della presunta setta di Pescosansonesco «è grave, ma non è seria»: le indagini della questura di Pescara stanno svelando uno scenario che più che preoccupare rischia di avere toni da pochade. Il presunto guru, Ernano (per tutti Ernani, da un’opera verdiana) Barretta, 63 anni, intercettato mentre sostiene di «aver camminato sul Nilo» o di dover «fare qualche abracadabra», infatti più che alle guarigioni sembrava interessato alle scappatelle extraconiugali.
Certo le immagini sacre non mancano nella sua tenuta, un centro per congressi e matrimoni con tanto di eliporto. Qui, sono di casa pure le divise. Che, però, non cercano miracoli, ma raccomandazioni. In un’intercettazione, un maresciallo dei carabinieri va a caccia di blasone. Un titolo di barone in Spagna o di cavaliere di Malta per lui pari sono e, con la mediazione di Barretta, pensa di aver trovato il referente giusto: la figlia di Totò, la principessa Liliana de Curtis.
A Pescosansonesco, 550 anime sulle colline abruzzesi, non ne possono più di questo pasticciaccio. Al bar del paese Vincenzo, 73 anni, difende Ernano: «Gli ho venduto un’asina, me l’ha pagata bene. Per me è una brava persona». Nunzio, barbetta risorgimentale, da anni vive a Parigi, ma dichiara: «Di persone come Ernano ce ne vorrebbero tre o quattro da queste parti».
Eppure, setta a parte, le accuse di estorsione rivolte a lui e alla sua famiglia sono gravi (riquadro a pagina 92). I figli e la moglie sono prostrati da mesi di indagini: ricevono le visite delle forze dell’ordine di giorno e di notte, visto che hanno l’obbligo di dimora.
Nella stessa situazione si trova Franziska Gabriela Sgarbi, moglie di Helg Russak, il presunto gigolò che avrebbe ricattato Ursula Susanne Klatten, la signora Bmw. Per «Ella» la situazione è kafkiana: inizialmente ha vestito i panni della «cornuta», adesso indossa quelli persino più scomodi della presunta complice.
Franziska, 40 anni appena compiuti, rilascia a Panorama la sua prima intervista. Risponde in italiano, con una leggera inflessione tedesca. E non sorride mai.
Qual è la cosa che fa più male di questa vicenda?
La storia della presunta setta. I giornali in lingua tedesca l’hanno presa sul serio, hanno pubblicato le nostre foto e ci hanno definiti una banda di ricattatori: in Svizzera e Germania la mia reputazione è distrutta. I miei genitori hanno letto le accuse e ne hanno sofferto. Ma mi sostengono come rocce.
Tutto nasce dai rapporti di suo marito con altre donne. Le avrebbe ricattate...
Non so niente di quelle vicende. Da quando hanno arrestato Helg non ho ancora potuto ascoltare la sua voce. Certo, all’inizio lo avrei strozzato con le mie mani. Credevo a tutto quello che leggevo.
Ora non si fida più dei media?
Dopo quello che è stato detto e scritto su di me, dopo che ho visto all’opera la giustizia, non ho più fiducia. E concedo il beneficio del dubbio anche a Helg.
Ma agli atti ci sono foto sue con altre donne, in atteggiamenti intimi.
Questi sono problemi tra me e lui: ne discuterò in privato, non sui giornali. Certo noto che da quando è stato arrestato spuntano poverine che lamentano di essere state sedotte e ricattate. Perché non lo hanno denunciato prima? Una di loro l’ho vista in tv farsi pubblicità e ho capito il livello di queste presunte gentildonne.
E che cosa pensa di Ursula Klatten?
Non mi sembra una vittima. Quella donna è andata a letto con mio marito, non io con il suo. una signora che ha tradito pur essendo sposata. lei che dovrebbe vergognarsi, non io.
La famiglia Klatten ha dichiarato di aver perdonato la fedifraga.
Che cosa devo dire? Che sono commossa? Le assicuro che mi dispiace: sicuramente il suo uomo è ferito come lo sono io. Senza contare i bambini. Fa male sentirsi trascinati nel fango. Io ne so qualcosa.
Nell’informativa della polizia si legge: «I rapporti intimi vengono proposti dalla Sgarbi Gabriela Franziska a Ernani». Non è che tradiva pure lei?
A Barretta offro solo un massaggio. una mia specialità, li faccio anche a sua moglie, ai suoi figli. un reato? Tra me ed Ernani c’è un bellissimo rapporto, senza malizia. Ed è come un nonno per mia figlia, che adora. Mi sento sporcata da queste insinuazioni. Pensi che i giornali tedeschi hanno scritto titoli come «gigolò cornuto» riferendosi a mio marito. Adesso come recupero il mio onore?
Quando ha conosciuto suo marito?
Nel 1995. Quell’estate sono venuta in vacanza a Pesconsansonesco con un’amica, ho incontrato Helg, pure lui in ferie, e ci siamo innamorati.
Lui che lavoro faceva?
Per quello che ne so io, traduzioni di testi legali e compravendita di immobili. Girava il mondo.
E lei non lo seguiva?
Quando mi sono innamorata di lui, sapevo che era uno spirito libero e non l’ho voluto cambiare. Così lui è rimasto a vivere a Zurigo e io mi sono trasferita a Pescosansonesco, un paese in cui mi sentivo a casa. In Svizzera facevo l’igienista dentale, qui ho imparato un altro mestiere.
Quale?
Sono responsabile dei matrimoni nella country house Rifugio Valle Grande dei Barretta. Quando leggo sui giornali che si tratterebbe di un’attività fittizia, mi infurio: abbiamo consegnato in procura nomi, assegni, numeri di telefono delle centinaia di persone a cui abbiamo organizzato la cerimonia nuziale. Abbiamo iniziato come albergo verso il 2003, l’attività stava procedendo a gonfie vele, ma dopo gli arresti hanno disdetto tutti i matrimoni di settembre e ottobre: ci hanno distrutto la reputazione e il lavoro di anni.
Helg non lo vedeva mai?
Poco. A volte non lo incontravo per mesi. Poi arrivava e si fermava qualche settimana per stare con la bambina.
Siete sposati?
Sì, ci siamo sposati in Svizzera nel 2003.
C’è stata pure una bella cerimonia nell’agosto 2001 a Pescosansonesco.
Era una promessa davanti al prete.
In comune dicono che lei risulta nubile.
Io i documenti li ho consegnati, se non hanno aggiornato il mio stato è per loro negligenza.
Negli atti c’è un’intercettazione in cui lei dice: «Perché io avrei la possibilità di contattare la signora Klatten direttamente, ho trovato un paio di cose. Se per mio marito va bene, io mi potrei muovere...». Per gli inquirenti lei sarebbe stata al corrente dell’estorsione e avrebbe persino cercato di minacciare Klatten.
Dopo l’arresto di Helg ho perso il controllo e, per la prima volta in vita mia, ho frugato nei suoi cassetti. Ho trovato i numeri di telefono di quella signora. Volevo parlarle. Da donna a donna.
In una chiamata lei dà giudizi circostanziati sul procuratore che indaga in Germania, preconizza possibili mosse di Klatten...
Tutte notizie che ricevevo dal mio ex avvocato tedesco. Ma parlavo a vanvera: il mio uomo era in carcere, conoscevo a malapena le accuse. E abbiamo una figlia di 2 anni.
In un’altra telefonata un avvocato svizzero le chiede un pagamento da un «conto immacolato».
E io che cosa c’entro? In questa storia i legali non mi hanno aiutato molto. L’ex difensore tedesco mi era stato consigliato per i contatti in procura. Io so solo che l’ho pagato 15 mila euro e poi si è dimesso, dopo avermi messo in testa mille sospetti. Quelli a cui faccio riferimento nelle telefonate.
Ad aprile, parlando con il legale di Zurigo, lei assicura che, se non foste arrivati a un «compromesso» con l’avvocato di Klatten, era pronta a mettere in piazza la storia, ad «andare con la bambina dai giornalisti».
Parole che dimostrano in quale stato psicologico fossi.
In un’altra intercettazione Ernano dice che lei lo avrebbe accusato di «sapere tutto» e di «voler lasciare suo marito in carcere». Riteneva che i soldi dell’estorsione fossero in mano a Barretta?
Non ho mai dubitato di lui. Gli ho chiesto di aiutarmi a trovare, in prestito, i soldi per far uscire Helg. Avrei dovuto lasciare il mio compagno in galera? Ho domandato anche ad altri amici, ho provato ad accendere un mutuo. Mi sono ridotta a fare le collette.
A maggio lei ha subito una pequisizione.
Alle 5.30 sono arrivate decine di poliziotti. Alcuni parlavano in tedesco ed erano in borghese. Hanno cercato dappertutto. Io non avevo niente da nascondere e quando il mio avvocato mi ha suggerito di tornare in Svizzera, dove non avrei rischiato l’estradizione, non ci ho pensato neppure un attimo. Ero sicura di non aver nulla da temere. Perché nessuno ha mai tirato fuori questa intercettazione?
Non si sentirà pure lei vittima di un complotto...
La protagonista di questa storia è una persona potente. Il suo nome è uscito
sui giornali, come una bomba, alla vigilia della decisione sulla scarcerazione di Ernani. Che è rimasto dentro.
Era certa di non correre pericoli, ma il 14 giugno l’hanno arrestata.
Hanno suonato di nuovo alle 5.30. Io ho lasciato mia figlia a un’amica e, subito dopo, sono stata portata in carcere a Teramo insieme con la moglie di Barretta, Beatrice (sessantenne di origine svizzera, ndr). Per noi è stata un’esperienza terribile. Ricordo le urla dei bambini dentro le celle con le mamme. Mi hanno fatto spogliare e mi hanno obbligata a fare delle flessioni per vedere se nascondessi droga nelle parti intime. Non si sono preoccupati di proteggermi dagli sguardi degli uomini. Prima delle udienze ci hanno fatto sfilare davanti alle telecamere con le manette ai polsi. A me e a Beatrice, che eravamo incensurate. Ho pianto tutte le lacrime che avevo. In Italia la legge non è uguale per tutti. Da quest’esperienza ho imparato che forse anche Helg non è come lo hanno descritto. Per questo aspetto di guardarlo negli occhi e ascoltare la sua verità.