Mille e una espulsione per Alì di Bruno Tinti (procuratore aggiunto della Repubblica di Torino), La Stampa, 24/11/2008, pag. 37, 24 novembre 2008
ll 5 novembre le commissioni Affari Costituzionali e Giustizia del Senato si sono riunite in seduta comune
ll 5 novembre le commissioni Affari Costituzionali e Giustizia del Senato si sono riunite in seduta comune. Erano le 20,30 quando hanno cominciato i lavori. Tra le tante cose approvate spicca un emendamento (9.100) all’ennesimo pacchetto sicurezza (il disegno di legge n. 733): si tratta del nuovo reato di ingresso e permanenza illegale nel territorio dello Stato. Non si dovrebbe mai lavorare di notte se non si è abituati; si rischia di fare cose sbagliate; e anche di farle male. Cominciamo dalle cose sbagliate. Con la nuova legge, se Alì Ben Mohamed viene beccato senza documenti sarà accusato del reato di permanenza illegale nel territorio dello Stato e denunciato alla Procura della Repubblica; questa lo passerà al Giudice di Pace, che dovrebbe condannarlo a una pena variabile tra i 5 mila e i 10 mila euro. In realtà Alì non sarà condannato perché con la denuncia ci sarà l’ordine di espulsione del Questore; e l’espulsione, una volta avvenuta, obbligherà il giudice a emettere sentenza di non doversi procedere. Il che almeno un lato positivo ce l’ha perché ci impedirà di renderci ridicoli cercando di eseguire coattivamente una sentenza di condanna a pena pecuniaria nei confronti di un lavavetri. Siccome con la legge attualmente in vigore tutto si svolge esattamente nello stesso modo (Alì viene beccato senza documenti ed espulso), solo che non c’è un reato punito con quattro soldi, che del resto si prevede non saranno pagati, mi chiedo qual è l’utilità di scaraventare sulle Procure e sui Giudici di Pace centinaia di migliaia di processi. Pochi lo sanno ma l’espulsione è finta; lo era prima e lo sarà dopo questo capolavoro legislativo. L’accompagnamento coatto alla frontiera a opera della polizia non viene mai eseguito perché non ci sono uomini e mezzi; quindi Alì riceve un pezzo di carta che gli ordina di andarsene; lui ne fa un uso appropriato e poi non se ne va, sicché, quando lo ripescano, ha commesso un reato (questa volta grave: è punito con la reclusione da 1 a 4 anni). Quindi viene arrestato e processato, in genere scarcerato, espulso (per finta) e via così. Poi c’è qualcuno che si chiede perché il processo penale non funziona. In attesa dell’espulsione vera (quella che non c’è quasi mai) Alì viene messo (quando c’è posto) nel Cpt che adesso si chiama Cie; insomma in un campo di concentramento che costa un sacco di soldi e dove si vive come bestie. Anche dopo questa nuova legge sarà così; ma in campo di concentramento ci potrà restare fino a 18 mesi (adesso sono 60 giorni). Un vero monumento alla civiltà: secondo i calcoli del Senato (che non ha proprio un grande interesse a fornire i numeri esatti) nel 2008 costerà 47 milioni di euro, 103 nel 2009, poi 152 nel 2010 e 93 nel 2011. Perché solo 93 nel 2011? Perché, secondo il nostro legislatore, a quel punto il rigore della politica italiana avrà convinto questa gente che scappa dalla morte a smetterla di venire in Italia. Le cose sbagliate sono state anche fatte male. Infatti è successo che le due inclite commissioni hanno approvato questo emendamento destinato a processare più o meno 800 mila persone (tanti sono i clandestini in Italia e aumentano di 50 mila all’anno: i dati sono sempre del Senato) insieme con una modifica al processo avanti al Giudice di Pace, senza di cui tutto il marchingegno sarebbe crollato: «al procedimento penale per il reato di cui al comma 1, si applicano le disposizioni di cui agli articoli 20-bis, 20-ter e 32-bis del decreto legislativo 28 agosto 2000, n. 274»; si tratta di norme che istituiscono una sorta di processo per direttissima avanti al Giudice di Pace. Capito? 800 mila direttissime, da mettersi a ridere per non piangere. Il problema è che queste norme non esistono; avrebbero dovuto far parte del disegno di legge sottoposto all’attento esame dei nostri legislatori; ma non c’erano, se ne erano dimenticati. E così, tutti d’accordo, hanno approvato una legge che faceva riferimento a un’altra legge che però non esisteva. Si vede che era davvero notte inoltrata. Ma accogliere gli immigrati, essere felici del loro contributo alla nostra economia e spendere tutti questi soldi per costruire nuove carceri in cui mettere i delinquenti, immigrati e no: questo non sarebbe un modo migliore di affrontare il problema invece di alimentare razzismo, egoismo e stupidità?