Aldo Grasso, Corriere della Sera 25/11/2008, 25 novembre 2008
A ben pensarci aveva ragione Benedetto Croce quando scrisse che i «I Vicerè», il romanzo di Federico De Roberto pubblicato nel 1894, era di «un’opera pesante che non illumina l’intelletto e non fa mai battere il cuore»
A ben pensarci aveva ragione Benedetto Croce quando scrisse che i «I Vicerè», il romanzo di Federico De Roberto pubblicato nel 1894, era di «un’opera pesante che non illumina l’intelletto e non fa mai battere il cuore». il giudizio più appropriato che si possa dare anche alla versione di Roberto Faenza, colto da improvvisa e pretenziosa sindrome viscontiana (voleva dimostrare non solo che «Il Gattopardo» deve molto ai «Vicerè» ma che si può anche fare meglio di Luchino Visconti). Già uscito in versione ridotta al cinema, «I Vicerè » si è dispiegato ora come miniserie televisiva (Raiuno, domenica e lunedì, ore 21.10). la storia della Sicilia nel periodo che va dalla dominazione borbonica al Regno d’Italia, attraverso la storia della famiglia nobile degli Uzeda, dal capofamiglia, il principe Giacomo, al figlio erede Consalvo, passando attraverso figure emblematiche del secolo: il figlio cadetto Giovannino, lo zio efferato donnaiolo e l’altro zio monaco libertino, la figlia ribelle e la moglie sottomessa. La narrazione, pervasa da un forte pessimismo morale («Fatta l’Italia, ora bisogna farsi i fatti nostri»), si disperde in mille rivoli, la cui minuziosa tessitura non è di grande aiuto alla vivacità della scrittura. La trasposizione di Faenza, che ha scritto la sceneggiatura con Filippo Gentili, Andrea Porporati e Francesco Bruni, non va oltre l’esercitazione letteraria, ossessionata però dal farci sapere che i tempi non cambiano e che «I Vicerè» raccontano una storia di grande attualità e i politici di allora, se non ve ne siete accorti, sono molti simili ai nostri: vecchi marpioni, trasformisti, individualisti, amorali. Il vero guaio è che ognuno recita per conto suo: Lando Buzzanca è ancora e sempre il merlo maschio, Alessandro Preziosi non si schioda da Rivombrosa, Cristiana Capotondi è persa nella notte prima degli esami, Lucia Bosè... Benedetto Croce, grande critico cinematografico e televisivo. ALDO GRASSO PER IL CORRIERE DELLA SERA DI MARTEDì 25 NOVEMBRE 2008