La «guerra delle due donne» travolge i socialisti di Massimo Nava, Cds, 23/11/2008 Irriducibili ma non vincenti di Maria Laura Rodotà, Cds, 23/11/2008 Resa dei conti socialista Aubry rivendica la vittoria di Massimo Nava, Cds, 22/11/2008 Royal-Aubry, s, 23 novembre 2008
Martine Aubry è il nuovo primo Segretario del Partito Socialista francese. Per la prima volta nella storia, alla guida del Ps c’è una donna
Martine Aubry è il nuovo primo Segretario del Partito Socialista francese. Per la prima volta nella storia, alla guida del Ps c’è una donna. Sindaco di Lille, ex ministro del Lavoro e conosciuta all’estero come "madame 35 ore" (è chiamata così per aver fatto varare la legge che ha ridotto l’orario di lavoro a 35 ore settimanali), Aubry ha vinto il ballottaggio contro Ségolène Royal per 42 voti. Aubry ha ricevuto il 50,02% dei voti (67.413 preferenze) contro il 49,98% (67.371 preferenze) di Royal. Ha partecipato al ballottaggio il 58,87% (134.784) dei 232.912 militanti socialisti aventi diritto. L’ex candidata all’Eliseo ha criticato l’elezione del nuovo primo Segretario, ha denunciato possibili frodi («metodi di comportamento assolutamente insopportabili») e ha chiesto di rivotare. Martine Aubry ha invitato la controparte a «un atteggiamento di responsabilità poiché altrimenti si creerà una situazione ancora peggiore» di quella attuale e ha detto che un ritorno al voto «non ha alcuna ragione d’essere». Manuel Valls, fedelissimo della Royal, ha accusato pesantemente gli avversari: «Non ci lasceremo rubare la vittoria. Contesteremo i risultati con tutti i mezzi politici, giuridici e giudiziari. Faccio appello a una rivolta dei militanti». Secondo i sostenitori di Ségolène Royal i voti di scarto non sarebbero 42 ma 18, così come stabilito dopo il controllo di una sezione lorenese. Il primo Segretario uscente, Francois Hollande, che ha guidato il Ps negli ultimi 11 anni, ha convocato i dirigenti del partito per esaminare i risultati e convalidarli. Nel consiglio nazionale la Royal sa di avere solo il 30 per cento dei consensi. Anche se il partito darà ragione alla Aubry, la Royal ha escluso di lasciare i socialisti. Pur essendo lacerato, il Ps rimane un partito forte. I socialisti governano venti regioni su ventidue, cinquantotto dipartimenti sui novantacinque in cui si divide il territorio metropolitano e due terzi delle città con più di ventimila abitanti. Martine Aubry, sindaco di Lille dal 2001, 58 anni, è figlia di Jacques Delors. Ha deciso di conservare il cognome del primo marito anche dopo il divorzio e il secondo matrimonio, avvenuto nel 2004. Già dirigente di Pechiney e portavoce di Lionel Jospin, nel 1991 è stata ministro del Lavoro e nel 1997 responsabile degli Affari sociali (quando varò la legge per le 35 ore per cui è ancora ricordata). In economia sostiene posizioni keynesiane. Ha impostato la sua campagna sull’ancoraggio a sinistra ed ha allontanato ogni ipotesi di alleanza con il centro. Sposata in seconde nozze con l’avvocato Jean-Louis Brochen, 61 anni («non so se il peggior mestiere è essere in politica o sposare una donna impegnata in politica»), ha una figlia, Clementine, di 27 anni. Conserva il look della militante battagliera, della figlia del popolo, anche se ultimamente si è sottoposta a una dieta rigorosa. Allo stile austero di Aubry, Royal ha risposto con la sua eleganza «glamour» ed è riuscita ad accreditarsi come l’emblema del rinnovamento. 54 anni, ex parlamentare ed ex ministro, la Royal ha avuto quattro figli dal segretario del Ps uscente, François Hollande, da cui è separata. I due avevano sottoscritto un Pacs nel 2001 e si sono lasciati nel 2007. stata la candidata del suo partito alla carica di presidente della Repubblica nelle elezioni del 2007, battuta al secondo turno delle elezioni da Nicolas Sarkozy. stata la prima candidata donna a superare il primo turno. Attualmente ricopre la carica di presidente del consiglio della regione Poitou-Charentes. Amata dalla base del partito, punta molto sulla comunicazione. A parte la piccola differenza di età (la Royal è più giovane di tre anni), le due dame socialiste hanno fatto un lungo percorso comune, politico e umano. Entrambe uscite dall’ ENA, la grande scuola di amministrazione francese, entrambe cresciute all’ombra di Mitterrand e della vecchia guardia (Pierre Mauroy, Pierre Bérégovoy), entrambe con incarichi di primo piano nel governo della «gauche plurielle» di Lionel Jospin. «Ségolène, l’unica che ha capito la lezione di Obama: comunicazione, contatti diretti, un po’ di immagine (nuovo parrucchiere, nuovo stilista, nuovi colori, genere «dimostro dieci anni di meno») preferita dei militanti, osteggiata, per non dire odiata, dall’ apparato, dai capi storici e da alcune federazioni. I rivali le rimproverano la sconfitta contro Sarkozy, le disinvolture ideologiche e un po’ d’improvvisazione e incompetenza, ma molti dimenticano che sono state le divisioni della «gauche» e le rivalità personali a favorire Sarkozy. Contro le si è messo pure l’ex compagno e padre dei suoi quattro figli, François Hollande, che sostiene Delanoë». (Corriere della Sera, La «guerra delle due donne» travolge i socialisti, 23/11/2008, Massimo Nava) Il 6 novembre 2008 i socialisti francesi votano per le diverse mozioni da presentare al Congresso di Reims. Al voto partecipa il 56,6% degli oltre 200mila militanti. A ogni mozione corrisponde un candidato a primo Segretario. Mozione E (Ségolène Royal) : 37 941 voti (29,1%) Mozione A (Bertrand Delanoë) : 32 942 voti ( 25,2%) Mozione D (Martine Aubry) : 31 734 voti (24,3%) Mozione C (Benoît Hamon) : 24 162 voti ( 18,5%) Le primarie mostrano la profonda divisone dei socialisti, che non esprimono nessuna maggioranza chiara. Il risultato più inaspettato è la sconfitta di Bertrand Delanoë. Rieletto a marzo sindaco di Parigi, Delanoë aveva cominciato da tempo la sua campagna per arrivare alla segreteria del partito. A maggio 2008 i sondaggi tra i socialisti lo davano per vincente. Poco dopo aveva pubblicato il libro "De l’audace!" in cui si definiva "socialista e liberale". Alle primarie arriva quarto Benoît Hamon, 41 anni, che si afferma su una linea anticapitalista e antiglobalizzazione. Dal 14 al 16 novembre a Reims si svolge il settantacinquesimo congresso del Partito socialista francese. Durante la prima giornata Ségolène Royal si candida ufficialmente alla guida del PS. «Desidero guidare il partito», dice ai socialisti riuniti al congresso. «Le tue proposte non sono all’ altezza» replica Martine Aubry. Il congresso si chiude con un nulla di fatto sulla segreteria. La parola passa ai 180mila iscritti, chiamati a segliere tra Royal, Martine Aubry e Benoît Hamon. Delanoë rinuncia alla candidatura «per non aggiungere confusione alla confusione». Prima non dà alcuna indicazione di voto, poi chiede ai suoi sostenitori di votare per il sindaco di Lilla. La votazione dei 233mila iscritti al partito si svolge in due turni, il 20 e 21 novembre. Al primo turno Ségolène Royal ottiene il 42,9% dei voti, Martine Aubry il 34,5% e Benoît Hamon il 22,6%. Hamon, eliminato, chiede ai suoi elettori di votare per Martine Aubry. «La Royal ha fatto affidamento sull’alta partecipazione dei militanti e sul battage mediatico che è riuscita a organizzare. La Aubry ha puntato invece a trasformare in voti quello che è stato il motivo conduttore dello psicodramma socialista: «Chiunque, tranne Ségolène». Di fatto si sono scontrate due concezioni del partito e delle possibili alleanze future. Royal, che punta alla rivincita per l’Eliseo nel 2012, sogna un partito aperto, all’americana, sostenuto da simpatizzanti e dalla società civile, con un gruppo dirigente di quarantenni finora ai margini. Addirittura pensa di vendere la storica sede di via Solférino e investire nella moderna dimensione del consenso: Internet, club, supporters. Sbocco finale, l’alleanza riformista con il MoDem, il partito centrista di François Bayrou, convinta che sia questa l’ unica strada per battere la destra. Se si esclude la parentesi Mitterrand, le elezioni presidenziali - il voto più importante - sono sempre state vinte dalla destra gollista. La sinistra si è dovuta accontentare di periodi di coabitazione al governo e del potere locale, avendo via via conquistato le metropoli, i dipartimenti e le regioni. All’ opposto, Martine Aubry si mantiene ancorata alla tradizione militante e all’ organizzazione dell’ apparato. La figlia di Jacques Delors, più nota come Madame 35 ore, essendo l’ ideatrice della legge sull’ orario di lavoro, resta fedele anche all’ obiettivo dell’unità di tutte le sinistre e strizza l’ occhio alla corrente di Benoît Hamon. Di fatto, è prigioniera della vecchia guardia e dei capi storici, da Jospin a Fabius, da Hollande a Lang, convinti che Ségolène sarebbe una sciagura per le sorti della «gauche». Una sfida personalizzata fino all’ esasperazione. Tanto che il partito socialista che affronta il ballottaggio Royal-Aubry rischia di trovarsi ingovernabile e vicino all’ implosione. improbabile che Martine Aubry e i cosiddetti «elefanti» decidano di allinearsi al progetto di partito della Royal. ancora più improbabile che Ségolène, in caso di sconfitta, rinunci alle sue ambizioni presidenziali». (Royal-Aubry, socialisti francesi al ballottaggio di Massimo Nava, 21/11/2008) Al secondo turno Martine Aubry ottiene il 50,02% dei voti, Ségolène Royal il 49,98%. Dopo essere stata annunciata vincitrice con più di dieci punti di vantaggio, Ségolène Royal perde l’elezione. Con Aubry si schierano le federazioni del nord operaio, una parte degli iscritti di Parigi e Lille. Decisivo il sostegno della sinistra interna di Benoît Hamon. Dopo il voto «si è creata una spaccatura verticale fra due concezioni del partito - quello all’americana, aperto alla società civile e a nuove alleanze, proposto dalla Royal, e quello dei militanti, per l’unità a sinistra, ancorato alla tradizione, come vuole la Aubry - e fra apparato (controllato dalla Aubry) e opinione pubblica interna (favorevole alla Royal). Il fronte anti Royal rischia di frenare i propositi di rinnovamento, di chiudere gli spazi a una nuova generazione di dirigenti e in ogni caso sposta a sinistra la linea del partito, dal momento che, per vincere, la Aubry ha dovuto fare fronte comune con la corrente più a sinistra di Hamon e mettere insieme un’ eterogenea coalizione di sensibilità diverse (ad esempio, i riformisti di Strauss-Kahn e gli antieuropeisti di Fabius) di cui alla fine potrebbe restare prigioniera. D’ altra parte, di fronte alla drammatica crisi economica, è forte la seduzione dei valori e delle battaglie della sinistra» (Resa dei conti socialista Aubry rivendica la vittoria, Corriere della Sera, 22/11/2008, Massimo Nava)