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 2008  novembre 25 Martedì calendario

DAL NOSTRO INVIATO

TORINO – In principio fu Geltrude. Topolina bianca nata da due madri e nessun papà, pioniera di quella che, se messa a punto anche sugli umani, si annuncia come la più grande rivoluzione della specie: la fecondazione senza l’intervento del maschio. Prospettiva da brivido per alcuni, per altri un segno di speranza. Detto fatto. Una donna che da tempo sogna un figlio con la sua compagna, decide di sperimentare sulla sua pelle il procedimento. Funziona.
The Baby Formula di Alison Reid, falso documentario su un tema reale, molto sentito tra coppie gay, ha fatto sorridere la platea del Film Festival con il suo tocco lieve e ironico, sollevando anche sconvolgenti interrogativi della bioetica: fino a che punto la ricerca può spingersi, quanto le nuove frontiere genetiche cambieranno il nostro modo di vivere, pensare, amare. «Vogliamo solo quello che vogliono tutte le persone innamorate: un figlio. Nostro, non di un altro », confessano Athena e Lilith, bionde, graziose, coniugate (in Canada, dove la storia si svolge, si può).
Un sogno impossibile, che di colpo sembra a portata di mano grazie alle magie della provetta: manipolando cellule staminali e cromosomi si ottiene uno sperma femminile in grado di fecondare l’ovulo. Unica limitazione, spiega lo scienziato alle due mamme, è che il baby sarà femmina, perché dal cocktail genetico manca il cromosoma "Y" del seme maschile. Gli uomini non serviranno più? «In questo senso saranno superflui», risponde lo scienziato.
«Al momento per una coppia gay è impossibile avere un bambino "biologico", ma la ricerca fa passi da gigante» assicura la regista che si è documentata su ciò che avviene nei principali laboratori del mondo. In Giappone e in Gran Bretagna sono già nati topolini con questa formula.
Il film si porta solo avanti. Athena resta incinta dello «sperma» di Lilith che, desiderosa di provare anche lei le gioie della gravidanza, si sottopone al trattamento. Risultato: due pancioni che crescono insieme (veri, le attrici erano incinte sul serio, con metodi tradizionali), due belle bambine, sorelle di sangue, che nascono una dopo l’altra.
«Ad Angela Vint, che interpreta Athena, le acque si sono rotte proprio nella scena in cui accade al suo personaggio », racconta la regista. Durante la Gay Parade di Toronto, mentre l’orgoglio omosex si declina in modi pittoreschi.
Nessun problema con i nuovi baby. Semmai con le rispettive famiglie, quella di Athena, con la madre supercattolica scandalizzata da quella nuova, per lei blasfema, «immacolata concezione». Ma anche per i genitori meno convenzionali di Lilith (due gay che l’hanno adottata, in Canada si può) non è semplice accettare la novità. E le stesse due mamme, pur felici e certe del loro amore, mentre allattano le loro bebè si chiedono: cosa gli racconteremo da grandi? Gli mancherà una figura maschile? Gli basteremo? Domande difficili. Alla fine uguali a quelle che, etero o gay, si pone davanti ai figli qualsiasi genitore.