Vari del 25/11/2008, 25 novembre 2008
ARTICOLI SULLA VITTORIA DI CHAVEZ ALLE AMMINISTRATIVE DEL 23/11/2008
CORRIERE DELLA SERA 25/11/2008
ROCCO COTRONEO
RIO DE JANEIRO – Hugo Chávez supera lo scoglio delle elezioni amministrative in Venezuela, si conferma saldamente in sella mentre la sua Revolución
compie dieci anni, ma anche l’opposizione ha buoni motivi per festeggiare. I candidati antigovernativi strappano importanti poltrone alle camicie rosse, nelle grandi città e nelle regioni dall’economia più forte. Per una volta, dunque, Caracas si risveglia dal voto senza accuse reciproche e sospetti di brogli, insulti tra le due parti e tensioni per le strade. Tutti si dicono soddisfatti. E si rinnova l’illusione del dialogo, nella democrazia più polarizzata d’Occidente.
Il conteggio dei voti, trascinatosi fino all’alba di ieri, porta due gradite sorprese all’opposizione. Per un margine ridotto Chávez perde l’alcalde mayor di Caracas, sorta di governatore dell’area metropolitana, e lo Stato di Miranda, anch’esso contiguo alla capitale. Entrambi erano governati da due fedelissimi. Passano di campo anche Carabobo e Tachira e si confermano antichavisti Zulia (dove si trova l’industria petrolifera) e Nueva Esparta, cioè l’isola Margarita. Il resto del Paese è ancora chavista (17 regioni su 22), ma l’opposizione si premura di calcolare che il 40% della popolazione non sarà più governata da uomini del Comandante, come ormai viene chiamato Chávez dai suoi. Eppure, risponde lui, «il significato del voto è chiaro: il Venezuela vuole che io vada avanti verso il socialismo». «Riconosco la sconfitta in alcuni Stati e faccio i complimenti ai vincitori – ha aggiunto – Eppure continuano a chiamarmi tiranno...». Tutta personale, poi, la soddisfazione di vedere il fratello Adan succedere al padre al governo di Barinas, lo Stato natale della famiglia. Resta il dilemma se riproporre o meno le modifiche alla Costituzione, ma il risultato di domenica non spiana certo la strada a un nuovo referendum.
Per l’opposizione, oltre alle poltrone conquistate, un buon segnale giunge dalla confermata unità. Nonostante il panorama politico venezuelano resti molto frastagliato, da un paio d’anni l’attacco al potere chavista si concretizza alle urne con candidati unici. La sconfitta di Chávez al referendum del dicembre 2007 sull’elezione a vita e il socialismo per decreto sembra insomma aver chiuso il ciclo dell’arrembaggio disordinato contro il caudillo. Notevole anche la capacità dei candidati di opposizione di far fronte all’imponente macchina propagandistica che ha unito le strutture dello Stato al Psuv, il partito di Chávez. La mappa non più omogenea che esce dal voto di domenica riflette preoccupazioni concrete più che grandi ideali. A Caracas e dintorni, così come a Maracaibo, il governo esce battuto per l’ordine pubblico, fuori controllo e con i più alti tassi di criminalità dell’America Latina. Sempre nelle regioni più sviluppate, si è votato contro l’inflazione rampante e il timore che la manna del petrolio fermi il boom economico. Altrove, nell’ interno, resta decisiva l’imponente spesa pubblica del governo, il miglioramento della sanità, la distribuzione di cibo a prezzi sussidiati.
Sempre appassionato ai grandi temi internazionali, Chávez in queste ore ha avuto parole di moderazione nei confronti degli Stati Uniti, dove si augura che «Obama sia all’altezza delle aspettative ». Ma allo stesso tempo non rinuncia al suo internazionalismo contro «lo strapotere del dollaro » e per un cammino alternativo al liberismo sfrenato, causa dell’attuale crisi. Sostiene che dalla prossima riunione dell’Alba, l’asse con Cuba e altri Paesi amici, usciranno grandi proposte per risolvere i guai del mondo, mentre si dice «assai poco preoccupato» per il calo dei prezzi del greggio. E intanto saluta la flotta russa, in arrivo nel Mar dei Caraibi per esercitazioni, insieme al presidente Medvedev.
Hermanos Il presidente Chávez con il fratello Adan, neoeletto
Rocco Cotroneo