Federico Fubini, Corriere della Sera 25/11/2008, 25 novembre 2008
«Demenziale» è un aggettivo che Giulio Tremonti ama molto, ma è forse la prima volta che gli capita di usarlo nel contesto di ieri: «Demenziale», ha detto il ministro dell’Economia, sarebbe «un ragionamento su un’ipotesi di allentamento del Patto di stabilità»
«Demenziale» è un aggettivo che Giulio Tremonti ama molto, ma è forse la prima volta che gli capita di usarlo nel contesto di ieri: «Demenziale», ha detto il ministro dell’Economia, sarebbe «un ragionamento su un’ipotesi di allentamento del Patto di stabilità».A qualcuno parrà un rovesciamento delle parti, o del pensiero unico europeo. Quando i vincoli di deficit sembravano scolpiti nella pietra, Tremonti era indiziato di qualunque complotto. Ora invece che l’idea di un sostegno pubblico alle economie diventa ortodossia, il ministro si schiera a suo modo nella nuova minoranza. Dall’altra parte c’è uno schieramento largo: da Corrado Passera di Intesa Sanpaolo, per il quale Maastricht oggi dev’essere l’ultima delle preoccupazioni, al presidente della Commissione Ue José Manuel Barroso che invoca «circostanze eccezionali». Ma davvero quello del ministro è solo piacere di contraddire? «Non credo - nota Massimo Baldini dell’Università di Modena -. Capisco che Bruxelles ora incoraggi piani di stimolo in disavanzo, ma per l’Italia è diverso». Forse solo una recessione così poteva rimescolare le carte, eppure Baldini nei suoi commenti sul sito «lavoce.info» in passato era stato inflessibile con Tremonti. fra gli economisti invitati dal ministro a tacere. Invece stavolta Tremonti vorrebbe che Baldini facesse rumore: «Gli sgravi in questi anni non hanno mai spinto i consumi in Italia - dice l’economista -. Tremonti ha ragione a pensare che per noi il vero problema è il debito. Meglio rinviare di qualche anno il pareggio di bilancio, che gestire subito un deficit al 4% del prodotto lordo». Visto da Bruxelles, non è più così. Jean Pisani-Ferry, direttore del centro studi Bruegel, ha animato il dibattito che ha portato alla svolta. E ora avverte che un passo indietro dell’Italia di fronte a un piano di rilancio comune sarebbe deleterio. Gli economisti lo chiamano «beggar thy neighbour», le persone normali «succhiare la ruota di quello davanti»: se il governo di Roma non spende, osserva Pisani, neanche Berlino vorrà farlo perché rifiuterà di far pagare ai propri contribuenti un piano di cui godrà anche l’export italiano. «L’Europa ha bisogno del contributo tedesco, ma non lanceremo un pacchetto di stimolo se non lo fanno tutti allo stesso tempo», dice Pisani. ciò che pensa anche Joaquin Almunia, commissario Ue agli Affari monetari e neppure il presidente della Banca centrale europea Jean-Claude Trichet ha alzato troppi paletti. Lo fa invece Aurelio Maccario, capoeconomista di Unicredit per l’area-euro: «Tremonti parla così perché è consapevole della situazione dell’Italia. La Germania ha una situazione di bilancio che lascia molti più margini. Per noi si può magari pensare a sgravi per i ceti medio-bassi. Restare con il cerino del debito in mano, esposti al giudizio dei mercati, sarebbe un’altra storia». Federico Fubini