Internazionale, n.770 14-20 settembre 2008 (fonte: Alice O’Keeffe, The Observer), 20 settembre 2008
Più del quaranta per cento dei guerriglieri sono donne. Nelle Farc si pratica una politica di parità tra i membri
Più del quaranta per cento dei guerriglieri sono donne. Nelle Farc si pratica una politica di parità tra i membri. Alle donne è richiesto lo stesso impegno degli uomini, sia che si tratti di lavori manuali, di lunghe marce o di azioni di combattimento. Spesso, però, le donne delle Farc vivono nella paura e subiscono violenze sessuali. Quasi sempre, le eventuali gravidanze vengono interrotte usando qualsiasi strumento disponibile. Anche i rapporti sentimentali tra guerriglieri sono malvisti: le coppie che vogliono avere una relazione devono chiedere il permesso al comandante, e possono essere separate ogni volta che un superiore lo ritenga necessario. Secondo il governo, nel 2008 ci sono state 1405 diserzioni dalle Farc, il dieci per cento in più rispetto all’anno precedente: si è di fronte a una smobilitazione di massa e forse al collasso dell’organizzazione, anche secondo l’opinione pubblica che il 20 luglio, giorno della indipendenza colombiana, ha manifestato al grido di "basta rapimenti, basta estorsioni, basta Farc". A marzo, il portavoce delle Farc, Raul Reyes, il numero due dell’organizzazione, è stato ucciso in un raid in Ecuador. A maggio si è diffusa la notizia della morte del fondatore e comandante della guerriglia Marulanda Velez, detto Tirofijo. Dal 2002, da quando Uribe ha cominciato la sua politica di scontro frontale con l’organizzazione, quasi diecimila guerriglieri si sono consegnati alle autorità. Il governo colombiano ha creato il Consiglio per la reintegrazione, un organismo che offre un programma di reinserimento nella società per i combattenti che disertano e scappano dalla giungla. Nella capitale, la Casa della pace Esmeralda accoglie le donne e le famiglie che hanno abbandonato l’organizzazione. Per sanare le ferite della guerra civile, il governo ha promosso anche gruppi come Todos somo mujeres (Siamo tutti donne), che a Valledupar, citta della costa caraibica, riunisce una volta a settimana ex combattenti delle Autodifese unite colombiane (le forze paramilitari di destra) e parenti delle loro vittime. Vittime e carnefici, accomunate dall’essere donne, sono riuscite a superare l’odio e il rancore reciproci riconoscendo l’una nell’altra le vittime di una stessa violenza.