Spagna, via il crocifisso dalle scuole pubbliche di Alessandro Oppes, la Repubblica, 24/11/2008, pag. 14. Anche Adriano Prosperi, La Repubblica 25/11/2008, 24 novembre 2008
Il tribunale amministrativo di Valladolid, in Castiglia, ha ordinato l’immediata rimozione dei simboli religiosi dalle pareti di una scuola pubblica della città
Il tribunale amministrativo di Valladolid, in Castiglia, ha ordinato l’immediata rimozione dei simboli religiosi dalle pareti di una scuola pubblica della città. Il giudice Alejandro Valentin ha accolto la richiesta presentata tre anni fa dal padre di un’alunna e da un’associazione per la difesa dell’educazione laica. Nella motivazione il giudice ha scritto che «la presenza di questi simboli nelle zone comuni del centro educativo pubblico, nel quale ricevono educazione minorenni in piena fase di formazione della loro volontà e intelletto» potrebbe provocare negli alunni la convinzione che lo Stato «è più vicino alla confessione alla quale sono legati i simboli presenti piuttosto che ad altre confessioni». La Spagna dal 1978 è uno stato aconfessionale (mentre l’imposizione del crocifisso nelle scuole è del 1930). I simboli religiosi, però, continuano a essere molto presenti nella vita pubblica del Paese: durante la cerimonia di insediamento del governo i ministri giurano davanti al crocifisso e, se lo desiderano, tenengono una mano sulla Bibbia. L’atteggiamento dei socialisti spagnoli nei confronti dei simboli religiosi ultimamente è stato molto contraddittorio. Durante il congresso di luglio il partito ha approvato l’abolizione dei funerali di Stato e il divieto dell’uso di simboli religiosi negli atti pubblici. Quando però Izquierda Unida ha presentato in parlamento la richiesta di messa al bando del crocifisso, i socialisti si sono dichiarati d’accordo in linea di principio ma hanno votato "no" insieme ai popolari e ai nazionalisti catalani. Adesso l’unico a commentare la sentenza di Valladolid è il numero due del Psoe che però sembra avallarla: «Bisogna rispettare il credo religioso di tutti». L’Osservatore Romano: «Che si giunga a considerare un crocifisso offensivo in Occidente si può solo interpretare come un sintomo allarmante di amnesia e necrosi culturale» (Juan Manuel de Prada). Ancora nessun commento dal Vaticano. Secondo Adriano Prosperi (Repubblica 25/11/2008) la situazione è cambiata rispetto al 1988 quando, in Italia, per un caso simile a quello spagnolo, a difesa del crocifisso scese in campo anche l’Unità (Natalia Ginzburg: «Non toglietelo, è il segno del dolore umano»). Dice lo storico che oggi il crocifisso non è più il simbolo «dell’umanità offesa» ma viene presentato, con un «uso aggressivo», come «un promemoria identitario, l’insegna di un’Europa che da qui dovrebbe prendere coscienza della sua diversità per affrontare lo scontro con altre culture e altre religioni».